Eternit, inchiesta-bis: 256 omicidi volontari contestati
20/11/2014 di Redazione

Potrebbe non essere finita qui. Annullato senza rinvio perché il reato è stato dichiarato estinto per prescrizione, il processo Eternit ha salvato il magnate svizzero Stephan Schmidheiny dall’accusa di disastro ambientale doloso e scosso fortemente l’opinione: la Cassazione ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Francesco Mauro Iacoviello e cancellato anche tutti i risarcimenti. I parenti delle vittime non ci stanno, e non ci sta nemmeno il pm Raffaele Guariniello: chiusa un’inchiesta bis, con il magnate svizzero sotto accusa per omicidio volontario pluriaggravato. Ma la Cassazione non ci sta e con una nota ribadisce che “non erano, quindi, oggetto del giudizio i singoli episodi di morti e patologie sopravvenute, dei quali la Corte non si è occupata” giacché il procedimento riguardava solo il disastro ambientale.
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PROCESSO BIS – Nel “processo-bis”, quindi, non si punterà l’attenzione sul “fenomeno amianto”, bensì sui singoli casi, i singoli decessi per tumore ai polmoni, come aveva riportato in un retroscena Lodovico Poletto sul quotidiano “La Stampa”:
«E adesso che cosa accadrà? Il processo per i duecento e rotti casi di omicidio sarà una strada lunga, ma in parte già percorsa. Gli accertamenti sono finiti. I nomi delle vittime sono già tutti scritti sui faldoni riempiti con documenti medici che attestano la causa della morte, «mesotelioma pleurico», e montagne di altre carte che raccontano la storia professionale di ognuno negli stabilimenti Eternit. Ma con che tempi, con quali modalità si procederà? Questioni che a palazzo di giustizia di Torino il sostituto procuratore Raffaele Guariniello e il suo collega Gianfranco Colace, inizieranno ad affrontare da oggi», si legge sulla Stampa.
Rispetto al numero di morti già inclusi nel primo fascicolo (213), vengono contestati altri 43 casi di decesso in più, per un totale di 256 vittime. Si tratta di morti, per la maggior parte per mesotelioma, avvenute tra il 1989 e oggi a Casale Monferrato e Cavagnolo: 66 sono ex dipendenti degli stabilimenti Eternit , mentre gli altri 190 sono persone che abitavano in zona.
Sotto accusa c’è sempre il magnate svizzero della multinazionale dell’amianto Stephan Schmidheiny che, si legge, con «coscienza e volontà cagionava la morte di lavoratori operanti, familiari, cittadini residenti dal giugno 1976 al giugno del 1986. Condotta ed evento coincidono».
SENTENZA ETERNIT, LA PROMESSA DI RENZI: «CAMBIARE REGOLE SULLA PRESCRIZIONE» – Intanto dopo la sentenza è lutto cittadino a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria. A proclamarlo è stato il sindaco Titti Palazzetti. Il presidente del Consiglio, intanto, ha aperto a nuove regole sulla prescrizione dei reati. O una vicenda come eternit «non è un reato o se è un reato ma prescritto, vuol dire che bisogna cambiare le regole del gioco sulla prescrizione», ha detto Matteo Renzi parlando alla radio Rtl. «Non ci dev’essere l’incubo della prescrizione», ha detto il capo del governo. «Le domande di giustizia non vengono meno. Da cittadino mi colpiscono le interviste ai familiari e mi fanno venire anche un po’ di brividi».
SENTENZA ETERNIT, LA STORIA – La Cassazione ha annullato per prescrizione la condanna a 18 anni per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, accusato di disastro colposo legato alla morte di oltre 2mila persone per inquinamento da amianto. Con questo verdetto viene stabilito che non potrà avere più giustizia le vittime che hanno respirato polveri letali di amianto nei quattro stabilimenti italiani della multinazionale Eternit, dal 1966 al 1986. La prescrizione è maturata già prima della sentenza di primo grado. La Corte di Appello aveva condannato Schmidheiny il 3 giugno 2013.
SENTENZA ETERNIT, TRE INCHIESTE ANCORA APERTE – Nonostante la sentenza di ieri, restano così aperte a Torino tre inchieste per il caso Eternit. Oltre a quella in cui il magnate svizzero deve difendersi dall’accusa di omicidio plurimo aggravato, c’è un secondo procedimento che si riferisce agli italiani deceduti dopo aver lavorato negli stabilimenti Eternit in Svizzera e in Brasile. Il terzo fascicolo riguarda invece l’amiantifera di Balangero, nel Torinese.
SENTENZA ETERNIT, TRE INCHIESTE ANCORA APERTE – Ovviamente i familiari delle vittime sperano nel processo bis. Paolo Liedholm, responsabile dell’Associazione familiari vittime dell’amianto definisce la sentenza inaspettata e demenziale «di fronte a una storia così che vede ancora oggi persone che muoiono a ritmo di 50/60 l’anno». «Dire – ha poi aggiunto – che tutto questo è prescritto, quando in realtà sappiamo che l’apice non è ancora arrivato e sarà solo tra 15 anni, è una cosa paradossale, assurda e che ci fa fare davvero una brutta figura agli occhi del mondo». «So – ha dichiarato ancora Liedholm – che la Procura di Torino sta già pensando ad un altro processo in cui questa volta verranno contestati gli omicidi».
SENTENZA ETERNIT, RISARCIMENTI ADDIO – Con la sentenza di assoluzione in Cassazione ora si parla anche di risarcimenti mancanti. La Corte di Appello aveva condannato il magnate svizzero a pagare 89 milioni di indennizzi. Beffa per Inps e Inail, che erano state escuse dal novero delle parti civili sono state ora condannate a pagare alcune migliaia di euro di condanna alle spese. L’avvocato generale dell’Inail Giuseppe Vella ha spiegato che per il suo enete «i costi per le sole prestazioni ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall’amianto sono costate 280 milioni di euro che non si recupereranno più perché il verdetto della Cassazione da demolito in radice questo processo».
(Foto di copertina di Marco Alpozzi da archivio LaPresse)