I saldi al tempo della crisi

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Nonostante le speranze anche questa sessione di vendite promozionali è destinata a seguire il calo degli ultimi anni a causa della mancanza di fiducia dei clienti e dell'assenza di prodotti di qualità. Gli unici a sperare sono gli outlet e le aziende che operano sull'on-line, per i quali si parla di una crescita del 10 per cento rispetto al 2013

Ed arrivò puntuale come ogni anno il momento dei saldi invernali. A partire dal quattro gennaio in tutte le regioni d’Italia, ad eccezione di quelle in cui le promozioni sono iniziate il giorno due ed in Sardegna, dove a causa dell’alluvione le promozioni di stagione sono iniziate il sei dicembre, si aprirà la stagione delle vendite in offerta, ormai unica occasione per gli italiani per acquistare capi di valore a poco prezzo, contando su un risparmio che potrebbe servire specie in tempi di crisi.



LO STUDIO DI CONFCOMMERCIO – Ma mai come quest’anno l’appuntamento sembra così poco atteso dagli acquirenti che, a differenza dei commercianti che confidano nelle offerte di fine stagione per rimettere a posto i conti, non sembrano così desiderosi di spendere soldi per rifarsi il guardaroba o togliersi uno sfizio. Giorni fa avevamo proposto l’analisi di Confcommercio che stimava una spesa complessiva di 5,4 miliardi pari a 340 euro a famiglia e 148 a persona, per un fatturato annuo del 18 per cento grazie alla voglia di spendere di 16 milioni di famiglie italiane. Dati sicuramente positivi che risentono della sfiducia diffusa degli italiani che, forse ora come non mai, non se la sentono di spendere.

LA DELUSIONE IN BASILICATA – Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia, ha quantificato la disillusione nell’ordine del 66 per cento degli italiani mentre ha spiegato che gli stessi che spenderanno per i saldi godranno di un reddito tornato ai livelli di 27 anni fa. Borghi spera che sia questa l’occasione giusta per dare un senso alla parola ripresa. Ma a quanto pare non sembra sarà così. I primi dati provenienti dalle Regioni che hanno già dato il via ai saldi, ovvero Campania e Basilicata, appaiono quantomeno sconfortanti. Il quotidiano web ci porta appunto in Lucania per parlare della situazione confermando quelle che erano le sensazioni, ovvero che nessuno sembra molto interessato alle offerte.



 

SI PUNTA AL 50 PER CENTO – Anzi, i saldi in Regione non soddisfano nessuno. Nei negozi dei capoluoghi non si assiste a file di alcun genere e manca la frenesia all’acquisto. Quindi il 2014 sembra sia iniziato sul solco del 2013. Il risultato è che i negozi risultano semivuoti, compresi quelli d’abbigliamento. Con il risultato che i negozianti hanno seguito le orme degli outlet sparando subito sconti del 50 per cento. Tuttavia continua a far la parte del leone lo sconto del 30 per cento, mentre appare abbastanza raro quello del 20. Ed anche i capi presenti in negozio a volte non sono un granché, con il risultato che non si vende per mancanza di soldi ed anche chi potrebbe spendere non lo fa perché non sa cosa comperare.



MENO SOLDI, MENO MAGAZZINO – E quindi accade ciò che viene spiegato da un commerciante: «E’ il cane che si morde la coda. Nel timore di avere troppa merce invenduta ordino sempre meno capi così il cliente spesso se acquista qualcosa che gli piace davvero o gli serve a inizio stagione, ai saldi non mette proprio piede nel negozio. Qualcun altro, non contento, non acquista né con gli sconti né a prezzo pieno. Ma meno gente viene e più si riducono gli incassi e di conseguenza gli ordini. E’ così ormai già da qualche anno». Segno che pensare ad una ripresa improvvisa, quasi come se piovesse dal cielo, sembrava quantomeno azzardato. Ed i primi giorni confermano questa lettura. I saldi invernali 2014 partono male e sono destinati a chiudersi peggio.

