Essere padri separati nel 2014

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In Italia sono quattro milioni i papà separati e tra loro 800.000 vivono in condizioni di povertà a causa delle ristrettezze economiche dovute ad un assegno di mantenimento gravoso ed alle cause legali intavolate per vedersi riconoscere il diritto di poter passare del tempo coi figli rinunciando agli agi di una vita normale

In questa festa del papà 2014 ci sono milioni di persone che non potranno godere come avrebbero voluto dell’abbraccio di un figlio o del calore della propria casa. Parliamo dei padri separati, di coloro che a causa della rottura della propria famiglia entrano in una spirale di difficoltà economiche e psicologiche dalle quali è difficile uscirne, e che lamentano l’assenza di uno Stato che, in caso di separazione, tutela maggiormente la madre a scapito del padre.



800.000 NUOVI POVERI – Secondo l’Associazione Matrimonialisti Italiani, Ami, sono quattro milioni gli uomini che con la fine del matrimonio perdono un tetto, i figli ed in alcuni casi anche il lavoro. Con il risultato che questi si trasformano in clochard, o barboni, in giacca e cravatta che mangiano alle mense della Caritas e la sera dormono nei dormitori dai quali escono di buon ora per lavarsi ai bagni delle stazioni prima di andare in ufficio. Su quattro milioni di papà separati, poi, 800.000 vivono sulla soglia di povertà. A Milano ne vivono 50.000, a Roma 90.000. Un numero destinato ad aumentare contestualmente alla crescita delle separazioni.



RESTANO 500 EURO AL MESE – Secondo il presidente dei matrimonialisti italiani, l’Avvocato Gian Ettore Gassani, il divorzio è diffuso tra impiegati, operai ed insegnanti il cui stipendio medio è di 1.300 euro mensili. E se gli uomini sono privi di un aiuto alle spalle, si trovano sul lastrico perché cedendo 7-800 euro mensili alla moglie per il mantenimento suo e dei bambini, restano 500 euro al mese. Ad altri va ancora peggio perché si trovano a pagare il mutuo per la casa coniugale. E la situazione porta a vuoti legislativi che non vengono colmati. Nel 2006 venne approvata una norma che introdusse l’affido condiviso. Ma questo appare irrealizzabile quando il coniuge uomo vive in macchina.



IL CIRCOLO VIZIOSO – Secondo Gassani lo stipendio basso rappresenta un pericolo che può portare all’allontanamento dell’uomo dalla propria ex famiglia: «In tanti rinunciano ad essere genitori perché si vergognano delle loro condizioni, preferiscono allontanarsi dai figli piuttosto che farsi vedere come dei barboni. Come fanno a passare una notte con i figli se non hanno una casa dove dormire? A questo punto, come in un circolo vizioso, il Tribunale per i minorenni glieli toglie». Psicoeuropa descrive quella che è la situazione di coloro che affrontano una separazione quando ci sono uno o più figli di mezzo spiegando che ad oggi le separazioni prevedono l’espulsione di un coniuge, di norma il padre, dal nucleo familiare.

LA LEGGE 54/2006 – La Repubblica aggiunge che le separazioni, così come sono studiate al momento, se non sono condivise e serene rischiano di trasformarsi in un salasso economico non indifferente, specie quando si parla di persone dal reddito non sufficiente a coprire le spese, dato che l’affare lo fanno avvocati e psicologi, con questi ultimi che costano mediamente dai 10 ai 15 mila euro. A complicare le cose il fatto che la normativa sull’affidamento condiviso venga nei fatti disattesa, visto che nel 90 per cento dei casi il minore viene affidato alla madre. Perché nonostante il principio di bi-genitorialità sia stato certificato dalla legge 54/2006 che modificando l’articolo 155 del Codice Civile:

«Anche in caso di separazione personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale»

questa viene puntualmente disattesa.

LA SENTENZA DI CONDANNA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA UE – Ciò accade perché ci sono posizioni diverse tra magistrati ed avvocati in tutta Italia. Esistono sentenze in contrasto tra di loro e con la legge a causa della consuetudine di affidare un bambino ad un genitore di riferimento in base alla norma vista come il veccho affido congiunto che non prevede l’esercizio disgiunto della patria potestà. In questo senso l’Italia venne condannata dalla Corte di Giustizia Europea il 29 gennaio 2013 dando ragione ad un uomo, Sergio Lombardo, ritenendo il nostro Paese responsabile di non aver predisposto un sistema giuridico ed amministrativo adeguato a tutelare il diritto inviolabile del genitore di esercitare il naturale rapporto familiare col figlio, ottenendo un risarcimento di 25 mila euro per le spese legali sostenute.

LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE – Non a tutti però va così bene. La Notizia Giornale ci racconta un’altra storia che dimostra il grado di discrezionalità dei giudici, in questo caso anche della Cassazione, su un tema così spinoso come quello dell’affidamento condiviso e delle difficoltà, da parte di un coniuge, di rispettare quanto previsto in sede di separazione. Un cuoco siciliano, in difficoltà a causa del lavoro, non è riuscito più a pagare l’assegno di mantenimento nonostante il suo impegno per trovare soldi, 10.000 euro in due anni, per mantenere il figlio. L’uomo tuttavia è stato denunciato, indagato e processato con l’accusa di aver violato gli obblighi di assistenza familiare, nonostante uno stipendio da 800 euro mensili. In primo grado è stato condannato, in secondo è stato assolto ma in Cassazione, dopo un ricorso presentato dal procuratore generale di Catania, il giudizio della Corte d’Appello etnea è stato rigettato. 

