“Non chiamatemi prostituto, sono un escort gay”

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Nella notte parigina il sesso a pagamento omosessuale nasce nei bar: ecco le testimonianze di tre protagonisti.



Jeremy ha 22 anni, studia all’Accademia Nazionale di Danza francese a Parigi ed era innamorato. “A settembre 2009 incontra un giovane ragazzo africano di cui si innamora. Ma le cose si complicano man mano: il permesso di soggiorno del suo compagno scade e l’amministrazione si rifiuta di concedere lo status di rifugiato politico al ragazzo proprio perchè omosessuale. ‘Trovammo un avvocato dall’eccellente reputazione”, racconta Jeremy a Rue 89, “ma ci chiese di sborsare 7000 euro per la procedura’. Jeremy si paga gli studi con un lavoro part-time in una profumeria: “Come trovare tutto il denaro necessario entro tre mesi, e come pagare la quota anticipata di mille euro? L’unica soluzione era quella di diventare un escort”.

ESCORT – Sono storie di prostituzione maschile d’alto bordo quelle raccontate dalla rivista online francese Rue89, che si immerge nel misterioso e trasgressivo mondo del sesso omosessuale a pagamento parigino. Tre sono le storie che la rivista racconta: una, quella di Jeremy, finisce con un rapporto sentimentale concluso ma con una nuova professione trovata, per il ragazzo:“Durante i primi mesi, tornavo a casa tutte le sere piangendo. Mi sembrava di lasciare ogni volta un pezzo del mio onore ad ogni appuntamento. Ma, con il tempo, uno si abitua e si trova più a suo agio”. Non chiamateli prostituti, o gigolo, o “ragazzi a chiamata”: si tratta di escorting, vero e proprio. “Le tariffe sono molto più elevate, e abbiamo il lusso di scegliere i nostri clienti. Pochi sono i ragazzi che fanno quest’attività per necessità. Alcuni amano farsi pagare, altri lo scelgono perchè amano vivere nel lusso”, raccontano gli addetti del settore, sentiti dalla rivista.



LE STORIE – Un mondo, quello di Jeremy, Medhi e Alexander (nomi fittizi, ovviamente), nasce nei locali gay la sera o, più di frequente, sugli appositi portali online di appuntamenti omosex: così hainiziato Medhi. “Ho riflettuto moltissimo prima di iscrivermi al sito. Poi ho deciso, ho messo i miei dati e le mie coordinate, e ho aspettato che due clienti seri mi contattassero. E ho fissato l’appuntamento“. Per Medhi, tutto questo, è e deve rimanere un segreto: “La mia famiglia non lo sa e non lo saprà mai. Non è vergogna, quella che provo: semmai un po’ di disgusto”. Insomma, per Medhi la sua doppia vita non è fonte di serenità come la è quella del suo collega Alexandre: “E’ stato un ragazzo di 19 anni a trovare il mio indirizzo MSN su un sito di incontri gay, e mi ha proposto di essere pagato per qualche dolcezza. Ho accettato e ci siamo incontrati. Ormai sono due anni che esercito, e dopo la prima volta, mi sono detto che avrei potuto innalzare sia le tariffe, che il numero dei clienti. Il mio metodo è infallibile”, ci spiega il bisessuale parigino di 19 anni: “Chiedo ai clienti quanto sarebbero disposti a pagare, aggiungo il 50% e chiedo quella cifra”.

DOPPIA VITA – Certo, quando entri nel giro la tua vita diventa un po’ più difficile: “Ho un accordo con un gestore di un bar gay. Se faccio bere un po’ i miei clienti, poi lui mi mette a disposizione un’appartamento privato per gli incontri”, spiega Jeremy. “Però poi i clienti mi abbordano anche quando sono li per fatti miei, o con amici, solamente per bere qualcosa”. Quali i clienti tipici di questo mondo? Sono tre: “C’è l’uomo sposato, che ha scoperto tardivamente la sua omosessualità, o che ha a volte solo bisogno di parlare; poi c’è l’uomo attivo e superindaffarato, che quando è di passaggio a Parigi vuole tirare un colpo veloce ad un bel ragazzo; e poi c’è il ragazzo di 25 anni che ha avuto un colpo di fulmine e vuole passare una bella notte con me”. Comunque, soprattutto per Alexandre, che è il più coinvolto in questa dinamica, tutto questo un giorno avrà una fine: “Quando troverò un lavoro stabile, smetterò. E’ solo un periodo della mia vita: più avanti, mi guarderò indietro ridendo della mia stupidità”.