Guido Olimpio: quando il giornalismo è troppo amico dei servizi segreti

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L'inviato speciale del Corriere della Sera condannato per un articolo sul quotidiano. E la difesa in tribunale...

Nelle settimane, mesi e anni che sono seguiti al 9/11 il Corriere della Sera è stato la maggiore fonte di allarmi nei confronti di persone, organizzazioni o paesi variamente musulmani. Una produzione incessante di analisi e di storie puntate come frecce prima contro i talebani e Bin Laden, poi contro Saddam e infine contro l’Iran.



LE INIZIATIVE BELLICHE – Solo il deflagrare delle primavere arabe sembra aver disorientato a tratti il Corriere e i suoi emuli, per il resto evidentemente interessati ad assecondare le iniziative belliche occidentali a qualunque costo. Si farebbe però torto a un autoproclamato patriota come Renato Farina e ad altri colleghi se si negasse l’esistenza di altri volenterosi disposti a ingannare i propri lettori in nome della patria o di qualunque altra giustificazione ideologica o venale li abbia spinti a infrangere dolosamente l’etica professionale. Parecchie redazioni strategiche sono state occupate da personale specializzato che nell’ultimo decennio ha battuto e ribattuto all’unisono le stesse notizie ed echeggiato la stessa pessima propaganda.

 



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IL CASO ALLAM – Il Corriere della Sera ha schierato una serie di firme caratterizzata dall’essere perfettamente sincronizzata sul meridiano di Washington, che non ha esitato a metterci del suo. Il campione è stato sicuramente Magdi (ora) Cristiano Allam, che dalle pagine del Corriere e da quelle del suo forum ha letteralmente coltivato una platea d’estremisti terrorizzati dall’invasione islamica. Indimenticabili certi suoi articoli, che gli sono valsi il soprannome di Pinocchio d’Egitto, presto dimenticati invece i suoi libri, dei quali rimane solo lo slogan “io amo” che alla fine è stato abbinato a una varietà di luoghi che spazia da Israele alla Lucania  e poi è diventato il nome del suo partito.

LO SPINNING – Degni di nota per la furia che vi infondeva, i confronti con i poveri esponenti dell’UCOII, che dalle colonne del Corriere sono stati accusati di tutto, con Allam che arrivò persino a pubblicare mail personali di un leader dei musulmani italiani nel tentativo di screditarlo. Lo fece accusandolo di bigamia, tirando in ballo una sua relazione con una signora che non aveva mai sposato e senza mai spiegare la sua idea di bigamia senza matrimonio o senza accusare, vedi tu, Berlusconi d’essere poligamo. Quelli dell’UCOII però non saranno i soli ad essere accusati ingiustamente e indicati all’opinione pubblica come mostri. La tecnica è quello dello spinning, non importa che le notizie siano attendibili e spesso non importa neppure che siano verosimili, importanto che siano tante e costanti del tempo, l’importante è che “giri” (to spin, come una trottola) il concetto che quel tale nemico è cattivo e ne combina di tutti i colori . Fu così Saddam diventò un complice degli estremisti islamici per molti occidentali e fu così che ancora di più temettero davvero un’ondata di terrore che in Occidente non c’è mai stata, come non c’è traccia della paventata invasione musulmana.

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IL CORRIERE – L’epicentro italiano di questo spin è stato sicuramente il Corriere della Sera, che per mezzi e capacità di penetrazione, nell’opinione pubblica come tra le élite e il resto della comunità dei giornalisti, non ha avuto rivali. Così come non ha avuto rivali la professionale determinazione con la quale in via Solferino hanno assolto al compito anche una volta che la tensione anti-islamica è evaporata, tra il fallimento delle guerre e la crisi economica, lasciandoci storditi in mezzo alle primavere arabe. Non sono mancati i riconoscimenti per questa opera preziosa: Allam, eletto al parlamento europeo, anche se non gli dev’essere piaciuto perché non c’è mai andato e ora si è avviato verso l’autocombustione provocata da quella che sembra un’incontenibile ambizione e dalle troppe giravolte. Ma non sono mancati neppure i problemi, perché fino a che ti diverti a spargere voci inverosimili su Saddam e Ahmadinejad rischi poco, ma quando cominci ad indicare le persone con i nomi e cognomi associandole ad accuse gravissime, c’è il rischio che qualcuno te ne chieda conto.