I CALI DEL 2013 – Ciò significa che seguiranno i saldi estivi, quelli che hanno preceduto l’attuale tornata di vendite promozionali. Il Sole 24 Ore ci parla dei saldi estivi 2013 spiegando che rispetto allo stesso periodo del 2012 è stato registrato un calo medio dell’8 per cento, con il 63 per cento delle aziende iscritte a Federmoda che ha denunciato una diminuzione degli incassi contro il restante 37 per cento che ha parlato di miglioramenti. E se vogliamo rimanere in ambito invernale, le cose non sono certo migliorate nel 2013 rispetto al 2012. Modaportale ci riporta altri dati di Federazione Moda Italia che ha registrato un calo delle vendite nell’ordine del 10 per cento per uno scontrino medio di 92 euro.

I NUMERI REGIONE PER REGIONE – A Milano ed in Lombardia, i saldi hanno visto una contrazione delle vendite del 20 per cento rispetto allo scorso anno. A Genova invece si è arrivati ad una crescita del 15 per cento grazie a sconti aggressivi proposti già ad inizio promozioni, nell’ordine del 40 per cento. In crescita anche la Toscana mentre il Lazio ha fatto registrare un calo simile a quello lombardo. L’Osservatorio acquisti di Cartasì, invece, ha proposto dati negativi in tutta Italia:

Abruzzo e Molise -12,8%, Basilicata e Calabria -17,3%, Campania -18,8%, Emilia Romagna -12,2%, Friuli Venezia Giulia -14,0%, Lazio -15,2%, Liguria -5,5%, Lombardia -10,2%, Marche -11,1%, Piemonte e Valle d’Aosta -12,7%, Puglia -13,7%, Sardegna -20,3%, Sicilia -13,6%, Toscana -10,5%, Trentino Alto Adige -0,4%, Umbria -13,9%, Veneto -10,1%.

«IL MERCATO È MORTO» – Renato Borghi, dodici mesi fa, commentò così la performance dei saldi: «La verità è che qui il mercato è morto». Un anno ha portato consiglio e fiducia, ma visto l’andazzo delle ultime due campagne promozionali, sperare in una ripresa appare quantomeno coraggioso. Confcommercio dal canto suo continua a predicare fiducia spiegando che nove clienti su dieci si definiscono soddisfatti della qualità, smentendo però il negoziante lucano ripreso da il Quotidiano Web, che la spesa media sarà di 200 euro (era di 92 lo scorso anno) e che lo sconto medio sarà del 30 per cento, quando abbiamo visto che si è già partiti con il 50, alzando notevolmente la media.

 

DELUSIONE DIFFUSA – A dimostrazione della disaffezione crescente degli italiani per i saldi, la conferma del mancato pienone fatto registrare a Salerno, come riportato da Irno.it. Situazione simile dall’altra parte d’Italia, a Pordenone, con il Messaggero Veneto che raccoglie le perplessità dei negozianti che sinceramente non sanno cosa aspettarsi dai saldi che verranno, con i clienti che non sono disposti a spendere più del dovuto e solo se ci sarà un’occasione irrinunciabile. I negozianti saranno quindi costretti a fare i conti con un bimestre nero che non sistemerà i loro conti. A differenza, e questa è la speranza dei gestori, degli outlet che si apprestano ad accogliere comitive di acquirenti.

L’OUTLET DI NOVENTA SI PREPARA AL PIENONE – In Veneto, a Noventa, ci si aspetta il pienone nei 130 negozi della struttura. Come ci riporta la Nuova Venezia, la direzione del Centro commerciale ha predisposto parcheggi aggiuntivi, una segnaletica stradale potenziata ed aumentato il numero dei posteggiatori, oltre a provvedere ad appositi bus navetta per regolare al meglio il passaggio dei clienti all’estero del centro. Sono difatti migliaia i visitatori attesi e tutti andranno alla ricerca del capo di lusso da comprare con uno sconto sul prezzo outlet. E come accaduto nei negozi delle città, anche qui gli sconti di partenza saranno nell’ordine del 50 per cento. A confermarlo è il direttore dell’Outlet, Enrico Biancato, che punta anche agli stranieri che potrebbero intasare ancora di più gli spazi comuni.

