I rifiuti abusivi che avvelenano la Val di Magra

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Negli ultimi anni nell'area in provincia di La Spezia sono stati registrati numerosi rinvenimenti di discariche abusive spesso sepolte che contenevano inerti per l'edilizia, amianto, fanghi industriali. E nonostante l'indignazione dei cittadini continua ad emergere dalla riva del fiume altra spazzatura senza che qualcuno possa attribuire una responsabilità

Tra le tante emergenze ambientali che hanno investito l’Italia negli ultimi anni merita attenzione quella che ha riguardato il territorio della Val di Magra, area circostante l’omonimo fiume che scorre tra le province di Massa-Carrara e La Spezia e che sfocia nel Mar Ligure. Negli ultimi anni sono stati rinvenuti rifiuti di ogni tipo nascosti o nella vegetazione o addirittura nelle rive del corso d’acqua, nella speranza che nessuno scoprisse l’infausto regalo lasciato dall’uomo. O che quantomeno venisse scoperto il più tardi possibile.



La provincia de La Spezia (Wikipedia)

L’ULTIMA SCOPERTA – L’ultima scoperta in ordine cronologico risale a domenica 23 marzo quando alcuni cittadini locali, membri del comitato «Volontari del Magra», come riportato da Città di Sarzana hanno individuato una discarica abusiva nell’area di Montemarcello-Magra. Nello specifico, l’area interessata è quella di Punta Bianca, totalmente inclusa nel parco Montemarcello-Magra. Il vicepresidente del Comitato, Antonello Andreani, ha spiegato che nella strada che porta alla punta sono presenti materiali e generi inquinanti di varia natura che si conclude con una discarica d’immondizia e materiali per l’edilizia finita in un dirupo. Secondo le prime ricostruzioni si tratterebbe di rifiuti scaricati da un camion ed il fatto che siano coperti da rovi e arbusti impedisce di comprendere la reale dimensione della discarica in questione.

IL LAMENTO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA – Questa notizia si associa alle proteste del circolo di Rifondazione Comunista di Arcola, località in provincia di La Spezia. Il due marzo scorso i rappresentanti del partito hanno lamentato l’esistenza di tonnellate di rifiuti sepolte sotto le rive del fiume magra ricordando come l’area verde del parco fluviale di Montemarcello-Magra preda dell’incuria e dell’abbandono, con il risultato che ignoti usano gli spazi verdi per lanciarci immondizia e rifiuti di ogni genere. Ed a dimostrazione di quanto il problema sia conosciuto nell’area, è opportuno proporre il contenuto di un’interrogazione presentata alla Regione dal capogruppo della Lega Nord Francesco Bruzzone, che nell’ottobre 2013 denunciava lo stato dell’area.



La foce del fiume Magra (Wikipedia)

LE STORIE – Come riportato da Città della Spezia, Bruzzone aveva sottolineato l’esistenza di una discarica a cielo aperto all’interno del Parco Fluviale di Arcola. All’epoca venne segnalato che sarebbe bastato anche solo ripristinare una sbarra di metallo che avrebbe precluso il transito veicolare nel parco per limitare episodi di scarico di materiali di qualsiasi genere. Ma purtroppo tali segnalazioni non riguardano solo episodi estemporanei. No. La cronaca è piena di storie, venute alla luce sopratutto negli ultimi anni, che dimostrano come l’area del Magra ed il parco fluviale siano stati oggetti di abusivismo in barba a qualsiasi norma o legge relativa al rispetto dello smaltimento dei rifiuti, specie quelli sensibili.

L’AMIANTO DEL 2009 – Nel novembre 2009, come riporta Val di Magra News, il consigliere comunale di Emanuele Cadeddu denunciò la presenza di una discarica a cielo aperto nel parco di Montemarcello-Magra nella zona dell’ex silos Viti tra i comuni di Ameglia e Sarzana. Il materiale in questione venne ritenuto molto inquinante visto che si parlò di eternit, copertoni, resti di camion, fusti d’olio, tutti materiali situati a pochi metri dalle sponde del fiume, in un’area esondabile compresa tra letto ed argini. Pochi mesi dopo, il 28 aprile 2010, venne rinvenuto a Vezzano Ligure, come spiegato dal Secolo XIX, un deposito di materiale inerte composto da amianto sbriciolato proveniente da lavori di demolizione. Ed anche qui il materiale era stato lasciato a pochi metri dal fiume.



Il cancello all’ingresso della strada che porta a Punta Bianca (La Nazione)

L’AMIANTO DEL 2013 – Il materiale, rinvenuto a Boettola, è stato sequestrato dai militari del Corpo Forestale della stazione di Follo. Località che ritorna, come spiegato da Ecogea, nella cronaca dell’11 marzo 2013 quando gli stessi militari hanno rinvenuto una nuova discarica a Vezzano Ligure proveniente da lavori di demolizione con la presenza di eternit sbriciolato che è stato inviato a sua volta ad una discarica autorizzata. Se torniamo al 2009, come riporta il Secolo XIX, si parla di una discarica abusiva grande 15.000 metri quadrati rinvenuta nei pressi dell’aeroporto militare di Sarzana, in un ramo morto del fiume Magra. A scoprire la discarica sono stati alcuni agricoltori che hanno denunciato all’epoca l’inondazione dei campi nonostante l’esistenza di una vasca di raccolta.

