«I rom sono un vero problema dell’UE»

10/02/2014 di Dario Ferri

L’immigrazione torna al centro del dibattito pubblico europeo. I toni solidali sentiti dopo la tragedia di Lampedusa sono completamente spariti, e l’eco del referendum svizzero si fa già sentire. La commissaria alla Giustiza Viviane Reding rimarca come i rom siano un vero problema, lanciando così un segnale di comprensione alla Germania inquieta per la libera circolazione di bulgari e romeni.

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ROM UN VERO PROBLEMA – Da alcune settimane la libera circolazione dei cittadini UE all’interno dei paesi membri viene sempre più messa in discussione. Una delle cause scatenanti questa tensione, che ha avuto un’eco anche nel voto svizzero, è la fine delle restrizioni ai bulgari e romeni, concordate quando questi due paesi dell’Est Europa hanno aderito all’UE. In Germania la polemica è particolarmente forte per i timori da turismo dei sussidi; una possibilità parzialmente concessa dalla giurisprudenza tedesca, che ha garantito l’assegno di disoccupazione  ad alcuni rom senza lavoro. Viviane Reding, la commissaria alla Giustizia dell’UE, affronta il tema in una lunga intervista a Frankfurter Allgemeine Zeitung. La Reding afferma con chiarezza come i rom costituiscono un vero problema da questo punto di vista, visto che l’immigrazione da povertà temuta da vari governi europei è associabile prevalentemente a questo gruppo. Una posizione schietta che sottolinea un approccio differente rispetto alle classiche liturgie comunitarie, che tendenzialmente enfatizzano l’apporto positivo dell’immigrazione intraeuropea.

BASSE SPESE – Viviane Reding rimarca come gli stati dovrebbero utilizzare meglio i fondi a loro disposizione, per contrastare un fenomeno che penalizza sopratutto gli enti locali. « Le persone vedono chi chiede l’elemosina sulle strade, e questo non piace. Questo però non rappresenta un fallimento dell’Europa o della libera circolazione delle persone, bensì un affare dal punto di vista sociale. Questo problema riguarda persone che devono essere integrate, e talvolta temi relativi all’ordinamento penale». La Reding spiega inoltre come nei paesi europei vengono spese cifre insufficienti per quanto riguarda l’integrazione. « Abbiamo prescritto agli Stati una percentuale del 20% delle somme garantite loro dal Fondo sociale europeo per combattere la povertà e favorire l’integrazione.  La media tra i paesi membri è però del 15%».

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PIANO SPECIFICO – La commissaria alla Giustizia rimarca a Faz, il quotidiano più vicino alla cancelleria Angela Merkel, come l’incremento delle spese previsto per gli Stati europei sia legato al fatto con i rom esista un problema reale. « La maggior parte dei migranti poveri all’interno dell’UE appartengono all’etnia rom. Sono famiglie molto numerose. Se non mandiamo i bambini a scuola, se non si integrano nella società, allora la prossima generazione di rom avrà ancora più problemi. Su pressione della commissione UE gli stati nazionali hanno elaborato un piano di intervento per l’integrazione dei rom, che verrà discusso a Bruxelles all’inizio di aprile. La Reding rimarca che all’interno dell’UE ci siano 14 milioni di persone che lavorano in uno Stato membro diverso da quello di origine, ma come il dibattito sia molto surriscaldato su un tema che riguarda un problema relativamente contenuto. Sui mezzi utilizzati dagli stati nazionali per contrastare questo tipo di immigrazione la Reding evidenzia come la competenza spetti a loro. La commissaria rimarca la differenza tra le impronte digitali chieste dal governo francese, compatibile con il diritto comunitario, rispetto alla banca dati di potenziali sospetti creata dalla polizia svedese, sulla base non di un passato criminale bensì solo sull’appartenenza etnica.

TORSIONE DEL DIBATTITO – L’intervista di Viviane Reding segna un’oggettiva svolta nell’approccio dell’UE al problema dell’immigrazione intraeuropea. Se la fortezza Europa non è stata per nulla toccata dalla tragedia di Lampedusa, le tensioni sulla libera circolazione palesatesi negli ultimi mesi sono state raccolte dall’organismo di governo dell’UE. La libera circolazione, ha rimarcato più volte la commissaria lussemburghese, non può essere toccata, ma la sua disciplina consente margini di manovra che accolgono i timori degli Stati membri. Le cancellerie guidate da governi conservatori, come quello britannico oppure tedesco, sono state le più vocali sui problemi associati all’immigrazione di romeni e bulgari. La Commissione mostra un volto più comprensivo anche alla luce delle incombenti elezioni europee. I partiti no euro danno battaglia, oltre che sulla moneta unica, anche sull’immigrazione. Il clima sempre più euroscettico che si respira nel Vecchio Continente potrebbe garantire un boom delle forze che da anni tuonano contro Bruxelles. La Commissione ne appare

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