Expo 2015: la via d’acqua che non vuole nessuno

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Il polo espositivo dell'esposizione universale dovrebbe essere collegato da un canale lungo 20 chilometri che si conclude in Darsena, nel centro di Milano, ma il progetto avviato da un referendum consultivo del 2011 vede l'opposizione di cittadini e comitati, con il Comune che pensa ad un piano B che non vanifichi la gara d'appalto

La via d’acqua non s’ha da fare. Uno dei progetti più interessanti di Expo 2015, ovvero un canale artificiale che colleghi la vecchia Darsena di Milano al polo espositivo di Rho-Fiera, fiore all’occhiello del progetto, è osteggiato da comitati e residenti nei pressi dei parchi che verrebbero interessati dai lavori, che parlano di un progetto dannoso che rovina le aree verdi nell’area sud ed ovest della città.



IL PROGETTO – Come spiega il Comune di Milano, la via d’acqua è un progetto parte integrante del dossier presentato al Bie e diventato vincitore. L’obiettivo del progetto è quello di richiamare il legame tra Milano e l’acqua, già rappresentato dai Navigli, valorizzare i parchi della cerchia ovest della città, rilanciare il ruolo di cascine ed aree agricole, favorire la mobilità dolce. Nello specifico, la dorsale ciclopedonale, ovvero che prevede la presenza al fianco del corso d’acqua di una pista ciclabile, sarà lunga 20 chilometri. Si partirà dalla Darsena per andare verso il Naviglio Grande fino allo scalo ferroviario di San Cristoforo. Qui verrà realizzato un altro parco cittadino oltre ad una passerella ciclopedonale in collegamento con il Parco delle Risaie, il Parco Agricolo Sud Milano.



UN’INTERCONNESSIONE TRA CANALI – Da qui la dorsale procede verso i parchi che nasceranno dai Piani Integrati d’Intervento proseguendo nel parco del Deviatore Olona fino al Parco delle Cave. Da lì si va verso Boscoincittà e Parco di Trenno. Da qui si risale al futuro parco di Cascina Merlata per arrivare a Rho-Fiera. Oltrepassando i confini comunali, viene realizzata una pista ciclabile lungo il Canale Villoresi interessando Pero, Rho, Arese, Bollate e Garbagnate Milanese. Secondo il progetto la via d’acqua contribuisce alla promozione di modelli di agricoltura multifunzionale volti alla realizzazione delle colture tradizionali ed alla ricostruzione del paesaggio rurale, alla salvaguardia della biodiversità ed allo sviluppo di servizi con il rilancio delle cascine milanesi. Inoltre il progetto connette il Parco Agricolo Sud Milano ed il Parco delle Groane, la riqualificazione del Canale Villoresi ed il recupero delle Dighe di Panperduto.



L’ANELLO VERDE-AZZURRO – Nel progetto è anche previsto lo studio d’inserimento del sistema idraulico del sito di Expo nel territorio è arrivato a delineare un intervento volto alla valorizzazione paesaggistica del sistema parchi dell’Ovest milanese e la connessione con il centro della città, la Darsena, il Ticino. Sul sito di Expo il progetto viene descritto come un intervento ambizioso e complesso che ricorda il legame tra Milano e l’acqua. Nascerà un anello verde azzurro, così verrà chiamata la rete ciclabile e verde, con la città che riotterrà il cosiddetto «porto di Milano». Viene inoltre presentata la differenza tra la via d’acqua nord, un canale irriguo di 7,3 chilometri che connetterà il Canale Villoresi con il sito espositivo collegando insieme rogge e canali esistenti.

