Perché Filippo Nogarin ha ricevuto una lettera minatoria sulla discarica di Bellabarba
29/07/2016 di Stefania Carboni
«Sindaco se non autorizza la discarica di Bellabarba lo farà il suo successore». Questo il testo della lettera ricevuto dal sindaco M5S a Livorno Filippo Nogarin.
Cosa succede per la discarica di Bellabarba? E sopratutto perché questa missiva contro Nogarin? La società Bellabarba ha condannato il gesto. «Apprendiamo dagli organi di informazione dell’episodio accaduto al sindaco Nogarin, al quale esprimiamo la nostra solidarietà», affermano in una nota. «Condanniamo fermamente l’atto criminale denunciato dal primo cittadino – conclude la società – che punta anche a gettare discredito sulla nostra società, che ha saputo conquistare la propria reputazione in oltre 40 anni di serio lavoro. Auspichiamo che le autorità competenti individuino quanto prima i responsabili dell’accaduto».
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FILIPPO NOGARIN E LA DISCARICA DEI BELLABARBA
Partiamo da Limoncino, o meglio dal monte La Poggia, dove una ex cava destinata ad esser discarica fa discutere Livorno da anni. Da una parte un comitato di cittadini dall’altra i gestori della discarica e l’amministrazione comunale. Tutto inizia nel 2011, quando l’area viene riqualificata da una vecchia cava a discarica, con oltre 6 milioni di investimenti. La strada d’accesso, secondo il Comune, è di uso pubblico. Partono gli esposti del comitato. L’area, nelle mani della ditta Bellabarba, viene posta sotto sequestro. Dopo tre anni viene stabilito il dissequestro. Questo perché secondo i giudici non c’è reato ambientale. Il processo civile va avanti e nel 2013 la strada del Limoncino viene riconosciuta ad uso privato. Questo diventa un problema. Perché per i mezzi dell’azienda diventa impossibile raggiungere la discarica. I primi a ricorrere – come ben spiega un servizio di Rainews – sono i legali di Palazzo Civico. Cambia l’amministrazione della città e cambia la posizione. Se la giunta Cosimi era favorevole alla discarica nel maggio 2014 il Movimento 5 stelle sembra esser differente.
FILIPPO NOGARIN E L’AVVISO DI GARANZIA PER LIMONCINO
Al comune alcuni dipendenti hanno raccontato a Rainews come «nei giorni di campagna e nei primi mesi di amministrazione comunale» il comitato di cittadini faceva pressioni a Nogarin. La ditta Bellabarba, proprietaria della cava, ha presentato un ricorso al Tar con una richiesta di risarcimento danni al Comune di 54 milioni. Non solo a questo ricorso qualche mese fa si è aggiunto un esposto in procura, come anticipato dal Tirreno. I Bellabarba accusano i 5 stelle di aver passato alla controparte, ovvero al comitato anti discarica, alcuni documenti prima della richiesta ufficiale di accesso agli atti. Un atteggiamento che stride con una amministrazione che si è costituita parte civile. Nogarin ha parlato di documentazione fornita secondo i tempi ma secondo i Bellabarba si potrebbe prefigurare l’ipotesi di «abuso di ufficio» per il primo cittadino M5S. Continuando a sostenere le sue tesi, quando la notizia dell’esposto venne fuori, il sindaco si disse pronto a non dimettersi in caso di avviso di garanzia. Finora, del presunto avviso di garanzia, non c’è notizia.
FILIPPO NOGARIN LETTERA IN VISTA DELLA SENTENZA SU LIMONCINO?
Fin qui ci siamo? Bene. Occhio adesso perché la vicenda di Limoncino e il processo in corso sono tutt’altro che fermi. Maggio 2016: il Comune di Livorno e la società Bellabarba, proprietaria della discarica sul Monte La Poggia, affronteranno l’ultimo tratto del processo di appello insieme. Ebbene sì gli avvocati di entrambe le parti hanno depositato le conclusioni in aula chiedendo che la strada venga riconosciuta pubblica o in subordine privata ad uso pubblico. La sentenza della Corte di Appello è attesa a partire dal 10 luglio. Non solo: servirà anche il rinnovo della Valutazione di impatto ambientale (Via) che spetta ora alla Regione dopo l’abolizione delle Province. Nella discarica, se ci sarà una sentenza positiva, si potranno scaricare rifiuti inerti e non pericolosi, quindi provenienti da cantieri edili. A giugno è scontro per i lavori che prevedono anche l’acquisizione dei terreni. Il comitato attacca la giunta:
«Risolvete la questione degli annessi e degli abusi e fate presto, ma fermiamoci con l’acquisizione dei terreni perché non vi fa onore. Se aveste fatto un controllo a tappeto avreste trovato 7500 abusi a Livorno».
Rosaria Scaffidi del comitato del Limoncino ha attaccato l’amminstrazione e il piano delle colline presentato tempo fa. «Dieci anni che si aspetta – dice – e non ci sono novità rispetto alla presentazione del piano. Abbiamo votato per un cambio di gestione votando questa nuova amministrazione per capire se si riusciva a risolvere il problema degli annessi abusivi. Mi pare che la vogliate risolvere, ma non vedo un punto di incontro tra noi e l’amministrazione». Oltre agli annessi ci sono le abitazioni, come ha sottolineato il proprietario di un appartamento che entro il 4 giugno ha ricevuto l’ordinanza di buttare giù: «Io da casa non me ne vado – ha detto – mi hanno dato il numero civico, pago l’Ici, ho pagato gli oneri e sono accatastato e domani sono sotto i ponti. Questo è l’aiuto che ci dà questo Movimento?».
A luglio il comitato ha presentato un esposto per deturpamento delle bellezze naturali nei confronti dei proprietari dell’area che hanno realizzato l’impianto di discarica. Ci sono dei ripetuti accertamenti – spiegano i cittadini – della Soprintendenza di Pisa, che hanno evidenziato la mancata armonizzazione dell’impianto con l’ambiente naturale circostante. Riporta il Tirreno:
«I proprietari della discarica – ha aggiunto Scaffidi – stanno cercando di ottenere il rinnovo delle autorizzazioni per poter, nell’eventualità che il giudice dia ragione a loro sul passaggio dei camion sulla strada, aprire l’impianto». Nell’esposto si sottolinea come l’autorizzazione paesaggistica a suo tempo rilasciata dal Comune di Livorno sia ampiamente scaduta, il che è un ostacolo all’apertura dell’impianto. «Chi li blocca oggi – prosegue Scaffidi – sono le autorizzazioni scadute, e la vicenda della strada che al momento risulta privata e comunque non idonea al passaggio dei mezzi pesanti».
La sentenza porrà forse la parola fine a tutta questa vicenda? La missiva sembra spedita in un periodo non certo casuale.
(in copertina ANSA/FRANCO SILVI)