Il racconto dell’infermiera di Piombino: «Non farò più l’infermiera»

Categorie: Cronaca

Dopo la scarcerazione, Fausta Bonino concede un'intervista a La Nazione: «Ho paura di uscire. Per tanti giorni sono stata sbattuta in prima pagina come il mostro»

Fausta Bonino, l’infermiera di Piombino scarcerata la scorsa settimana dopo essere stata arrestata con l’accusa di aver ucciso tredici pazienti dell’ospedale dove lavorava, non farà più l’infermiera. È lei stessa a dichiararlo, in un’intervista rilasciata a Maria Nudi per il quotidiano La Nazione in edicola oggi.



ANSA/GABRIELE MASIERO

FAUSTA BONINO: «NON SONO ANCORA IN PERFETTA FORMA»

Dopo il racconto a Quarto Grado, Fausta Bonino racconta la sua esperienza in carcere e dichiara che sta lentamente tornando alla normalità. Ma che non tornerà più a fare l’infermiera:

Fausta, com’è stato il suo rientro a casa, come si sente?
«Sto lentamente tornando alla normalità. I primi due giorni ero in tilt. Stravolta. Mia cognata mi ha fatto il colore. Avevo tanti capelli bianchi. Non sono ancora in perfetta forma»



FAUSTA BONINO: «UNA MONTAGNA DI BUGIE»

Poi la domanda: cosa è successo in quel reparto di rianimazione? Cosa può aver provocato quelle morti? Fausta Bonino risponde in modo netto: non ci sarebbe nessun serial killer, ma parla di «procedure andate in tilt»:

«Ho una certezza. Nessuna delle mie colleghe sarebbe capace di fare qualcosa ai malati. Credo si sia trattato di procedure, di protocolli andati in tilt. E una montagna di bugie»



FAUSTA BONINO: «HO PAURA DI USCIRE»

«No, non farò più l’infermiera» dice Fausta Bonino e alla giornalista che le chiede cosa farà ora risponde, non senza una nota di commozione:

«Andare all’Isola d’Elba dove abbiamo una casetta. Ma ho paura di uscire. Per tanti giorni sono stata sbattuta in prima pagina, non da tutti i quotidiani e non da tutte le televisioni, come il mostro. Non ce la faccio. Quando mercoledì ho saputo di essere tornata libera e ho visto i giornalisti fuori dal carcere ho detto che non avevo la forza di uscire e che sarei tornata in cella. E così il personale del Don Bosco mi ha aiutata ad arrivare alla macchina di mio figlio Andrea. Scriverò una lettera di ringraziamento.

(Photocredit copertina: ANSA/GABRIELE MASIERO)