I TEMPI – La via d’acqua sud, invece, sarà un tratto di 11,4 chilometri che porterà le acque del sito espositivo al Naviglio Grande. Per finire viene proposto un cronoprogramma che elenca i lavori previsti e la loro scadenza:

Via d’Acqua nord: dal Canale Villoresi al sito Expo conclusione lavori marzo 2015

Via d’Acqua sud: da Darsena a Expo/Fiera conclusione lavori aprile 2015

Via d’Acqua sud: tratto urbano (da Via Valenza a Darsena) conclusione lavori agosto 2014

Riqualificazione Darsena conclusione lavori febbraio 2015

Anello verde-azzurro (sistemazione alzaie canale Villoresi e Naviglio Grande verso il Ticino) conclusione lavori marzo 2015

Riqualificazione e messa in sicurezza della Valle del torrente Guisa conclusione lavori aprile 2015

Recupero e valorizzazione paesaggio e sistema rurale conclusione lavori aprile 2015

IL PIANO B – Ma di tutto questo resterà, probabilmente molto poco. Come ricorda il Corriere della Sera, lo scorso venerdì si è parlato della possibilità di cambiare il progetto con un piano B molto meno invasivo ma sicuramente di un impatto minore, sotto tutti i punti di vista. Tutta colpa, se così si può dire, dei comitati di quartiere e delle associazioni ambientaliste che con le loro proteste stanno mettendo in difficoltà aziende e Comune per via dei tempi molto stretti. Si vuole evitare che l’opera possa essere realizzata con la vigilanza delle forze dell’ordine. Ma, sopratutto, sembra che molti assessori ritengano la scelta pericolosa dal punto di vista elettorale. Per questo si pensa che si potrebbe realizzare solo la via d’acqua nord, con l’acqua che si butterà nella falda per evitare l’allagamento del sito espositivo.

QUELLI CHE DICONO NO – In questo modo si risparmierebbero 30 milioni di euro rispetto ai 44 previsti. Ma l’acqua si butterebbe nel nulla e questo rappresenterebbe sicuramente uno spreco. La gara, su progetto della Metropolitana Milanese, è stata però già indetta ed assegnata ad un consorzio guidato dalla Maltauro per un importo complessivo di 42,5 milioni. Il 19 febbraio scorso, il Sole 24 ore ha riportato la rabbia del comitato «No Canal», ritrovatosi di fronte al Teatro alla Scala, per portare la protesta sotto Palazzo Marino. I cittadini si dichiarano contrari alla costruzione del canale, valutato 90 milioni di euro, che taglierà in due il parco di Trenno, affiancherà il Bosco in Città per poi tagliare nuovamente il Parco delle Cave. E l’apertura da parte del Comune e dei rappresentanti di Expo per lo studio di progetti alternativi ha portato nuova energia ai comitati, con No Expo che su Facebook ha scritto:

Quello che solo un mese fa sembrava un dogma invalicabile, un progetto blindato e immodificabile, ora diventa oggetto di trattativa»

L’OPERA SERVE? – Nelle ultime settimane il movimento No Canal ha bloccato i lavori fermando le ruspe nel tentativo di «salvare» i parchi di Trenno, Pertini e delle Cave, richiedendo poi chiarimenti sul tema delle bonifiche nell’area di via Quarenghi e del Parco delle Cave. I residenti di Zona 7 poi confermano la loro contrarietà nei confronti del «mini Naviglio» non navigabile essendo profondo solo un metro e mezzo e largo otto e che diventerà, secondo loro, solo uno scolo per le acque del sito espositivo. Inoltre i residenti vogliono difendere le centinaia di alberi che verranno abbattuti al parco di Trenno. Su Il Cambiamento l’opera che, secondo i responsabili di Fiab Milano, «in realtà serve a ben poco, fa tanto male e costa molto: queste opere avranno un impatto devastante su territori protetti e tutelati come il Parco delle cave, il Parco di Trenno ed il Boscoincittà».

