I vitalizi d’oro (e non solo) della Regione Lombardia

Categorie: Economia

Il Pirellone paga ogni mese più di 600.000 euro in vitalizi a consiglieri con più di sessant'anni di età eletti fino alla nona legislatura. L'attuale Giunta ha poi aumentato gli stipendi di un quarto dei dirigenti mentre i dipendenti del Consiglio accusano la politica di essere gli unici ad aver subito la spending review

620.412,36 euro, centesimi compresi. È quanto spende Regione Lombardia ogni mese per pagare 221 vitalizi destinati ad eletti che hanno superato i sessant’anni di età, tra cui sono comprese 49 pensioni di reversibilità per altrettante vedove di ex Consiglieri. Parliamo di privilegi scattati per la prima volta nel 1980 e conclusi nel 2011 ma che ancora fanno sentire il proprio peso sul bilancio di Regione Lombardia.



I NUMERI – Appare quindi evidente l’imbarazzo della giunta Maroni che, come ricorderemo più avanti, non c’entra però nulla con questa storia ed anzi si trova ad affrontare le polemiche. Come spiega la Gazzetta di Mantova, la questione diventa ancora più curiosa se consideriamo che tali vitalizi spesso superano di gran lunga la contribuzione dei singoli consiglieri, con il risultato che dal 1980 ad oggi c’è chi percepisce 3.000 euro lordi al mese a fronte di una contribuzione di 8.500 euro, o come chi pernde una pensione di 2.391,56 euro al mese in cambio di un contributo totale di 2.900 euro. E se volessimo moltiplicare l’ammontare di questi vitalizi ogni anno, scopriremmo che l’esborso totale di Regione Lombardia è di 7.444.948 euro e 32 centesimi, mentre ognuno dei beneficiari ottiene annualmente una media di 33.687,54 euro l’anno, sempre lordi.



CANCELLATI NEL 2011 – Come detto in precedenza, le pensioni degli ex consiglieri regionali sono state cancellate dalla legge regionale 21/2011, ma questo varrà solo per i neo-eletti e non per coloro che già sono passati dalle parti del Pirellone o di via Filzi, nonostante lo scorso 24 giugno sia stato approvato un emendamento a firma Pd che chiedeva una riduzione di tali emolumenti del 20 per cento. Ed è questa la soluzione di cui parla il governatore, Roberto Maroni, che ricorda che questa cosa, datata 2010, non lo poteva coinvolgere. E comunque non avrebbe potuto coinvolgerlo neanche in seguito, visto che come ricorda il segretario generale della Regione, Romano Colozzi, la materia dei vitalizi è inscrivibile alla competenza del Consiglio Regionale.



LE CIFRE – I dati, aggiornati al 31 agosto e forniti dalla segreteria generale del Consiglio regionale al gruppo di lavoro che sta discutendo il taglio del 20 per cento delle pensioni superiori a 3.100 euro, non includono però nomi e cognomi. Questione di privacy, ha spiegato Colozzi. Come vedremo più avanti Repubblica metterà qualche nome, ma ora limitiamoci a leggere i dati. Il più ricco di tutti riceve 6.319,85 euro mensili dal luglio del 2005 ad oggi, per un totale di 614.360 euro. Mica male, se consideriamo che ha versato 274 mila euro di contributi. Un altro caso è ancora più eclatante. Un consigliere riceve un vitalizio di 4.782,92 euro fin dal primo giugno 1985 in cambio di un contributo di 27.100 euro. A seguire ci sono altri ex consiglieri regionali che ricevono un assegno mensile di 1.195 euro dal 2005 in cambio di un contributo di 2.900 euro.

IL VALORE DEL VITALIZIO – Viene quasi da dire che con il passare degli anni il cordone della borsa si è ristretto, visto che chi ha versato la stessa cifra negli anni ’80 riceve, come in un caso, 2.391 euro dal primo gennaio 1989 o chi, dal febbraio 2005, versando 5.600 euro ne riceve mensilmente 3.159. Tutto merito della legge abrogata nel 2011, la 12 del 20 marzo 1995 che stabiliva come il vitalizio sarebbe stato generato attraverso la trattenuta del 25 per cento dell’indennità di funzione, una cifra equivalente all’indennità di funzione dell’ultimo anno più, al compimento del sessantesimo anno d’età, una cifra compresa tra il 20 ed il 50 per cento dell’indennità mensile lorda in base agli anni di contribuzione.

LE LEGGI DEL 1995 E DEL 1983 – Parliamo quindi di cifre che non possono essere decise a tavolino ma che dipendono dalla carriera di ogni politico. E le cose cambiano ancora per chi è stato eletto prima del 1995. Per loro vale quanto previsto dalla legge regionale 12 del 10 febbraio 1983 per la quale la trattenuta dell’indennità mensile era del 20 per cento dal 1983 con un aumento dell’1 per cento fino al 1985. Inoltre era previsto che chi non avesse raggiunto il quinquennio avrebbe potuto pagare i contributi in separata sede per ottenere il vitalizio, ai sensi della legge numero 108 del 17 febbraio 1968, e che tale libertà era concessa anche alle mogli o ai parenti del consigliere in quel momento defunto.

