Il futuro dell’auto è senza pilota

Categorie: Tecnologia

La prossima rivoluzione nel settore dei trasporti non sarà determinata dall'avvento di nuovi propulsori o di nuove fonti d'energia, ma dall'affermarsi dei sistemi di guida automatica

Tra qualche anno appariranno sul mercato le prime vetture dotate di autopilota abbastanza efficiente da non richiedere intervento umano, tra una decina d’anni saranno più sofisticate e pronte a invadere i mercati, le previsioni parlano di almeno una decina di milioni di auto-robot ( o driverless) sulle strade del pianeta tra un ventina d’anni, una progressione probabilmente destinata ad arrestarsi solo con la sparizione quasi generale dei veicoli  affidati a conducenti umani.



Esiste già un evidente gradimento tra i consumatori per le auto-robot

 

VIA LIBERA ALLA SPERIMENTAZIONE – Quattro stati americani,  Michigan, Florida, Nevada e di recente la California si sono dotati di leggi che permettono la sperimentazione delle auto senza pilota sulle strade. Audi è la prima casa produttrice che ha ottenuto il permesso in California ed è subito partita con i test, schierando una piccola flotta di A7 che a differenza delle auto di Google, che in California scorrazzano da tempo senza però impegnare le strade in totale autonomia, non esibiscono strane e vistose appendici, tutti i sensori necessari sono infatti più nascosti, se non invisibili e integrati nella silhouette della berlina



UN PLOTONE ALL’INSEGUIMENTO – Audi non è la sola, Nissan, Mercedes, Toyota, Ford e General Motors sono avanti con i lavori e stanno sperimentando diversi tipi di approcci al tema dell’auto driverless, diversi produttori offrono già numerosi modelli con automatismi avanzati, capaci ad esempio di parcheggiare da soli, seguire il traffico in autostrada tenendo la distanza di sicurezza dal veicolo che li precede e rimanendo ben ferme nelle corsia di competenza. Tutte abilità che dimostrano che lo stato dell’arte è ormai prossimo a veder giungere alla maturità commerciale anche i veicoli capaci di muoversi in ogni situazione privi di pilota.

ALLA CONQUISTA DEL MERCATO – General Motors prevede di mettere sul mercato auto capaci di muoversi in parte autonomamente entro il 2017, con l’introduzione progressiva di un pacchetto per l’automazione denominato Super Cruise sui modelli Cadillac e poi la sua diffusione agli altri marchi del gruppo. Automazioni già in parte presenti su alcuni modelli di Mercedes, Acura e Subaru in vendita sul mercato americano. Nel 2025, tra 10 anni, secondo uno studio di IHS Automotive ci saranno in strada più di 200.000 veicoli nel mondo, che dieci anni dopo saranno più di dieci milioni, certificando con la loro presenza l’ingresso nell’era delle auto senza pilota.



Una Audi A7 in prova sulle strade della California

UNA RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI – Prima delle auto sarà probabilmente il settore dei veicoli commerciali, senza grosse differenze tra leggeri e pesanti, quello che vedrà la prima applicazione massiccia della tecnologia, perché è chiaro che il sistema si presta moltissimo a sollevare gli autisti dai percorsi di routine come possono essere i giri di consegne in città o il recapito di merci sula lunga distanza attraverso le autostrade. La progressiva introduzione di questi automatismi porterà comunque una rivoluzione di cui si possono già intravvedere alcune peculiarità e che potrebbe spingersi fino alla sparizione delle auto a guida umana.

L’AUTOPILOTA GUIDA MEGLIO – Uno dei presupposti indiscutibili sui quali si fonda l’adozione dell’autopilota è infatti che le intelligenze artificiali alla guida siano migliori di quelle umane, anche perché non potranno avventurarsi su strada fino a che non avranno dimostrato di esserlo davvero. Niente colpi di testa, niente infrazione delle regole, niente stanchezza o distrazioni, nessuna delle debolezze umane che tanto contribuiscono alla quotidiana strage sulle strage. Un presupposto che apre la strada a un futuro ancora nebuloso, ma sicuramente di grande cambiamento per il mondo dell’auto e dei trasporti.

Un Caterpillar 797

DOVE SONO GIÀ AL LAVORO – Nella miniera di ferro di Jimblebar sei enormi Caterpillar 797 hanno completato nell’aprile scorso un primo test della durata di sei mesi, dopo di che la compagnia Iron Ore ne ha messi in pista altri sei al servizio della miniera di Wheelarra. Gli enormi mezzi sono del tutto autonomi e compiono la loro routine di carico, trasporto e scarico 24/7, fermandosi solo per i rifornimenti e non perdendo un colpo. Il presidente della compagnia ha spiegato la scelta proprio con la maggiore sicurezza e affidabilità offerta dal sistema automatico rispetto ai conducenti umani, che ora non sono più esposti ai rischi presenti lungo le piste che percorrono l’outback australiano a cavallo del Tropico del Capricorno, ma che in definitiva hanno anche finito per perdere il lavoro. Iniziative simili sono già in progetto anche in Canada, dove gli enormi mezzi servono le cave di sabbie bituminose e sembra ovvio che se il loro impiego è tanto conveniente, presto si diffonderanno ovunque siano all’opera questo tipo di mezzi, Mezzi che non sono fatti per frequentare le strade normali, ma che comunque operano in ambienti che pongono problemi non inferiori a quelli posti dal traffico, visto che devono muoversi con ogni tempo là dove le strade sono appena piste battute.