 

IL COMUNE PUNTA ALLA REALIZZAZIONE – Italia nostra ha evidenziato le sue perplessità presentando un progetto alternativo che prevede l’uso di rogge e fontanili esistenti, grazie anche alla consulenza del Politecnico di Milano. Secondo l’associazione, l’opera sarebbe troppo invasiva e distruggerebbe i parchi esistenti tanto che l’ingombro massimo previsto includendo canale, argini, terrapieni e pista ciclabile, di 15 metri, rappresenterebbe una ferita ed un ingombro. Ma, come visto, Italia Nostra apre ad un alternativa. Cosa che non accade con il comitato No Canal che, come spiega Il Giorno, il 16 febbraio ha organizzato una manifestazione per dimostrare la loro contrarietà al progetto. Il sindaco Giuliano Pisapia ha rivendicato l’impegno del Comune per trovare un compromesso con i cittadini arrivando anche ad una modifica del progetto originario, a patto però che venga rispettato un concetto chiave:

La Via d’Acqua deve essere realizzata per Expo e quindi i lavori devono ripartire subito

UN PROGETTO FINANZIATO DA EXPO – Del resto il percorso è stato approvato da tutti i soci Expo e verrà realizzato con un budget, di 1,3 miliardi di euro, a disposizione della società organizzatrice per completare le opere. Ma gli incontri hanno portato già a qualcosa. Ad esempio il parco di Trenno appare salvo, con l’interramento del Canale nell’area e la salvaguardia delle piante. Inoltre il Comune ha concesso l’interramento anche al parco Pertini e la bonifica di via Quarenghi. Ma appare evidente che con la prima concessione sono arrivate altre richieste, con il risultato che oggi la situazione appare notevolmente ingarbugliata. Ed oltre a queste opposizioni ci sono quelle di Ciclobby e di Genitori Antismog che lamentano come quest’opera, decisa senza rapportarsi con i cittadini, rappresenti una ferita di cemento nei polmoni verdi della città.

IL REFERENDUM DEL 2011 – Ma serve fare presto. Il progetto prevede un lavoro di 608 giorni e già in varie zone della città i canali sono stati scavati. Serve quindi una soluzione rapida perché non si può rischiare di arrivare ad Expo senza una soluzione. Soluzione che effettivamente tarda a trovarsi anche perché il progetto è stato osteggiato dalla Consulta Cittadina sui cinque referendum consultivi che vennero proposti ai residenti di Milano nel 2011, contestualmente all’elezione del nuovo sindaco. All’epoca la giunta guidata da Letizia Moratti, promotrice del programma di Expo, propose al vaglio dei cittadini cinque temi d’interesse collettivo relativi ad opere e riforme che avrebbero interessato la collettività.

I SI – E tra questi cinque quesiti c’era anche quello relativo alla via d’acqua. Nello specifico, parliamo del referendum numero tre, nel quale si parlava della conservazione del nuovo parco Expo:

Volete voi che il Comune di Milano adotti tutti gli atti ed effettui tutte le azioni necessarie a garantire la conservazione integrale del parco agroalimentare che sarà realizzato sul sito EXPO e la sua connessione al sistema delle aree verdi e delle acque

Il si vinse con il 94,8 per cento di si. Chiaro, semplice ed inequivocabile. Appare quindi evidente che ogni opera che snatura il progetto originario lo rende automaticamente meno utile. Ma a questo proposito, tornando alle valutazioni della Consulta Cittadina, si scopre che neanche il progetto originario valeva granché. Anzi, veniva respinto all’unanimità.

«UN MANUFATTO DI DUBBIA UTILITÀ» – L’opposizione è stata certificata da parole chiare ed inequivocabili:

Riesce francamente difficile comprendere le motivazioni del progetto di Via d’Acqua Expo, “nuovo secondario Villoresi”, opera che nelle intenzioni degli ideatori dovrebbe rappresentare i temi dell’Esposizione Universale 2015 oltre l’evento vero e proprio e di testimoniarne l’eredità sul lungo periodo, ed appare invece come un manufatto di dubbia utilità, di costo esorbitante, di limitata attrattiva, e anzi di impatto complessivamente negativo sulle aree agricole e i parchi dell’Ovest Milano: territorio già frammentato da molte infrastrutture

