I voli Low cost sono meno sicuri?

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È una convinzione diffusa: le compagnie Low cost offrono prezzi bassi perché risparmiano sulla sicurezza e sulla manutenzione. C’è del vero?



 



Questa rubrica tratterà serialmente il debunking di miti internettiani e non. A tenerla, il “terribile” John di crono911.

 

20 agosto 2008: un aereo MD-82 della compagnia Spanair si schianta in fase di decollo a Madrid. Muoiono oltre 150 persone. Il giorno dopo, la Codacons (associazione italiana di tutela dei consumatori) proclama: “L’Enac deve garantire che i voli Low cost che partono o transitano per l’Italia siano controllati accuratamente”. Giustissimo, non fosse per un piccolo particolare: Spanair non è una compagnia Low cost. L’episodio testimonia i pregiudizi che circondano le compagnie Low cost e la superficialità con cui l’argomento viene trattato praticamente in ogni sede, tranne una: l’ENAC. L’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, infatti, non fa alcuna differenza tra compagnie tradizionali e compagnie Low cost: le regole sono uguali per tutti, comprese quelle relative alla sicurezza.



VETTORI LOW COST E VETTORI STRANIERI – Troppo spesso si fa confusione tra “Low cost” e “vettore straniero”. Tutte le compagnie aeree che operano in Italia (ma il discorso vale anche per gli altri paesi europei) sono controllate dall’ENAC senza distinzioni tra “Low cost” e “tradizionali”. Il problema si pone semmai nei confronti di quei vettori basati in paesi stranieri in cui i controlli potrebbero essere meno affidabili e che si ritrovano a fare scalo sui nostri aeroporti. Anche in questo caso, però, il problema non riguarda la tipologia dei vettori ma piuttosto l’affidabilità dell’ente incaricato dei controlli di sicurezza nel paese di provenienza del vettore. L’ENAC e le altre agenzie di sicurezza europee cercano di esercitare controlli ispettivi anche sugli aerei provenienti da questi paesi di dubbia affidabilità, ma per forza di cose si tratta di controlli a campione: qualcosa può sfuggire. Da qualche tempo l’ENAC pubblica sul web gli elenchi delle compagnie aeree che non hanno superato le ispezioni e sono state colpite da divieti di operare sugli aeroporti europei. Scorrendo la lista, scopriamo non solo vettori tradizionali, ma anche vere e proprie compagnie di bandiera: è il caso dell’Ariana (Afghanistan). Quasi sempre si tratta di vettori registrati in determinate nazioni asiatiche e africane, come la Repubblica del Congo, l’Indonesia, il Gabon. In conclusione, i vettori della “nostra Europa” e dei paesi che consideriamo socialmente, industrialmente ed economicamente più evoluti si possono considerare sicuri, che si tratti di “Low cost” o meno.

MA ALLORA, COME RISPARMIANO? – Le strategie adottate dai vettori Low cost per offrire biglietti a prezzi così allettanti sono molteplici. Innanzitutto i vettori Low cost operano solo su alcune rotte ben determinate. Ciò consente di allestire una flotta di aerei “tagliata” su misura per quelle rotte e per quel volume di traffico, ottimizzando al massimo il rapporto spesa/rendimento. Quasi sempre si tratta di un unico modello di aereo acquistato in significative quantità: questo permette di strappare prezzi di acquisto più favorevoli. Le Low cost preferiscono aerei e (soprattutto) motori di ultimissima generazione: richiedono meno manutenzione e consumano molto meno di quelli più vetusti largamente utilizzati dalle grandi compagnie aeree tradizionali (si pensi, ad esempio, ai vecchi MD80 di Alitalia). Operano spesso da aeroporti più decentrati rispetto ai grandi aeroporti internazionali, con costi notevolmente inferiori in termini di canoni, servizi, tasse. Gli aerei sono configurati in un’unica classe passeggeri e con una densità più alta di posti (ad esempio, un Airbus 320 di una Low cost può imbarcare 180 passeggeri contro i 150 dello stesso aereo Alitalia).

NON ESISTE PRENOTAZIONE – Proprio così, i biglietti (virtuali) si comprano online o telefonicamente e si pagano subito con carta di credito (e non c’è possibilità di restituzione o modifica). Ne consegue che non ci sono spese per intermediazione di agenzia, né spese per biglietti cartacei né spese per uffici e personale. Il servizio di catering a bordo non è gratuito: bibite, panini e snack vanno acquistati (se si vuole). Spesso non c’è nemmeno l’assegnazione dei posti (con relativi oneri per l’hardware e il software): i passeggeri si siedono dove vogliono.


PERSONALE, BAGAGLI, PUBBLICITÀ
– I piloti hanno più o meno gli stessi privilegi di quelli che volano presso le compagnie tradizionali (non è quindi vero che operano in condizioni di maggior stress). Ma così non è per il rimanente personale di bordo: gli assistenti di volo svolgono anche altre funzioni compresa l’assistenza a terra e qualche volta persino la pulizia degli aerei. I voli sono sempre diretti: i bagagli non devono essere scaricati da un volo e caricati su un altro volo, con notevole risparmio delle spese dei servizi a terra e dei rischi connessi a questo genere di operazioni (risarcimenti per smarrimenti, danneggiamenti, furti). Qualche compagnia Low cost, poi, arrotonda i guadagni propinando un po’ di pubblicità ai passeggeri durante il volo o abbinando i voli ad altri servizi (alberghi, noleggio di autovetture, pacchetti turistici, casinò, ecc…).

CARBURANTE TROPPO CARO – La vita delle Low cost si è fatta sempre più difficile negli ultimi anni. Le grandi compagnie aeree hanno tentato in molti modi di contenere il fenomeno, sia adottando politiche di contenimento e abbassamento dei costi sia facendo pesare la propria forza economica per continuare a controllare le tratte e gli slot più vantaggiosi in termini di volume di traffico. Ma più di tutto, è stato l’aumento del prezzo del carburante a mettere in crisi le compagnie a basso costo. I maggiori costi del carburante, infatti, costituiscono una percentuale sempre più alta del costo complessivo di un biglietto, e il carburante è una voce sulla quale c’è poco da risparmiare. Comunque sia, le Low cost hanno trasportato nel 2007 oltre mezzo miliardo di persone in assoluta sicurezza. Il primato va alla Southwest Airlines, con oltre 88 milioni di passeggeri: osservando le hostess di bordo e la divisa da esse indossata, però, abbiamo qualche dubbio che questo successo sia dovuto solo ai prezzi particolarmente convenienti.