Hamilton da vergogna, se la prende con il nipote perché «non si veste da maschio»: si scusa, ma non basta
27/12/2017 di Gianmichele Laino
Come vogliamo chiamarlo? Testa-coda? Uscita di pista? Fatto sta che il video del campione del mondo Lewis Hamilton è davvero da bandiera nera (quella che, in Formula Uno, indica la squalifica). Il britannico, infatti, davanti a una platea virtuale di 6 milioni di followers si è fatto beffe del nipote che, nel giorno di Natale, si era vestito da principessa.
Su Instagram, il pilota di Formula Uno si è concesso un lungo rimprovero al malcapitato ragazzino, minorenne, che aveva scelto proprio un lungo vestitino viola e rosa (con tanto di fiocchetto giallo all’altezza del petto) come outfit per il pranzo natalizio.
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«Sono così triste, guardate mio nipote – dice Hamilton nel video -. Perché stai indossando questo vestito per Natale? Perché hai chiesto un abito da principessa per Natale?». Il nipote risponde che quell’abito gli piace, non capisce i rimbrotti dello zio, che rincara la dose: «I maschi non indossano abiti da principessa».
Una battuta infelice, una vera e propria violenza ai danni di un minore che – a causa del video del pilota – è stato dato in poco tempo in pasto ai social network. Che, tuttavia, si sono scagliati violentemente proprio contro Lewis Hamilton. Inevitabili, infatti, le critiche al campione del mondo, accusato di essere omofobo, di non rispettare la volontà di un ragazzino, di agire in maniera spropositata, di aver utilizzato il volto di un minore per farsi (una pessima) pubblicità sui social.
HAMILTON, LE SCUSE DOPO IL VIDEO
Lo stesso Hamilton, d’altronde, si è reso conto di aver esagerato e, passata la bufera social, ha scritto una serie di tweet di scuse. «Ieri ho preso in giro mio nipote e ho realizzato di aver usato parole inopportune e ho rimosso il post – ha scritto Hamilton -. Non avevo intenzione di offendere nessuno. Adoro il fatto che mio nipote ami esprimersi come crede come tutti dovremmo. Le mie scuse più profonde, perché non si può accettare che qualcuno, non importano le origini, sia emarginato o inquadrato in uno stereotipo. Avrà sempre il mio sostegno chi vive la sua vita esattamente come lo desidera e spero che questo mio scivolone venga dimenticato».
Yesterday I was playing around with my nephew and realised that my words were inappropriate so I removed the post. I meant no harm and did not mean to offend anyone at all. I love that my nephew feels free to express himself as we all should.
— Lewis Hamilton (@LewisHamilton) 26 dicembre 2017
My deepest apologies for my behaviour as I realise it is really not acceptable for anyone, no matter where you are from, to marginalise or stereotype anyone.
— Lewis Hamilton (@LewisHamilton) 26 dicembre 2017
I have always been in support of anyone living their life exactly how they wish and I hope I can be forgiven for this lapse in judgement.
— Lewis Hamilton (@LewisHamilton) 26 dicembre 2017
Ma queste scuse così politically correct non convincono più di tanto. Il pubblico della rete si chiede quale sia il vero Hamilton: quello che, d’impulso, ha pubblicato un video palesemente omofobo e di pessimo gusto o quello che, a tavolino, pianifica con i suoi social media manager delle scuse che, alla luce di quanto visto, suonano come false e tardive. Davvero una brutta storia di Natale.