I NOMI – Chi non avesse voluto il vitalizio, avrebbe avuto i soldi dei contributi indietro. Ma viste queste cifre, chi poteva pensare di non volere niente? Il confronto delle leggi quindi è chiaro, ed anzi nel 2005 potremmo addirittura parlare di un restringimento dei cordoni della borsa. Quindi chi è arrivato dopo non potrà godere di trattamenti faraonici. Come spiega Repubblica, Luciano Valaguzza, ex consigliere in quota Cl, riceve dal luglio 2005 6.319 euro lordi. Poi c’è Carlo Monguzzi, dei Verdi, quattro legislature ed un assessorato: 5.498 euro lordi dall’ottobre 2010, in quel caso però i contributi ammontano a 433.000 euro. Certo, in tre anni ne ha già recuperati 192.442.

Mario Capanna

IL CONFRONTO – C’è l’ex tesoriere della Lega Nord, Alessandro Patelli, con 3.686 euro lordi mensili. Poi ci sono l’ex presidente della Regione, Piero Bassetti, con 2.391 euro mensili, l’ex vicepresidente socialista Ugo Finetti (2.878 euro lordi) e gli ex presidenti Giuseppe Guzzetti (1979-’87, 4.782 euro lordi al mese) e il suo successore Giuseppe Giovenzana (1989-’92, 2.368 euro lordi mensili). Mario Capanna, uscito dalla Regione nel 1980, riceve 3.159 euro lordi mensili, Benito Benedini, presidente di Fondazione Fiera, riceve 2.331 mila euro lordi mensili, Giampiero Borghini, già sindaco di Milano ed ex assessore 5.898 euro lordi mensili, Carlo Ripa di Meana, eletto per il Psi nel lontano 1970, riceve dalla Regione 2.391 euro lordi mensili. In questo elenco non è compreso Roberto Formigoni. L’ex Presidente, in quanto parlamentare, al momento non riceve il vitalizio maturato.

MARONI PRENDE LE DISTANZE – Evidentemente in Regione qualche imbarazzo dev’essere per forza emerso, altrimenti non si spiegherebbero tali reazioni. Come aggiunge il Sole 24 Ore, oltre alla presa di distanze di Roberto Maroni che su Twitter ha ribadito che la sua Giunta con questa storia non c’entra:

 

ma è altrettanto vero che si sta pensando di fare qualcosa, a confermarlo l’ex assessore ai trasporti Raffaele Cattaneo. E la soluzione come detto è stata trovata in un taglio delle indennità del 20 per cento dei vitalizi. Ma certo non di tutti. Enrico Brambilla, vice capogruppo del Partito Democratico, conferma che il taglio dovrebbe interessare solo i vitalizi superiori a 3.100 euro mensili. Perché il sentire comune indica che certi provvedimenti, visti come privilegi, non sono più tollerabili perché sono i cittadini a non comprenderli.

IL MOVIMENTO CINQUE STELLE DICE NO – Il Movimento Cinque Stelle, dal blog di Beppe Grillo, cavalca l’onda spiegando che la decurtazione dei vitalizi con tanto di trasfomazione proporzionale ai contributi versati, doveva avvenire entro lo scorso 10 ottobre, mentre sul tavolo di lavoro si parla di una riduzione del 10 per cento. Roberto Maroni ha però ben altro di cui preoccuparsi. Perché al di là della polemica relativa ai vitalizi, c’è un’altra questione che preoccupa la Giunta a causa del suo coinvolgimento diretto. Parliamo degli aumenti decisi per 54 manager lo scorso luglio. A confermarlo è il Sole 24 ore che spiega come gli aumenti abbiano riguardato un quarto dei dirigenti attualmente in servizio, 218.

GLI STIPENDI DEI MANAGER – Nel 2013 Palazzo Lombardia spenderà 20,4 milioni di euro per compensare l’aumento degli stipendi dei manager. Tra questi ci sono Andrea Gibelli, segretario della Regione che viaggi vicino ai 223 mila euro annui e Patrizia Carrarini, ideatrice della campagna elettorale di Maroni che riceve 144 mila euro l’anno. Gli aumenti non sono piaciuti in Regione, tanto che si parla di due esposti presentati alla procura di Milano per fare chiarezza sulla cosa. 02Blog ci aiuta con altri conti. Nel 2012 il Pirellone ha pagato per gli stipendi dei dirigenti 19,7 milioni di euro, ed i dirigenti erano 240. Ed ecco la classifica dei più pagati, con nome, competenza e stipendio annuo:

