Fare la webcam girl per pagarsi l’affitto: l’ultima frontiera on line delle studentesse
09/03/2011 di Ferma Restando
Compensi interessanti, ma bisogna essere disposte a fare di tutto: dalla disoccupazione agli spettacoli via internet il passo è breve
Dopo che aveva fatto il giro della rete, tocca a Beatrice Borromeo del Fatto Quotidiano occuparsi delle nuove frontiere del lavoro on line per sbarcare il lunario: fare la webcam girl. L’indagine della Borromeo è “sul campo”:
Noi ci siamo iscritti al più popolare tra questi siti: si chiama Riv.com, che sta per “Ra gazze in vendita”. E abbiamo scoperto che, a dispetto di quello che si può immaginare, chi diventa webcam girl non lo fa per gioco. Indichiamo le generalità: la nostra ragazza (immaginaria) si chiama Bianca Fiore, è di Milano, 1,75 cm di altezza, data di nascita 18 marzo 1985. Bisogna comunicare un indirizzo mail valido (nel nostro caso biancaperte@hotmail.it), scegliere un nickname (“Dra gana”), e specificare le proprie abitudini sessuali. Tante le opzioni: eterosessuale, bisessuale, lesbica. Schiava o padrona.
Il capitolo più duro è quello dei compensi:
Il secondopassaggio è già più complesso: ogni ragazza deve decidere da sola il prezzo delle proprie prestazioni: nel nostro caso 39 centesimi al minuto. E arriva il primo vero ostacolo per chi vuole rimanere anonimo: va inserito, oltre ai propri contatti telefonici, il numero di un documento, per dimostrare di essere maggiorenni. Assecondiamo questa richiesta prendendo in prestito la patente di un collega. A questo punto Riv spiega le due regole d’oro: nessuna ragazza potrà collaborare con altri siti, pena il “bannera ggio”, cioè la cancellazione a vita dal sito (e il mancato pagamento di quanto guadagnato fino a quel momento) ed è vietato incontrare di persona i clienti. Una volta accettate tutte le condizioni, tra cui per esempio che Riv avrà diritti illimitati su tutte le immagini che passano dal sito (che potrà quindi riprodurre a suo piacere) viene chiesta anche la fotocopia di un documento dove siano ben leggibili i dati personali (per accertare la maggiore età) e con una fotografia nitida. La nostra Bianca Fiore non ha superato il controllo, ma oltre diecimila ragazze, solo su Riv, hanno scelto di metterci la faccia (e il nome, il cognome, l’indir izzo).
La concorrenza è spietata:
Il sesso on line, infatti, è un mercato selvaggio: non sono solo studentesse, ma signore fino ai 50 anni. Pronte a tutto, al giusto prezzo. Casalinghe, commesse, donne che hanno bisogno di arrotondare (un part time, quello delle esibizioni virtuali, che può valere duemila euro mensili). L’offerta è alta, ma la domanda non manca: soltanto Riv ne ha 470 mila, ma sono diversi i siti concorrenti che contano oltre 300 mila iscritti. Il cliente salda il conto prima dello spettacolino, di solito con le carte di credito prepagate fornite dalle Poste, molto usate per gli acquisti su Internet. L’impresario spiega: “Hai cinque minuti per convincere un cliente che sei meglio delle migliaia di altre donne che può guardare. Devi fare più di qualunque concorrente, esagerare con performance che difficilmente saresti disposta a fare nella vita reale”. Poi le stelle del sesso virtuale hanno la possibilità di fare soldi anche con i gadget: su molti siti le ragazze possono vendere i loro contatti diretti su servizi di chat come Msn o Skype, la loro biancheria intima (usata), o perfino il numero di telefono.
Come si sceglie questo lavoro l’ha spiegato una professionista del mestiere da 7 anni, Helen, nel suo libro Manuale della perfetta Webcam girl (Mur sia Editore):
“Un affitto da 1.000 euro e un part time che rende al massimo 500 euro al mese sono i motivi che spingono tante ragazze a provare”. Racconta al Fatto che i clienti “sono i più svariati, tra i 18 e i 65 anni. A me sono capitati i pensionati già due volte”. Sono “persone disperate, frustrate e spesso sole. Ma non sono mostri – dice Helen – sono quelli che incontri la mattina in banca o dal panettiere”. E cosa chiedono? “A volte ti dicono: ‘Fa i tu’. Altre hanno richieste particolari: come i tacchi a spillo, la tuta in lattice o il costume da infer mierina”. E capita che “di – ventino pericolosi, soprattutto i mariti o i fidanzati. Uomini che tentano in continuazione di abbattere le barriere virtuali, di conoscerti e quindi – spiega lei – trasformarti in una prostituta vera”.