Nello specifico viene ricordato che il canale non è navigabile anche per via del tracciato proposto di massima pendenza tra il Villoresi ed il Naviglio Grande. Inoltre non può essere navigato né con canoe né con piccole barche in quanto interferisce con sifonature e tombini. La portata d’acqua, di due metri cubi al secondo, qualifica il canale come roggia e serve ad alimentare l’area Expo ed il relativo scolo. Parlando del valore irriguo del canale, ci si chiede quale sia il fabbisogno reale dell’area e quali sono le alternative disponibili visto e considerato che l’acqua arriverebbe dal Ticino.

UN’IDEA SUPERATA – Inoltre il canale prevede la presenza di un alveo in cemento armato largo dai tre ai quattro metri, che va a sommarsi alla larghezza dello stesso, pari a circa otto metri. Per questo l’opera riflette una concezione superata e viene ritenuta fuori scala, impattante e priva di una valenza paesaggistica, il cui unico scopo è quello di consumare suolo, tagliare i parchi e generare terra da buttare in discarica. Nello specifico veniva consigliato di riattivare i pozzi esistenti costruendo dei raccordi, come suggerito da Italia nostra. La Consulta propone il parere del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici che, il 18 dicembre 2012, definiva il progetto contraddittorio. Per finire, la Consulta paventa il rischio che una volta finito Expo resti solamente un canaletto di cemento che taglia i parchi in due.

ALLORA PERCHÉ SI FA? – A questo punto è opportuno ricordare che il parere della Consulta è del 24 marzo 2013. Eppure, dopo quasi un anno, Milano discute sull’opportunità di realizzare un’opera che per dirla con le parole della commissione che ha valutato il progetto, non serve a niente e rischia di deturpare il paesaggio cittadino. Italia nostra ha prodotto un progetto di riattivazione di canali esistenti, ma sembra sia stato ignorato. Le modifiche con l’interramento hanno snaturato il progetto che, lo ricordiamo, renderà il canale non navigabile. Il comitato No Canal preme per la tutela dei parchi con Palazzo Marino che vuole agire per portare alla realizzazione di parte dei lavori per Expo. E dire che tutto questo poteva essere evitato con un semplice no, anche se nel referendum consultivo si è avuto un diverso risultato. (Photocredit Facebook Difendiamo il parco Trenno dalla via d’acqua)

EDIT: Lorenzo Lipparini, del comitato Milano si Muove, ha voluto esprimere alcune precisazioni in merito all’articolo con l’obiettivo di fare ancora più chiarezza su questa storia:

La via d’acqua nasce nel dossier di candidatura Expo di Formigoni e non nel referendum di Milano Sì Muove del 2011. Il terzo quesito era relativo alla conservazione del parco di expo, poi ugualmente cancellato.

Il comitato promotore ha sempre sostenuto che le uniche vere vie d’acqua da valorizzare con Expo fossero i navigli storici e non il fosso irriguo. Coerentemente la Consulta comunale, dove siedono molti referendari, ha dato parere negativo. Nel dossier la via d’acqua non avrebbe mai dovuto giungere in Darsena, ma nel Naviglio Grande.

Non è mai stata navigabile nemmeno nel dossier di candidatura, sebbene sia stato più volte sostenuto; non sono state le varianti a renderla tale, ma il fatto che da sempre doveva essere per un quarto interrata e con una portata troppo limitata per una barca.

Il Piano B, poi, è stato presentato a Confalonieri nel 2012 e prevedeva l’alimentazione della fontane Expo da falda, con un risparmio del 90%.

Infine la Consulta referendum e Italia Nostra sono solo gli ultimi pareri in ordine di tempo. Prima c’è la bocciatura del Consiglio superiore dei lavori pubblici.

 

(Qui proposta in formato Pdf)