Pronti via e la Germania segna. Ma non con il suo centravanti, né con la batteria di trequartisti. Come nell’esordio in questa competizione continentale a sbrogliare la matassa è un centrale difensivo, in questo caso Jerome Boateng e non Mustafi, di destro e non di testa. Poteva chiudersi subito, peraltro, il match se Ozil non si fosse portato cinque minuti dopo sul dischetto con sufficienza e presunzione: Kozacik para, ma la Slovacchia fa catenaccio difendendo persino lo svantaggio (d’altronde il ct è Kozak, centravanti della Lazio di Reja più arcigna e difensiva). Poi proprio mentre la Slovacchia mette il muso fuori e sfiora il pareggio con Kucka, il colpo di grazia targato Draxler-Gomez.
Schema classico da calcio d’angolo: palla al limite dell’area, ad avventarsi sulla lunetta è Jerome Boateng, forse quello con i piedi peggiori tra i campioni del mondo. Coordinazione perfetta, il portiere slovacco non può vedere il tiro partire, siluro a segno.
Nella guerra di sguardi dei secondi precedenti al rigore, si era già capito come sarebbe finita. Kozacik gli occhi della tigre, Ozil al massimo del gatto maculato. Rigore storico: è il primo che la Germania sbaglia in una fase finale dell’Europeo. Una grana in più per Mesut, criticato in patria perché non canta l’inno (è di origini turche).
Draxler fa quello che vuole sulla sinistra. Più che una discesa palla al piede, sembra uno slalom gigante. Arrivato sul fondo si permette anche il cambio di direzione e serve Mario Gomez a ridosso dell’area piccola. Da cecchino, l’ex viola la mette dentro senza complimenti.
Il migliore in campo, Julian Draxler. Che dopo aver dispensato gioco per tutti, decide di mettere il suo nome nel tabellino dei marcatori. Bella coordinazione, opportunismo da centravanti