Il finto scandalo dello stipendio di Fabio Fazio
14/10/2013 di Alberto Sofia
Dal contratto di Fabio Fazio alle indiscrezioni sui costi da 25 milioni di euro per il futuro programma in Rai del comico Maurizio Crozza. Dopo lo scontro televisivo tra Renato Brunetta e Fabio Fazio è ripartita la diatriba su contratti e compensi di conduttori e big della televisione pubblica: alle critiche del capogruppo del Pdl alla Camera si è aggiunto anche l’affondo di Dagospia (“Anvedi come s’incazza Fazio se Brunetta accenna ai 5,4 milioni del contratto Rai”), che ha riportato un articolo di Carlo Vulpio nel quale si criticano i costi che la Rai, indebitata, affronta per lo stipendio di Fabio Fazio e altri. Ma anche dal blog di Beppe Grillo non mancano le accuse: sul sito del “Semplice Portavoce” si riporta un commento di un militante, Osvaldo Chiarelli, da Firenze, che si scaglia contro la presunta “ipocrisia di Rai3”. Il motivo? Per il commentatore prima manda servizi nel corso del telegiornale sulle famiglie che vivono con la pensione di reversibilità della nonna a 700 euro al mese, mentre poi nella stessa rete va in onda il programma del conduttore pagato in modo milionario. Eppure, come aveva spiegato lo stesso conduttore Fabio Fazio – che continua a dividere il pubblico ed è più o meno criticabile dal punto di vista giornalistico -, la trasmissione “Che tempo che fa” risulta tra le poche ad avere bilanci positivi, con i costi coperti totalmente dalle pubblicità. Oltre che capace di far guadagnare l’azienda: fondi che possono poi essere riutilizzati e rendono possibile realizzare quei programmi tipici del servizio pubblico, senza fare troppa attenzione agli indici di ascolto.
LA DIATRIBA SULLO STIPENDIO DI FAZIO E DEI BIG RAI – Il primo a polemizzare negli ultimi tempi sul rinnovo del contratto milionario da parte di Fabio Fazio era stato Panorama, riportando l’indiscrezione di un rinnovo contrattuale con cifre da sogno: tre anni e 5 milioni e 400 mila euro, con tanto di legame a Viale Mazzini fino a giugno 2017. Numeri che non tengono però conto di quanto la Rai incassi in termini di pubblicità, come ha ricordato lo stesso Fazio durante l’intervista. Di fatto, coprendo interamente i costi della trasmissione e permettendo alla stessa azienda di guadagnare, ha ricordato Fazio. L’affondo di Brunetta era partito da una domanda sulla compagnia di bandiera Alitalia, con l’operazione salvataggio necessaria dopo i debiti per poco più di un miliardo accumulati. Fazio ha citato i circa 4,5 miliardi di euro di perdite in seguito alla vicenda dello scorporo tra good (parte sana) e bad company e l’operazione del Cai, secondo i numeri citati da Pietro Ichino, ma Brunetta ha negato che l’operazione fosse stata fallimentare per il Paese e per i contribuenti. Per poi tirare in ballo la questione dei soldi guadagnati dal conduttore della Rai: «Si leggono tante cose, compresi i suoi 5 milioni di euro di profitto», ha attaccato. Non era mancata la replica in diretta di Fazio: «Ne sono molto orgoglioso. Anche perché c’è una differenza, io faccio guadagnare la mia azienda», ha spiegato. Basta analizzare i dati sulle cifre d’ascolto come conferma: la prima puntata del programma “Che tempo che fa”, (quella con l’intervista con Enrico Letta) è stata seguita da 3.478.000 spettatori, con il 13,2% di share.
