Embrioni al Pertini, un’altra coppia nell’odissea
25/03/2015 di Tommaso Caldarelli
Embrioni al Pertini, un’altra coppia rimane incastrata nell’odissea della fecondazione assistita nell‘ospedale romano dopo il caso, che fece scalpore, della coppia di gemelli scambiati. Loro sono Sonia Fornaciari e Fabio Colafranceschi e hanno tentato la terapia della fertilità nell’ospedale romano. Il loro racconto è quello di una vera e propria ordalia.
EMBRIONI AL PERTINI, ANCORA UN’ODISSEA
E’ riportato su Repubblica di oggi.
Dopo due anni di terapie senza successo e senza che mi sottoponessero ad una vita ginecologica vera, mi hanno fatto fare una cura ormonale pesante. Il 16 luglio ho prodotto 13 ovociti, e ne hanno prelevati otto. Di questi, sei sono stati inseminati e 5 sono diventati embrioni. Ci hanno detto che erano tutti buoni, due di tipo A e due di tipo B.
Questo il racconto di Sonia, mentre Fabio racconta di aver dovuto fare il prelievo del seme “in bagni aperti” vicino a “donne in attesa” senza alcuna privacy. Tre embrioni vengono impiantati, come da procedura, e due vengono congelati, dietro consenso informato della coppia, ma Sonia ha un aborto spontaneo: allora i coniugi cercano di accedere agli embrioni residui.
“Vedevo che i medici usavano pennarelli neri per scrivere sulle provette. Quando abbiamo avuto la cartella ambulatoriale, nel novembre scorso, dopo che per mesi e mesi ci è stata negata, ho scoperto documenti corretti a penna in cui mi indicano come “Colafrancesco”, poi “Cola Franceschi
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“GLI EMBRIONI SONO STATI DISTRUTTI”
Gli embrioni non si trovano, il personale dell’ospedale dà risposte evasive riguardo la situazione.
Fabio: Vado nella stanzetta dove c’erano le infermiere che però farfugliavano cose senza senso. Eravamo in cura lì da due anni, abbiamo speso 4mila euro in ticket e medicinali ad ogni intervento, non mi sembrava di pretendere chissà cosa. A quel punto, sentendo che mi stavo arrabbiando, arriva un biologo, che non era lo stesso che aveva seguito la pratica. Senza consultare un documento o un computer, il dottore mi dice che i nostri due embrioni erano stati buttati via perché non buoni…”.
Sonia: “Nonostante tre giorni prima ci avessero detto il contrario! Quel biologo sosteneva che erano stati distrutti, senza nemmeno avvertirci,né lasciarci un certificato scritto, come è invece previsto dal protocollo che ci ha fatto vedere il nostro avvocato”.
Nel frattempo, i due coniugi avevano intrapreso anche un viaggio in Spagna per rivolgersi ad un’altra struttura per la fertilità dalla quale era emerso, peraltro, che la diagnosi che vedeva Fabio il soggetto sterile era sbagliata.
“Ora è Sonia in cura, poi riproveremo ad aver un figlio”.