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LA STRAGE DEGLI INNOCENTI – Il Corriere della Sera ha puntato diverse volte il dito contro degli innocenti. Persone che nell’isteria di un paese che sembrava dovesse essere scosso da un momento all’altro da un attacco “dal di dentro”, vennero prese senza tanti complimenti e fatte oggetto d’attenzioni giudiziarie inutili e spesso di provvedimenti inutilmente afflittivi e trattamenti degradanti. Non è stata quindi una “jihad giudiziaria” ad abbattersi sul Corriere e alcuni dei suoi giornalisti impegnati in queste attività. Questa  ad esempio è la tesi formulata da Valentina Colombo, la moglie di Allam,  citando la costituzione di un’associazione musulmana gemella dell’Anti Defamation League ebraica, nel ricordare la raffica di citazioni ricevute dal marito, almeno una delle quali risulta poi avergli procurato una condanna per diffamazione.

IL CASO OLIMPIO – Non diversamente è andata a Guido Olimpio, inviato speciale negli Stati Uniti sempre sul pezzo e colonna degli esteri, tanto che fu lui ad essere incaricato di scrivere l’articolo per il Corriere della Sera il giorno della strage di Utoya e fu lui a indicare prontamente la pista qaedista, quando ormai si sapeva che l’attentatore era un biondo norvegese e nonostante le autorità norvegesi non avessero emesso un fiato a proposito di musulmani. Ma questo è un infortunio che può capitare a chiunque in fondo al Corriere è capitato prsino di dare la notizia secondo la quale in Iran avevano stabilito che gli ebrei dovessero girare con un nastro giallo al braccio. La bufala di un giornalaccio canadese di proprietà di un estremista ebraico, pubblicata lo stesso ben sapendo che fosse tale, come se si riferisse di voci dotate di un minimo fondamento. E poi di presentare le ninja iraniane tra le armi del regime e poi ancora. Anche di Olimpio ho memoria e archivio di altri articoli sfortunati, ma questo genere d’attività non porta problemi, dove Olimpio ha trovato problemi è stato quando ha puntato il dito e ha fatto nomi e cognomi di persone che stavano nel nostro paese. Per questo è stato condannato di recente a risarcire chi ha accusato ingiustamente.

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TUTTA LA STORIA – La storia la racconta Luca Bauccio a Silvia Cattori. Bauccio è tra i fondatori di YouReporter e avvocato specializzato nella difesa dei diritti civili e umani. Lo stesso che ha ottenuto la condanna di Allam citata in precedenza e che si è impegnato in numerosi altri processi che hanno visto protagonisti, loro malgrado, diverse vittime della frenesia antiterroristica. Vittime che si contano a centinaia. Riassume Cattori:

Guido Olimpio aveva scritto nel 1997 sul quotidiano Corriere della Sera che i dirigenti della banca Al Taqwa, i signori Nada e Himmat, finanziavano il terrorismo. Questa menzogna è stata ripresa nel mondo intero da giornalisti, o ignoranti o complici perché legati a dei servizi segreti.
Il loro nome screditato, la loro banca è fallita, la loro vita si è trasformata in un incubo. Oggi, dopo 14 anni di sofferenze, la Corte d’Appello di Milano ha reso loro giustizia condannando Guido Olimpio per falsità e diffamazione.

 

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Bauccio spiega il percorso gudiziario e le condanne riportate da Olimpio:

L’ultima condanna è della Corte d’Appello di Milano, Sezione civile. Il procedimento è nato come un procedimento penale. E anche la Corte d’Appello penale di Milano aveva condannato nel 2005 Guido Olimpio. Poi il procedimento è andato in Cassazione; poi è tornato alla Sezione civile, anche perché il reato intanto si era prescritto. È una sentenza di alcune settimane fa [26 dicembre]. Il motivo della condanna consiste in questo: la Corte d’Appello di Milano ha verificato che tutte le affermazioni di Guido Olimpio rivolte contro l’ingegner Nada e il signor Himmat erano false.

Le procure hanno indagato e scoperto che non c’era nulla di vero in quanto affermato da Olimpio, che si è difeso, sempre secondo Bauccio:

Guido Olimpio nel processo -questo è un fatto molto importante e in qualche modo lo giudico scandaloso- si è difeso producendo dei rapporti dei servizi segreti.

Ma non basta, perché l’avvocato aggiunge accuse ancora più gravi

In più, nel nostro caso, -lo aveva accertato già il Tribunale nel 2003 e oggi la Corte d’Appello lo ha ribadito- Guido Olimpio ha falsamente affermato che quei dossier dei servizi segreti avevano una data anteriore al suo articolo: “Io ho letto questi dossier e quindi ho pubblicato la notizia”. Ma noi abbiamo scoperto nel processo, e lo abbiamo dimostrato, che due dei tre dossier, quelli decisivi, erano successivi all’articolo. Quindi, come ha ritenuto anche la Corte penale d’Appello di Milano, è probabile invece che i servizi segreti abbiano copiato o preso spunto dall’articolo di Guido Olimpio e non il contrario.