LA TESTIMONIANZA – Per gli ermellini non basta guadagnare poco ma bisogna vivere in uno stato d’indigenza. In sostanza o si dorme per strada o si devono pagare gli alimenti. In tutto questo l’ex-moglie sosteneva che l’uomo avesse dei risparmi da parte e che non voleva pagare il mantenimento, con il cuoco che ha sfruttato anche i risparmi della sua compagna. Il Corriere del Veneto ha raccolto la testimonianza di Paolo Sgorlon che racconta la sua storia a partire dalla separazione e dalla causa in cui ha dovuto dimostrare di essere un buon genitore. Inoltre il Giudice ha previsto un mantenimento per la figlia e per la ex, una donna che lavora e che è in possesso di un contratto a tempo determinato mentre il protagonista è un impiegato di banca con uno stipendio definito «normale».

SI ESCE DI CASA, SI FINISCE IN MENSA – Sgorlon, che si è sentito dire di farsi trasferire vicino casa per risparmiare sulle spese, ne ha approfittato per ricordare che la legge 54/2006 prevede il diritto per i genitori di passare lo stesso tempo con i figli mentre per il giudice cinque-sei giorni mensili sono giusti. Inoltre sempre la magistratura prevede, nonostante non sia specificato dalla legge, la figura del «collocatario» che non ha niente a che vedere con il concetto di condivisione ma che si becca allo stesso tempo la casa coniugale per un tempo indefinito, con il privilegio di norma assegnato alle donne. E mentre gli uomini finiscono a mangiare alle mense della Caritas, nessuno si preoccupa di loro.

LE CASE PER PAPÀ SEPARATI – Ed accade così che i padri separati si mischiano ai poveri, ai cassaintegrati, agli immigrati e fanno la fila nei centri d’accoglienza per ottenere un pasto caldo o un luogo dove dormire. Papaseparatilombardia ricorda che nell’inverno 2012 l’assessore alle politiche sociali del Comune di Roma, Sveva Belviso, incontrò tra i barboni ospitati all’ex Fiera di Roma anche uomini separati che non potevano gestire i costi di quanto stavano subendo. Per questo nella Capitale nacque il progetto «Casa per i papà separati» seguendo l’esempio di Bolzano e della Regione Liguria che, prima in Italia, ha approvato nel bilancio 2009 uno stanziamento di alcuni milioni di euro utili a sostenere le spese di case temporanee e di aiuto psicologico alle famiglie che si separano.

I PROGETTI – La diocesi di Milano nel suo rapporto tra vecchie povertà e bisogni emergenti ha riservato un capitolo ai divorziati spiegando come molti di questi, dall’età compresa tra i 35 ed i 54 anni, siano oggi agli ultimi posti della scala sociale. E sempre a Milano ha aperto «La strada», un progetto di housing sociale nato per accogliere quattro padri separati in situazione di emergenza abitativa. E da metà 2011 in un immobile confiscato alla criminalità organizzata, in via del Mare 151, ci sono quattro stanze dotate di posto letto per i figli, tre bagni e spazi comuni come cucina, salone, zona giorno mansardata e giardino.

CASA BALLERINI – E sempre a Milano è stato inaugurato un altro spazio destinato ai padri separati. L’Aler ha fornito 40 bilocali nel quartiere Gratosoglio in affitto temporaneo per 36 mesi nuclei familiari monoparentali, ovvero padri separati con figli minori. Un progetto simile è nato a Cantù, in provincia di Como, dov’è nata la «Casa per papà separati dai figli», da un’iniziativa di don Andrea Cattaneo, presidente della Casa Ballerini, che ha voluto dare una mano ai padri separati privati della casa, degli affetti e dissanguati dagli alimenti. Anche qui sono previste stanze con letti destinati ai figli che passeranno il tempo con il loro papà, che potrà essere ospitato in uno dei sette alloggi per un anno, il tempo necessario per consentirgli di mettere da parte qualcosa e poi ripartire.

 

UN EROGATORE DI ASSEGNO MENSILE – Il Giorno ha ripreso le parole di Don Andrea che spiega il progetto e cosa lo ha spinto ad interessarsi:

«Abbiamo scelto il caso con molta attenzione perché sta ad indicare la condizione diffusa di quei padri che sono impossibilitati, sia per gli attuali orientamenti restrittivi della giurisprudenza, sia per una serie di discriminazione e di violazione di legge, a svolgere il loro ruolo educativo. Nella realtà attuale il padre è spesso relegato al ruolo d’erogatore di un assegno mensile o a quello di genitore del tempo libero, dello svago, in una condizione sostanzialmente marginale e secondaria rispetto la madre, con tanti saluti ai principi dell’eguaglianza stabilita dalla Costituzione […] Nella separazione non ci siano genitori di serie A e di serie B – conclude don Andrea – ma occorre sviluppare un rapporto di collaborazione e di dialogo fra i genitori separati in funzione dell’interesse dei figli».

2000 SUICIDI ALL’ANNO IN EUROPA – Tra cause di migliaia di euro, tra consulenze di parte, decisione dei tribunali e rapporti conflittuali con donne che accusano i loro ex compagni di picchiare i figli o d’influenzarli negativamente nei loro confronti, i padri separati si sentono come dimenticati dal mondo e privati della tutela giudiziaria che, a loro dire, dovrebbe rispettare quanto previsto dalla legge. E per moltissimi di loro sarà una nuova festa del Papà senza il calore di un abbraccio o una sensazione di pace familiare. E non si tratta purtroppo di un problema solo italiano, visto che nel 2011 sono stati registrati in Europa 2000 suicidi di padri separati, per una media di tre al giorno. Un numero importante che conferma la violenza psicologica che subiscono questi uomini. (Photocredit Laprtesse)