Evadere l’Iva? Ecco come si fa

L’imposta sul valore aggiunto è la piu’ elusa. Perché non è difficile farlo

La Stampa pubblica oggi a firma di Roberto Giovannini un articolo sull’evasione dell’imposta sul valore aggiunto. Spiega il giornale di Torino che tra la dimenticanza di scontrini, le fatture false e il riciclo di denaro l’Iva viene spesso evasa o elusa. Con risultati terribili per il fisco italiano:

La realtà è quella di un’imposta che è afflitta da un’evasione di circa 40 miliardi di euro, secondo alcune stime: 26,2 miliardi legati a una sottofatturazione delle vendite (in pratica la mancata fatturazione ed effettuazione degli scontrini fiscali), 7 miliardi da costi non sostenuti (ovvero da false compensazioni fiscali solo cartacee) e 8 miliardi dalle «frodi carosello». Questa e altre stime le fornisce Roberto Convenevole, che per dieci anni è stato capo ufficio studi dell’Agenzia delle Entrate, e che nel 2009 ha scritto un libro proprio sulla regina delle imposte dirette, «La materia oscura dell’Iva». Un testo che – tra l’altro – evidenzia un paradosso: in Francia, il gettito dell’Iva vale il doppio di quello dell’Irpef, l’imposta sui redditi delle persone fisiche.

In Italia accade esattamente l’opposto: il gettito Iva è la metà del gettito Irpef:

«I blitz di questo periodo – spiega Convenevole – evidenziano chiaramente che soprattutto nel commercio e nei servizi c’è una massiccia sottofatturazione ». Il secondo problema riguarda l’Iva intracomunitaria: in Europa le esportazioni non sono gravate di Iva, e l’imposta invece va riscossa al momento dell’importazione. In questo passaggio si generano appunto le «frodi carosello»: nulla di più facile che mettere in campo finte esportazioni, finte importazioni e finte lavorazioni di merci che servono solo a generare inesistenti diritti a crediti Iva, ovvero soldi che lo Stato deve rimborsare ai contribuenti sotto forma di compensazioni d’imposta. Nel 2007 questa «Iva negativa » da compensare valeva quasi 46 miliardi di euro; una bella fetta di questi crediti è del tutto virtuale e truffaldina.

Macosa fanno, in Francia, dove l’Iva è l’architrave del sistema fiscale, che noi italiani non facciamo?

«Semplicemente – è la sconsolata osservazione di Convenevole – sono più bravi di noi a gestire questa imposta. Hanno regole e soprattutto strumenti più moderni ed efficaci». E cosa dovremmo fare per evitare o limitare l’evasione dell’Iva? Un primo passo, spiega l’esperto, è quello di anticipare il più possibile rispetto alla chiusura dell’anno fiscale il momento delle dichiarazioni Iva dei contribuenti: più si ritarda il momento della dichiarazione, più tempo c’è a disposizione per fare trucchi e imbrogli. Il secondo passo dovrebbe essere il ripristino della dichiarazione sintetica Iva (abolita nel 1977), ovvero un documento da allegare al modulo F24 con cui i contribuenti girano l’Iva incassata all’Erario. Sulla dichiarazione sintetica andrebbe scritto il volume d’affari e le imposte connesse: sarebbe un grande aiuto per chi deve svolgere i controlli, oggi costretto ad entrare in azione con molto ritardo. Infine, visto che il fattore chiave per combattere l’evasione Iva è il taglio dei tempi – come detto, più tempo trascorre, più è facile imbrogliare – così come avviene in molti altri paesi sarebbe utile collegare telematicamente in tempo reale i registratori di cassa con l’anagrafe tributaria

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