OUTLET META DI TURISMO – E se allo Shopinn di Brugnato, in provincia di La Spezia, dal prossimo aprile arriveranno i turisti che visiteranno le Cinque Terre o i croceristi potranno prendere d’assalto i negozi, a Serravalle Scrivia già oggi arrivano molti degli stranieri di passaggio a Milano nella speranza di poter trovare l’offerta giusta e poter tornare a casa propria con accessori e vestiti che nei loro Paesi sarebbero introvabili o costerebbero troppo. Segno di una ricchezza sconosciuta che viene apprezzata dagli stranieri che, ad onor del vero, sembra abbiano più soldi da destinare all’acquisto di prodotti d’abbigliamento o di accessori per la casa. E per meglio consentire loro di raggiungere il centro, distante 90 chilometri dal capoluogo lombardo e posto poco dopo l’uscita dell’A7 «Serravalle», esistono pratici pullman turistici che portano i potenziali acquirenti da largo Cairoli direttamente all’outlet.

IL SERVIZIO PULLMAN – Il servizio, gestito dalla compagnia Zani, prevede un viaggio di gruppo a bordo di pullman gran turismo con partenza alle 10 o alle 11 ed arrivo a Milano alle 18.30 o alle 21.30 al prezzo di 20 o 25 euro, mance escluse. E di norma questi autobus sono sempre pieni.

L’obiettivo è quello di andare a cogliere l’offerta irrinunciabile che già da domani potrebbe fare capolino tra i 180 negozi dell’outlet sito in Piemonte. Anzi, così come sta accadendo a Noventa, anche a Serravalle gli sconti saranno del 50 per cento, come documentato dal sito della struttura:

 

Quindi lo sconto medio rischia di essere differente rispetto a quello ipotizzato da Confcommercio. Non solo. Il turismo degli outlet, presente in nord Italia, fa capolino anche al sud. I commercianti di Potenza e Matera, ad esempio, sono preoccupati dai continui viaggi di pullman che portano potenziali acquirenti a fare spese negli outlet con il risultato che costoro sono costretti ad abbassare il proprio prezzo nella speranza, a volte vana, di riuscire a mantenere il confronto.

 

LA FUGA IN SVIZZERA – A volte però, ma questo dipende da casi specifici, tutto l’impegno può non bastare a causa della presenza di un concorrente troppo forte. Parliamo dei commercianti dell’area della provincia di Como ormai rassegnati alla presenza ingombrante dell’outlet Fox Town di Mendrisio, in Svizzera, che accoglie ogni giorno potenziali clienti lombardi che espatriano per poche ore nella speranza di trovare un capo di valore contando sulla bontà del cambio nei confronti del Franco. Il Corriere di Como racconta la transumanza degli italiani che lasciano spazio agli svizzeri che vengono nel belpaese e nei supermercati del comasco per acquistare bottiglie di vino che nel loro paese possono arrivare a costare anche 40 franchi, pari a 32,4 euro.

RIDE SOLO L’ON-LINE – Però gli italiani vanno di là ad acquistare. Lo dimostra la coda di auto che ha bloccato l’uscita autostradale di Mendrisio, cittadina raggiungibile anche da Chiasso lungo la Statale, per approfittare dei saldi partiti in Svizzera il 27 dicembre scorso. Il tutto per la gioia, si fa per dire, dei negozianti lariani che sono costretti ad aspettare un’altra settimana. Al momento l’unico settore che si sente di poter cantare vittoria è quello del commercio on-line. Le previsioni stimano una crescita di questo settore pari al 10 per cento rispetto ai saldi invernali dello scorso anno, con una percentuale che arriva al 37 per cento contro il 27 di dodici mesi fa. A farla da padrone, in questo caso, sono i clienti giovani con un’età massima di 44 anni.

 

POCHE ILLUSIONI – Almeno qualcuno può sperare, visto un panorama desolante. Prima i saldi rappresentavano una scusa per poter cambiare il guardaroba mentre i negozianti potevano contare sullo svuotamento dei magazzini e su una cospicua iniezione di liquidi. Ora soldi non ce ne sono e gli articoli non sono di qualità. Certo, la speranza è forte ma visto l’andazzo delle ultime sessioni promozionali, sarebbe forse opportuno prodursi in un bagno d’umiltà ed ammettere che anche quest’anno, forse più dell’anno scorso, i saldi saranno solo l’occasione per constatare la crisi profonda del mercato interno italiano. Renato Borghi un anno fa aveva parlato di morte del settore. Ed in 12 mesi sembra non sia cambiato nulla.

(Credit Image: © Marios Lolos/Xinhua via ZUMA Wire)