I padroni della stamperia – 1: Il Corriere della Sera

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Il grande patto di sindacato, con Mediobanca, Fiat e i grandi dell'industria. Il contropatto di Rotelli, le manovre di Della Valle e gli ultimi arrivati. Chi controlla la galassia RCS?

“La libertà di stampa è garantita solo a chi possiede una stamperia”: così diceva Abbot J.Liebing, storico e sagace giornalista che ha lavorato al New Yorker dal 1935 in poi. In realtà, in inglese, il gioco di parole rende meglio: “Freedom of the press is guaranteed only to those who own one”, gioco di parole, dunque, fra stamperia e stampato. E in Italia, chi possiede la stamperia?



L’EDITORE  – Parte con questo pezzo un ciclo di approfondimenti che Giornalettismo effettuerà sui padroni della stampa italiana. Sul salotto buono, sui movimenti finanziari, i bradisismi, le scelte politiche degli editori: perché alla fine della fiera, come diceva Liebing, dalla proprietà del giornale non si può certo prescindere. Perché anche nel caso dell’editore più liberale del mondo, che lasci i suoi giornalisti liberi di scrivere quel che vogliono, rimane, potenzialmente, l’occasione di intromettersi nella vita di redazione e influenzarne le dinamiche. Così, vale la pena almeno capire con chiarezza chi sono, in Italia, i padroni dei giornali, quali sono i loro nomi e i potenziali conflitti di interesse.

CORRIERE DELLA SERA – Partiamo dal principe dei giornali italiani, il Corriere della Sera fondato nel 1876 a Milano da Eugenio Torelli Violler. Dal 1976 le tipografie di Via Solferino vengono azionate dalla società editrice Rizzoli, fondata a Milano da Angelo Rizzoli nei primi anni del ventesimo secolo. Il primo magazine andato in stampa fu Novella, oggi Novella 2000. Molta acqua è passata sotto i ponti e molte traversie hanno caratterizzato la storia dell’editore Rizzoli, oggi colosso editoriale con il nome di Rizzoli-Corriere della Sera Mediagroup, salotto buono della finanza italiana , centro pulsante degli affari, dell’imprenditoria, dei giochi economici e politici del nostro paese.



IL PATTO DI SINDACATO – RCS è controllata, saldamente, da un patto di sindacato, figura di diritto privato societario legislata dal Testo sulla Finanza, ed sostanzialmente un accordo per cui, in questo caso, i membri si obbligano ad offrire le proprie partecipazioni in prelazione agli altri membri del patto e solo se essi rifiutano di acquistarli il partecipante può cedere le sue azioni al mercato; fa eccezione il caso in cui i soggetti in questione abbiano intenzione di cedere le azioni a loro controllate . Il patto di sindacato di Rcs detiene saldamente, stando al sito ufficiale di Rcs,  oltre il 60% dell’editore del Corriere della Sera e, come vedremo, della Gazzetta dello Sport e di moltissimi altri periodici. Ecco, dal sito della Consob,la composizione dell’azionariato.



Vediamo innanzitutto gli aderenti al patto di Sindacato, così come noti dalla Consob. In prima fila c’è Mediobanca, che controlla il 14% del Capitale ed è rappresentata in Cda da Carlo Pesenti: Mediobanca è il salotto buono per eccellenza della finanza italiana, è la più importante banca di affari italiana, partecipata a sua volta dalle grandi banche e dalle principali società imprenditoriali italiane: d’altronde il suo ruolo è stato proprio, fin dall’inizio, il sostegno all’imprenditoria e alle aziende.

I GRANDI – C’è poi Fiat, che detiene per conto di Giovanni Agnelli Sapa, l’accomandita di famiglia che controlla la Exor che controlla la Fiat. Eccetera eccetera insomma: il lingotto è nel capitale di Rcs per il 10% delle azioni (e il 17% di quelle vincolate). Andiamo avanti, e troviamo Italmobiliare, controllata dalla Efiparind, finanziaria olandese della famiglia Pesenti che controlla il colosso mondiale del cemento bergamasco, Italcementi. Parliamo del quarto player internazionale nel mercato dei cementi e delle calci, con ramificazioni in tutte le grandi partite immobiliari e delle grandi opere italiane: Efiparind controlla il 7% delle azioni totali e Italcementi ha il 12% delle azioni vincolate nel patto. La Premafin è la Holding della famiglia Ligresti, quelli di Fondiaria – Sai che detengono il 5% del capitale totale e, all’interno del patto, fra controllate e dipendenti, arrivano al 9%. Salvatore Ligresti, altro grande vecchio della finanza italiana (condannato per tangentopoli) e grande immobiliarista, sempre presente nei grandi Cda (come Unicredit); la Premafin a sua volta è controllata da un patto fra Ligresti e i suoi eredi.

