Erdogan e il palazzo presidenziale da 270 milioni di dollari

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Inaugurato nei giorni scorsi ad Ankara un edificio presidenziale che pare costruito a misura delle ambizioni del nuovo presidente turco

Il nuovo palazzo presidenziale voluto da Recep Tayyip Erdogan quando era primo ministro, e ora completato non appena è diventato presidente, sembra evidenziare le ambizioni del suo nuovo inquilino, che già interpreta un ruolo che la costituzione vorrebbe largamente cerimoniale in maniera estremamente «presidenzialista», fino a oscurare il ruolo del primo ministro turco, un suo fedelissimo.



 

 



UN PALAZZO ENORME – È costato 270 milioni di dollari, ha mille stanze e si estende su un’area enorme, la Casa Bianca al confronto potrebbe figurare come un’ala del nuovo complesso, che copre un’area 50 volte maggiore e che è sorto ad Ankara per volere di Erdogan. Rimpiazza il palazzo voluto da Ataturk, più modesto e defilato un bosco alla periferia della capitale turca.

LE ASPIRAZIONI DI ERDOGAN – Il complesso è stato inaugurato dallo stesso presidente il 29 scorso, si festeggiava il Giorno della Repubblica, ma non alla presenza dell’opposizione, che ha boicottato l’evento in polemica per i costi e il gigantismo della struttura, che umilia anche residenze più imponenti, come ad esempio il Cremlino e che è stato costruito su un’area inizialmente destinata a diventare riserva naturale.



IL PALAZZO BIANCO – La residenza è stata battezzata «Ak Saray», Palazzo Bianco, e sembra a misura delle ambizioni di Erdogan, che da quando è passato dal ruolo di primo ministro a quello di presidente, ha proceduto de facto a modificare gli attributi e il ruolo della presidenza, che ha assunto più visibilità e potere dello stesso governo grazie al fatto che l’AKP di Erdogan è in maggioranza e fa un po’ come gli pare.

LO STILE NEO-OTTOMANO – Anche lo stile del palazzo ha lasciato perplessi i più, il tentativo di fondere elementi moderni con elementi della tradizione ottomana non sembra particolarmente riuscito e la resa estetica non è stata particolarmente brillante, il risultato finale ha un che di sovietico. Meglio all’interno, anche se il gigantismo degli spazi e la grande profusione di marmi s’impongono sule altre decorazioni e sugli arredi.