L’inchiesta sul petrolio, che giovedì sera ha portato alle dimissioni del ministro per lo Sviluppo Economico Federica Guidi, si estende anche alle forze armate. Le indagini sull’impianto di Tempa Rossa, a Pontenza, hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati del Capo di Stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi, e di Valter Pastena, dirigente della Ragioneria dello Stato.
Le accuse per loro vanno dall’associazione a delinquere, al traffico di influenze, passando per l’abuso d’ufficio. Stessi capi d’imputazione contestati a Gianluca Gemelli, convivente della Guidi. Intanto l’opposizione è sul piede di guerra, attacca il governo e Maria Elena Boschi in primis annunciando la mozione di sfiducia. A votare contro l’esecutivo saranno M5S, Lega, Sel, Forza Italia, Fdi, e Conservatori e Riformisti.
Matteo Renzi intanto, da Washington risponde con calma, ricordando che «ormai le mozioni di sfiducia sono settimanali». «Tempa Rossa – afferma – è un provvedimento giusto, sacrosanto. Io stesso l’avevo annunciato: porta investimenti stranieri e posti di lavoro». Il premier sottolinea come la Guidi non abbia commesso reati ricordando solo «Una telefonata inopportuna che riguarda solo lei e con grande serietà si è dimessa a dimostrare che con noi qualcosa è cambiato». Il grillino Di Battista replica ancora, ricordando che i posti di lavoro generati da investimenti sulle rinnovabili sarebbero decisamente maggiori.
L’ammiraglio De Giorgi, intanto, rigetta ogni accusa e si dice estraneo ai fatti: «Non conosco sulla base di quali fatti il mio nome venga associato a questa vicenda – ha detto De Giorgi – La cosa mi sorprende e mi amareggia, e tutelerò la mia reputazione nelle sedi opportune».
(Photocredit copertina: ANSA/ GUIDO MONTANI)