I POSTI DI LAVORO CHE SI PERDERANNO – La disponibilità di auto senza pilota potrebbe paradossalmente portare non solo alla scomparsa di tassisti, corrieri, camionisti e in genere di chi guida per professione, che come molti altri prima di loro perderebbero il lavoro a causa della diffusione dell’automazione, ma potrebbe anche ridurre drasticamente il numero delle auto in circolazione. Ha infatti senso e una grande convenienza ipotizzare che gli automobilisti non più tali del futuro risparmieranno molto associandosi o iscrivendosi a un servizio di noleggio quasi ubiquo che fornisca loro una vettura a richiesta.

Una Google Car senza pilota

MENO VEICOLI PRIVATI – A differenza di quanto accade ora con i diversi sistemi di noleggio queste auto non avrebbero bisogno di essere prelevate e rese a un deposito o un parcheggio, ma potrebbero prelevare e lasciare i loro clienti ovunque, visto che saranno in grado di passare da un cliente all’altro senza soluzione di continuità e senza l’intervento di personale umano, rispondendo alle chiamate e passando poi ad altro una volta esaurito un incarico in totale autonomia. Il che a conti fatti partendo dalla considerazione che oggi una vettura media passa il 90% del suo tempo parcheggiata, dovrebbe ridurre decisamente il volume del parco circolante ottimizzandone di molto l’utilizzo, anche se la totale soppressione dei tempi morti non è ipotizzabile, visto che di notte le vetture continueranno a riposare come la maggior parte dei loro potenziali passeggeri.

UNA PIETRA MILIARE PER LA SICUREZZA – Nel mezzo però ci aspettano alcuni decenni di transizione verso il nuovo modello di trasporto, durante i quali la situazione evolverà progressivamente verso quello che ormai appare un destino ineluttabile, che potrebbe portare anche all’abolizione quasi completa della guida umana un giorno che i sistemi si riveleranno superiori in tutto e per tutto al conducente professionale, obiettivo che già oggi appare a portata di mano. Allora sarà naturale per il legislatore favorire una transizione che a conti fatti non farà risparmiare solo denaro e risorse, ma anche una quantità considerevole di vite umane perse negli incidenti stradali. Vittime alle quali l’ONU ha dedicato un apposito giorno della memoria (che cade il 16 novembre) perché la situazione è obbiettivamente fosca e i numeri sono quelli di una strage.

I NUMERI DI UNA STRAGE – Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ogni anno muoiono per gli incidenti stradali più di un milione e duecentomila persone, molti di più di quanti muoiono per tutte le guerre, gli incidenti sono la principale causa di morte nella fascia d’età 15-29 e nella metà circa dei casi uccidono «utenti della strada vulnerabili» risultando nell’investimento di pedoni, ciclisti e motociclisti. Gli incidenti sono da un lato alimentati dalla qualità dei mezzi, poiché il 91% degli incidenti mortali si verifica nei paesi a basso e medio reddito, che però ospitano sulle loro strade solo la metà dei veicoli circolanti nel mondo, ma anche perché solo 28 paesi hanno leggi che affrontano tutti quelli che l’OMS definisce «i cinque fattori di rischio» (la velocità, il consumo di alcolici, la mancanza di casco, cinture di sicurezza e sistemi per la ritenuta dei bambini). Si determina così una situazione nella quale solo il 7% della popolazione mondiale è protetta dai principali rischi da leggi adeguate, che comunque non impediscono una strage che anche nel nostro paese reclama più di 3.000 vittime all’anno e un numero ancora più alto di feriti, mutilati o invalidi.

UNA STRADA IN DISCESA – La prevedibile riduzione del numero delle vittime e gli enormi risparmi realizzabili su scala collettiva sembrano decisamente spianare la strada ai veicoli a guida automatica sia dal punto di vista economico che da quello etico, tanto che già oggi l’idea delle auto senza pilota trova supporto anche tra la maggioranza dei consumatori, che in tutti i sondaggi si esprimono a favore della novità e non mostrano alcuno dei timori irrazionali che un tale salto tecnologico e culturale potrebbe comprensibilmente eccitare. La strada per i veicoli driverless è tutta in discesa.