Fabrizio Corona, pubblicate le motivazioni della sentenza
15/05/2014 di Maghdi Abo Abia

La vita lavorativa di Fabrizio Corona era scandita da «numerosi e cospicui precedenti penali e caratterizzata da frequentazioni criminali e da atteggiamenti fastidiosamente inclini alla violazione di ogni regola di civile convivenza». Lo ha stabilito la Cassazione che ha depositato oggi la sentenza 20347 che conferma la misura di sorveglianza speciale disposta nei suoi confronti dalla Corte di Appello di Milano nel maggio 2013.
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LE MOTIVAZIONI DELLA CASSAZIONE – La Cassazione ha anche attestato la pericolosità sociale di Corona, condannato a 14 anni di reclusione per vari reati e detenuto nel carcere milanese di Opera, spiegando come il modus vivendi del personaggio sia caratterizzato da «facili (ed illeciti) guadagni e da condotte prive di scrupoli volte ad accaparrare risorse da investire in un tenore di vita lussuoso e ricercato». Corona aveva provato a sostenere in Cassazione che i reati che gli venivano contestati «hanno avuto un valore patrimoniale minimo, come ad esempio la spendita di monete false per 200 euro in una occasione e di meno di cinquemila in un’altra occasione» e che non erano cosi’ gravi da giustificare la misura di prevenzione fissata in un anno e sei mesi. La Cassazione ha “risposto” a Corona spiegando che i suoi reati non sono da considerarsi di poco conto visto che si tratta di «estorsioni, ricettazione e spendita di carta moneta falsificata, reati fallimentari, evasioni fiscali, recenti denunce per truffa».