LA DISCARICA DEL 2012 – Gli agenti hanno quindi scoperto che questa era stata riempita con detriti provenienti da demolizioni edilizie che avevano anche superato di tre metri il livello della vasca che li ospitava. Ad aggravare le cose il fatto che il grosso della discarica si trovasse in terreni demaniali. Ed è emerso che i privati i cui terreni sono stati invasi a loro volta dai rifiuti erano totalmente estranei all’atto che, com’è stato quantificato dal Corpo Forestale, doveva essere stato causato da circa 1.000 camion carichi di materiale inerte. Il 16 maggio 2012, come riporta Liguria 2000, è stata sequestrata una discarica abusiva a Santo Stefano di Magra grande 20.000 metri quadri. In questo caso sono state denunciate due persone con l’accusa di abbandono di rifiuti speciali in territorio sottoposto a vincolo paesaggistico e ambientale. Ed ironia della sorte, nello stesso giorno venne rinvenuta ad Arcola un’altra discarica abusiva.

L’ULIVETO CHE COPRIVA DUE ETTARI DI FANGHI INDUSTRIALI – Tornando all’attualità, il 17 gennaio è stata scovata a Pietralba, occultata sotto ad un uliveto, una discarica abusiva grande qualcosa come due ettari. La zona, anche questa, è sottoposta a vincolo ambientale. Ma nonostante questo venivano stoccati fanghi di lavorazione di marmi e graniti provenienti da aziende della zona. Il proprietario peraltro aveva cambiato destinazione d’uso del terreno facendolo diventare da boschivo ad uliveto appunto per coprire i rifiuti. Con il risultato che qui sono stati stoccati 40.000 metri cubi di fanghi. Un mese dopo, il 13 febbraio, è arrivata la conferma del sequestro dell’area per via della presenza di contratti e pagamenti tra le aziende che fornivano i rifiuti ed i proprietari dell’area che nel cambio di destinazione d’uso avevano chiesto di usare rifiuti per realizzare la via d’accesso all’uliveto.

La discarica coperta dall’uliveto a Pietralba (Forestalenews)

LE RIVE COLME DI RIFIUTI – Emerge quindi un quadro inquietante. Dal 2009 ad oggi sono numerosi i casi di discariche abusive rinvenute nell’area del fiume Magra, in provincia de La Spezia. E non parliamo d’immondizia domestica ma di residui edilizi, di materiale figlio di demolizioni, di amianto, di fanghi industriali. E se non c’è la possibilità di cogliere subito il responsabile, si rischia di non avere un colpevole per quello che è uno scempio ambientale che potrebbe avere ricadute pesanti anche nella vita degli abitanti di quella zona. Ed in questo senso è esemplare quanto accaduto a Boettola, sulle rive del fiume Magra, quando lo scorso febbraio dei cittadini hanno girato un video nel quale veniva registrato lo stato della riva. A causa dell’erosione causata dalle violente piogge e dalla piena del fiume, sono emersi rifiuti di ogni genere, accuratamente sepolti sotto uno strato di terra sovrastato da un traliccio.

MATERIALE DI OGNI GENERE – Dal video si può apprezzare la presenza di rifiuti sulla riva, con il fiume che li sciaqua, raccoglie residui e li porta nel mar Ligure. Inutile dire che tali residui rischiano di avvelenare la fauna ittica con conseguenze evidenti sulla salute dei cittadini. Ma la discarica venuta alla luce il 22 febbraio 2014 non è l’unica di quell’area. Un anno fa, per l’esattezza il 18 aprile, come riporta La Nazione, nella stessa area emersero altri rifiuti sulla riva del Magra. E grazie ad una nuova piena ed all’erosione della riva sono emersi copertoni, elettrodomestici, parti di carrozzeria d’auto, cavi d’acciaio e sacchetti di plastica. E la discarica aveva raggiunto in certi punti un’altezza di un metro e mezzo da terra.

Le sponde del fiume Magra nell’area interessata dalla discarica sotterranea (La Nazione)

 

ACQUEDOTTO IN PERICOLO? – Il Secolo XIX aggiunse il 22 aprile 2013 che nel parco di Montemarcello era affiorata una nuova discarica di rifiuti poco a valle della confluenza del torrente Bedale, tra Arcola e Vezzano Ligure. La scoperta venne fatta dal Comitato sarzanese per la difesa del suolo e l’Ente Parco, in risposta al rinvenimento, ha fato un esposto alla Procura. Ma pare evidente che i responsabili non si siano fatti scrupoli ed abbiano accettato di assumersi qualsiasi rischio, visto anche che a due chilometri dal rinvenimento c’è un acquedotto, a Battifollo. Il sospetto è che sulle sponde del Magra fosse attiva un’attività illegale che si occupava di smaltire rifiuti senza dare troppo nell’occhio, come dimostrato dalla cura con cui l’immondizia è stata nascosta. E scoprire che dopo un anno il fiume rivela ancora il suo pesante passato lascia sconcertati.

Le sponde del fiume Magra nell’area interessata dalla discarica sotterranea (La Nazione)

MANCA IL COLPEVOLE – A stupire è il fatto che questa storia sia destinata a passare sotto silenzio e che solo i volontari dei vari comitati locali sono riusciti a rendere nota quella che è la loro difficoltà. La Regione dal canto suo può intervenire con stanziamenti straordinari, come fatto nel 2013 con 10 milioni di euro. Ma in questo caso non ci sono pentiti che raccontano cos’è stato fatto, non ci sono spiegazioni al perché dei camion possano scaricare detriti ed eternit in un parco regionale. Non si capisce perché dopo un alluvione emergano tonnellate di rifiuti. Ma sopratutto colpisce sapere che c’è un’area ben precisa del nostro Paese che è costretta a fare i conti tutti i giorni con l’avvelenamento del proprio territorio. E se la città di La Spezia ha chiesto 7 milioni di euro di danni alla la Sistemi Ambientali Srl per l’inquinamento causato dalla discarica di Pitelli, i residenti dell’area interessata sono costretti a scoprire le sorprese del loro sottosuolo senza poter coltivare la speranza di riuscire a scovare i responsabili.