Non ci fu alcun incidente. Giulio Regeni fu marchiato e seviziato da professionisti della tortura, a distanza di giorni. Il suo corpo utilizzato come una lavagna, con alcune lettere incise con una lama. È quanto rivela l’autopsia del ricercatore 28enne scomparso dal Cairo lo scorso 25 gennaio e trovato senza vita 9 giorni dopo, il 3 febbraio, alla periferia della capitale egiziana.
Dalle oltre 200 pagine di relazione dopo l’esame autoptico del professor Vittorio Fineschi emerge che Regeni fu colpito e marchiato brutalmente da più persone e in momenti diversi. Lo raccontano oggi Carlo Bonini e Giuliano Foschini su Repubblica:
Nelle 225 pagine di esame autoptico il professor Fineschi fa un lungo esame delle torture subite da Giulio: ossa rotte, denti spezzati, tumefazioni ovunque. Segnala però alcuni particolari decisivi: qualcuno ha tracciato alcune lettere sul suo corpo. “Sulla regione dorsale – scrive Fineschi – a sinistra della linea si trovano un complesso di soluzioni disposte a confermare una lettera”. Stessa cosa all’altezza dell’occhio destro, a lato del sopracciglio. E poi sulla mano sinistra dove c’era una X. Lettera presente anche sulla fronte.
Giulio Regeni sarebbe stato colpito con pugni e bastoni. Raccontano ancora Bonini e Foschini su Repubblica:
Cinque i denti fratturati. Rotte anche le due scapole, l’omero destro, il polso, le dite delle due mani e dei due piedi, con entrambi i peroni ridotti in poltiglia. Ovunque ci sono segni di tagli e bruciature. “Si possono ipotizzare – si legge ancora nell’autopsia – che lo abbiano colpito con calci, pugni, bastoni, mazze” per poi scagliarlo ripetutamente a terra o contro alcuni muri. “Alcune lesioni cutanee – concludono i medici legali – hanno caratteristiche che depongono per una differente epoca di produzione avendo un timing differenziato”.
(Foto da archivio Ansa)