Andrea Gibelli (segretario generale): 223.200 euro
Antonio Samaritani (direzione sistemi informativi): 186.330
Roberto Albonetti (direttore attività produttive): 186.000
Francesco Baroni (direttore programmazione integrata): 186.000
Walter Bergamaschi (direttore generale sanità): 186.000
Anna Tavano (direttore infrastrutture e mobilità): 186.000
Antonello Turturiello (vicesegretario generale strategie finanziarie): 169.788
Marco Carabelli (vicesegretario generale vicario): 169.788
Michele Camisasca (direttore centrale personale): 155.000
Paolo Baccolo (direttore territorio e urbanistica): 155.000

IL RISPARMIO DI 1,5 MILIONI – Ed anche in questo caso, si difendono dalla Giunta, è colpa della falsa informazione. Ininsubria riporta una nota del Governatore che spiega come tutto il sistema retributivo della dirigenza segue i contratti e le leggi vigenti a livello nazionale e regionale. Quindi la notizia degli aumenti rappresenta un’informazione scorretta perché, prosegue la nota, «si fa presente che il confronto con le altre Regioni italiane a Statuto ordinario evidenzia per la Lombardia un posizionamento economico e dimensionale assolutamente virtuoso». Ciò significa che gli stipendi medi sono in linea con quelli delle altre Regioni che hanno comunque meno abitanti della Lombardia. Parlando della riduzione dei dirigenti, è sbagliato confrontare la nona e la decima legislatura perché ad oggi c’è una previsione di minore spesa di 1,5 milioni di euro e che un confronto può essere fatto solo lungo lo stesso arco temporale pari ad un anno e non mettendo insieme due legislature rispettivamente iniziate e finite a metà anno.

I 54 AUMENTI – «Affermare che è aumentata la busta paga di 54 manager – conclude la nota – è quanto meno parziale. Ci sono state modifiche retributive solo per i dirigenti che sono andati a ricoprire posizioni con maggior responsabilità. Il fatto che si riconosca che diversi direttori hanno avuto un taglio in busta paga ne è la prova provata». Ok, quindi comunque è confermato che ci sono stati 54 aumenti. Quindi secondo la regione il confronto tra spesa nel 2013 rispetto al 2012 non si può fare perché in quest’anno c’è stato il cambio di giunta con un’evidente rivoluzione negli incarichi, nelle mansioni e negli stipendi. Toccherà quindi aspettare il 2014 per capire se c’è stata una riduzione nelle spese per i dirigenti.

NUMERI A CONFRONTO – Intanto, continua Ininsubria, la Regione sta pensando di tagliare lo stipendio dei dirigenti regionali del 20/30 per cento per un risparmio annuo di 8 milioni di euro da far confluire in un fondo a sostegno delle Piccole e medie imprese. Tale taglio dovrebbe riguardare 501 tra dirigenti e direttori e che tale taglio avverrà solo sulla retribuzione di risultato, ovvero quel quid previsto per arricchire una busta paga vincolata da contratto collettivo nazionale. L’obiettivo è uniformarsi al Veneto nella speranza di dare adito a quella macroregione che non potrà mai nascere senza una riforma costituzionale. In tutto questo però mancano dei dati. I dirigenti sono diminuiti, da 240 a 225, perché ci sono stati dei pensionamenti. Invece il numero degli effettivi è aumentato, passando da 213 a 218, come conferma Repubblica.

L’INDIGNAZIONE DEI DIPENDENTI DEL CONSIGLIO – Ed ancora. Gli stipendi di 54 dirigenti sono aumentati per un cambio di mansioni, ma quelli dei lavoratori in Consiglio sono fermi dal 2009. L’agenzia Agi riporta la voce dell’Rsu dell’Unione sindacale di base che spiega come la Spending Review abbia colpito più i dipendenti che funzionari e politici. Mediamente il Cud di un lavoratore in Regione è di circa 30.000 d’indennità di risultato. I lavoratori hanno visto il dimezzamento dei buoni pasto, per 1200 euro l’anno, ed il blocco degli stipendi dal 2010 al 2017, oltre a tagli in proporzione al reddito, con la regione che ha risposto che queste decisioni sono state prese a Roma e che la Regione, dal canto suo, in un’epoca di sacrifici, ha fatto la sua parte dimezzando le spese dei gruppi consiliari, intendendo come si sia passati da 29 milioni a 14,5 da usare per le spese dei dipendenti e per il funzionamento dei gruppi, e diminuendo l’indennità dei Consiglieri del 40 per cento, che poi in realtà si tratta di un taglio del 25 per cento dell’indennità ed il rimborso spese quasi dimezzato. Ma sono ancora troppe le domande inevase relative ai nuovi manager, all’aumento degli stipendi, al ritardo nel taglio delle indennità precedenti ed alla situazione dei lavoratori che assistono alla comparsa di persone sempre nuove ed al mantenimento di stipendi sopra la media con tanto di aumento, mentre la scure della Spending Review è calata maggiormente su di loro.