LA SEDE PROCESSUALE – Secondo l’avvocato Bauccio e il tribunale, Olimpio è quindi responsabile della distruzione degli affari e della reputazione dei due banchieri (un egiziano e un siriano) della loro banca. E in sede processuale si è comportato anche peggio:

E questi dossier, io lo dico chiaramente perché sono atti del processo, sono stati presentati al giudice con la data cancellata. Questo è veramente gravissimo. I dossier avevano la data cancellata ; e Guido Olimpio ha dichiarato che erano precedenti. Noi abbiamo dimostrato che erano successivi. Ma se non ci fossimo riusciti saremmo rimasti schiacciati da questo imbroglio. Questo è gravissimo, gravissimo.

In effetti non si riesce ad immaginare niente di più grave di un giornalista che agisce di concerto con i servizi segreti, quali che siano le sue motivazioni e ancora più grave è che i servizi italiani abbiano offerto quei dossier da portare al massacro in tribunale, perché non si parla di dossier falsi, ma di veri dossier dei servizi, contenenti gli stessi falsi prodotti da Olimpio e a lor volta falsificati nella data.

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LA GENESI DEL PASTICCIO – Quale che sia la genesi di questo pasticcio, qualcuno dei servizi dovrebbe essere chiamato a risponderne prima ancora di Olimpio, perché non può esistere il sospetto che ci sia in attività un emulo di Pio Pompa e che le betulle siano di più di quante non siano state scoperte. La notizia non ha avuto però alcuna rilevanza ed è evidente l’interesse da parte del Corriere della Sera a sopire, come peraltro sembra interesse dello stesso Olimpio. Che peraltro ho provato a interrogare in merito a questa vicenda senza grande successo, dopo avermi detto che si riservava d’indicarmi un paio di cose, non ha più risposto a una email nella quale riassumevo gli stessi dati e le stesse domande che pongo ora. Ovviamente lo potrà fare in seguito se lo desidera. Al di là della vicenda specifica, la legge numero 801 del 1977 fa divieto ai giornalisti professionisti di intrattenere rapporti con i Servizi segreti e dal racconto dell’avvocato Bauccio pare proprio che il tribunale abbia accertato l’esistenza di rapporti del genere, lo stesso Olimpio prima avrebbe detto di aver ottenuto l’informazione dai servizi e poi avrebbe prodotto a sua difesa documenti dei servizi, che non risulta siano stati trafugati.

 

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SPIONI E GIORNALISTI – La vicinanza di Olimpio all’ambiente delle spie e degli spioni è peraltro testimoniata curiosamente anche da Wikileaks, che ha pubblicato uno scambio di posta elettronica tra Olimpio e Fred Burton, vicepresidente di Stratfor, la corporation texana ultimamente sotto accusa di essersi costituita come una specie di CIA in vendita al miglior offerente. Una mail che rivela una certa familiarità tra i due, uno dei quali (Burton) per tutta la vita ha lavorato per i servizi americani e si è messo in proprio da appena tre anni. Una mail non dimostra niente e forse i due si conoscono perché giocano insieme a burraco, ma ad unirli c’è una coincidenza temporale durante la quale tutti e due hanno avuto rapporti con i serivizi segreti e hanno abitato nello stesso paese, gli Stati Uniti.

LE CITAZIONI – E dai servizi italiani Olimpio è sicuramente stimato, come dimostrano le numerose citazioni che raccoglie sulla rivista del Sisde che, curiosa coincidenza, ospita anche due analisi della già ricordata Valentina Colombo in Allam. Non potebbe essere altrimenti vista la frequenza e la sicurezza con la quale afferma di conoscerne le dinamiche interne e le evoluzioni, fino a restituirne delle specie d’interpretazioni autentiche che, più probabilmente, altro non sono che ciò che gli stessi servizi vogliono diffondere attraverso la grancassa di uno dei due maggiori quotidiani italiani.

IL PUBBLICO INTERESSE – Si tratta in ogni caso di storie che Guido Olimpio e il Corriere della Sera dovrebbero avere interesse a chiarire, anche perché non sono le sole e ce ne sono molte altre simili, e c’è in discussione la credibilità del prodotto editoriale e di tutta la redazione, che per molti anni ha dovuto subire una situazione del genere. Una situazione  che ovviamente chiama in causa anche le responsabilità dei direttori del passato e del presente, che dovrebbero chiarire se tutto questo sia accaduto a loro insaputa e se intendono assumersene la responsabillità, almeno nel senso di abiurare comportamenti del genere e provvedere affinchè ai lettori del Corriere non siano più vendute le veline dei servizi segreti travestite da notizie.

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