NUMERI E CIFRE SUGLI ASCOLTI – Anche ieri, con l’intervista di Brunetta, la puntata è stata seguita da 1.955.000 telespettatori, per uno share dell’8,24%, nella presentazione, e da 2.974.000 di persone durante tutto il programma (11,22%). Non come i risultati da prefisso di altre trasmissioni. Basta pensare alle polemiche seguite al dibattito sulla “produttività” di “Virus” di Nicola Porro, spostato dopo alcune puntate non proprio seguitissime. Già nelle scorse settimane Brunetta aveva presentato diverse interrogazioni per chiedere di rendere pubblici i compensi, tra l’altro, del conduttore della trasmissione di Rai Tre, oltre che di Luciana Littizzetto e di Roberto Benigni. Ieri in diretta è tornato ad invocare cifre e dati dal dg Gubitosi, lamentandosi di non essere ancora riuscito a verificarli, nonostante le richieste. Brunetta ha anche contestato che “Che Tempo che fa” si ripaghi totalmente con la pubblicità. «Non è proprio così», ha risposto, ma non sembrava saper argomentare quanto denunciato, non conoscendo in realtà alcun numero. Soltanto un attacco preparato in base alle notizie circolate sul rinnovo contrattuale. Ma le critiche sui compensi di alcuni uomini di punta della Rai non sono nemmeno una novità: in passato diversi quotidiani di centrodestra avevano attaccato Fazio e altri big per i loro compensi, in particolare quando si parlò delle cifre spese dall’azienda del servizio pubblico per Radio Londra di Giuliano Ferrara. A rispondere sul Corriere della Sera era stato anche Massimo Mucchetti, ora senatore del Partito democratico, che aveva etichettato come “bufala” la presunta perdita della Rai per “colpa” degli stipendi elevati di Fazio e dei suoi personaggi simbolo degli ultimi anni. Mucchetti aveva infatti ricordato le entrate della Rai attraverso gli stessi programmi. E come dimenticare le critiche di Franco Bechis su Libero, che incappò in errore sui numeri di “Che tempo che fa”, interpretando male quanto dichiarato da Loris Mazzetti. Quest’ultimo non disse che “Che tempo che fa” spendeva undici milioni di euro e ne ricavava otto – come capì Bechis – bensì che ne guadagnava otto. Ovvero che, coperti i costi, Che tempo che fa guadagnava otto milioni. In pratica, ne ricavava (11+8) diciannove.
LE ALTRE CRITICHE – Eppure, nonostante i numeri mostrino la “produttività” di Fabio Fazio, che in diretta ha rivendicato di far guadagnare la propria azienda, non pochi hanno continuato a criticare. Tra questi Carlo Vulpio che scrive:
«Zitto zitto, tomo tomo, quatto quatto, cacchio cacchio. Ovvero, Fabio Fazio. Chi è questo qui, cosa sa fare, cosa ha fatto nella sua vita, cosa ha studiato, quali e quanti libri ha letto, quanto lavoro ha fatto nei campi e nelle officine, quali protettori ha, per ottenere dalla Rai un rinnovo del suo contratto fino al 2017 per la bellezza di 5.400.000 (cinque milioni e quattrocentomila) euro? Fosse il compenso di un’azienda privata (ma quale azienda privata gli darebbe tanti quattrini?), si potrebbe anche capire. E’ il mercato, bellezza, e così va la vita. Ma è la Rai. Il servizio pubblico. L’azienda radiotelevisiva in cui gli introiti pubblicitari sono crollati e i debiti aumentati, la stessa Rai alla quale ognuno di noi è obbligato a versare il canone e il cui presidente è la signora Anna Maria Tarantola, una che di economia e di “economie” dovrebbe saperne qualcosa, visto che viene dalla Banca d’Italia ed è stata fortissimamente voluta dal senatore a vita Mario Monti, il premier delle “lacrime e sangue” (degli altri)»
Ma anche Grillo nel proprio blog riporta le critiche di un commentatore sull’ipocrisia di Rai3:
«Domenica 13 ottobre 2013 il TG3 su RAI3 alle ore 19:15 (minuto 13:58, ndr) manda in onda un servizio su una famiglia composta dalla nonna, marito, moglie e tre bambine che vivono (si fa per dire) con la pensione di reversibilità della nonna settecento (700) euro al mese. Alle 21:00 circa va in onda sempre su RAI3 “Che tempo che fa” condotto da Fabio Fazio, conduttore televisivo, al quale la RAI ha rinnovato il contratto per tre anni per un importo pari a 5.400.000.000(cinquemilioniquattrocentomila) euro cioè 1.800.000.000 all’anno. Chiedo che i portavoce del M5S denuncino tutte le volte che vanno in una qualsiasi televisione queste enormi ingiustizie. Anche tenendo presente che sono i pensionati al minimo che pagano il canone. E poi basta ricordarsi il trattamento di Fico (Presidente Vigilanza RAI) da parte di Fazio»
A parte le cifre sbagliate (sul post ci sono tre zeri in più, ndr), in pochi si interrogano sul fatto se Fazio, attraverso gli ascolti dei suoi programmi, si meriti o meno lo stipendio ricevuto. O ricordano come le pubblicità siano attratte dal suo programma. Scriveva Claudio Messora tempo fa: «Trenta secondi di pubblicità all’interno di “Che Tempo Che Fa” valgono dai 42 mila ai 72 mila euro, soldi spesi volentieri dagli sponsor che riescono, come nella puntata dell’8 marzo 2009, a raggiungere anche il 22,7% di share». Altre critiche piovono sul Giornale anche al comico Crozza, altro big che potrebbe andare in Rai, secondo il quotidiano, con “venticinque milioni di buone ragioni”, citando il costo del programma. Anche Crozza, però, se si prende in considerazione la sua capacità di essere seguito dai telespettatori, non è certo da meno.