NEL PATTO – Ancora nel patto c’è Pirelli, con il 5% del capitale e il 9% del patto. Storica azienda dei pneumatici italiani, regno di Marco Tronchetti Provera, il business di Pirelli dall’essere semplicemente uno dei più grandi player dell’industria italiana dei motori si è molto differenziato fino ad includere anche la sezione immobiliare, il cosiddetto settore Pirelli Real Estate. Al 6% del patto di sindacato, al 3% del capitale, ci sono insieme Assicurazioni Generali e Banca Intesa tramite Generali Vie: fuori dal patto, la Banca detiene complessivamente il 5% delle azioni (ma a capo del consiglio di sorveglianza di Banca Intesa c’è Giovanni Bazoli, considerato una sorta di padre nobile del Corriere della Sera, che non perde mai di vista via Solferino) e il leone di Trieste si ferma al 3%. Completano il quadro la Sinpar di Luigi Lucchini, grande capitano della siderurgia italiana; la Merloni Invest di Francesco Merloni, già ministro dei Lavori Pubblici per la Democrazia Cristiana nei governi Amato e Ciampi, Cavaliere del Lavoro, padre nobile delle firme degli elettrodomestici Merloni ed Ariston.

IL CONTROPATTO – Se notate la “torta” elaborata dalla Consob, avrete notato che abbiamo saltato dei nomi: perché in Rcs esiste un cosiddetto “contropatto”, un secondo patto di sindacato fra azionisti ed è tutto da approfondire il ruolo di Diego della Valle e di alcuni azionisti minori che stanno facendo capolino in maniera insistente. Il secondo patto di sindacato è composto dalla Finanziaria Pandette di Giuseppe Rotelli e il Banco Popolare: parliamo del 7% più il 3% del capitale complessivo, dunque il 10% del capitale. Attualmente Giuseppe Rotelli è il proprietario dell’Ospedale San Raffaele di Milano, venduto per ripianare il baratro dei debiti della gestione Verzé/Cal. Grande figura della sanità privata lombarda, fin dagli anni ’70 alla guida del Policlinico San Donato, è stato più volte contattato dalla politica del Pirellone spesso come consulente; d’altronde, lo è stato anche per vari ministeri.  Amico di Roberto Formigoni, è considerato il re della sanità lombarda, inefesso lavoratore e uomo di grande piglio economico. Due inchieste su di lui si sono concluse con assoluzioni o archiviazioni.

BATTITORE LIBERO – Rimane da chiarire la figura di Diego della Valle. Con deliberazione del 4 aprile scorso, il patto di sindacato ha autorizzato l’uscita del patron di Tod’s dall’accordo: il patto, infatti, scadrà nel 2014 e a quel punto potrebbero scattare, per tutti, le “mani libere”. Della Valle sembra avere intenzione di prepararsi a quel momento accumulando azioni – sta comprando a mani basse – e nel frattempo sostiene che il patto è “già morto”, nel senso che i membri hanno già deciso di non rinnovarlo. Importante l’operazione di posizionamento del patron di Tod’s, che può avere qualche rilevanza anche nell’attacco frontale che l’imprenditore delle scarpe sta da qualche tempo rivolgendo alla Fiat di Sergio Marchionne – sua avversaria nel patto di sindacato. Il 4% ufficiale di Diego della Valle sarebbe dunque già ben più alto, e destinato a salire ancora (si parla di una cifra intorno all’8%).

IL CONTRO-CONTROPATTO – Dietro alle manovre di Diego della Valle sono pronti a schierarsi i piccoli imprenditori del terzo micro-patto di sindacato pilotato dall’imprenditore un po’ avventuriero Alessandro Proto che per conto di quattro imprenditori esteri (regolarmente comunicati alla Consob) ha chiuso quasi il 3% di RCS: sono “il magnate indiano Kushal Pal Singh (0,82%) fondatore di Dlf Universal, una delle maggiori realtà immobiliari del Paese asiatico; il connazionale Bushra Alrazmi (0,70%); il brasiliano Jorge Froemming (0,57%) e lo statunitense Paulius Broad (0,68%)”. attivi su Rcs da nemmeno tre giorni. Insomma, le acque in Rcs si muovono e non poco, recentemente.

GALASSIA RCS – Ma chi controlla Rcs, cosa controlla? Innanzitutto, il Corriere della Sera, la testata online, Sette, il settimanale di Via Solferino, nonché Io Donna; e poi, il quotidiano più letto in Italia, ovvero la Gazzetta dello Sport. Inoltre, una rete di piccoli giornali molto prestigiosi ed importanti (come il Piccolo di Trieste), nonché ovviamente tutte le testate online. Fra le pubblicazioni periodiche troviamo l’Europeo, uno dei gioielli della Corona di casa Rcs, il Mondo, Astra e i suoi oroscopi, A, la rivista di Maria Latella; Oggi e Novella 2000, padroni del mercato gossip, con la prima rivista spesso in contrapposizione per scoop a Chi della Mondadori e di Berlusconi. Rcs è anche editoria libri con Bompiani, Fabbri, Bur, Marsilio e la blasonata Adelphi di Bologna, per non parlare del mercato oltreoceano di Rizzoli Usa. E’ Internet con il gruppo Dada; è radio con Radio 105, Radio Montecarlo e l’ascoltatissima Virgin Radio. Chi mette la corona su Rcs controlla un fatturato da 2 miliardi, attualmente in perdita per 400 milioni, e alcune delle più importanti e redditizie aziende italiane.