Il 2014 sarà l’anno della pompa di calore?

Categorie: Economia

L'Autorità per l'energia elettrica ed il gas ha dato il via libera ad una tariffa sperimentale studiata per questi sistemi con l'obiettivo di abbattere i costi legati al consumo puntando sulla diffusione delle pompe agevolate anche da una detrazione fiscale del 65 per cento per i nuovi impianti valida fino al 31 dicembre

Il 2014 si apre con un’ottima notizia per tutti i possessori d’impianti di riscaldamento con pompa di calore o nuovi clienti che potranno contare su una tariffa dedicata che partirà dal prossimo giugno e che consentirà loro di risparmiare centinaia di euro rispetto all’anno passato grazie alla scelta di abbandonare la tariffazione in base ai volumi di energia elettrica utilizzata affidandosi ad un calcolo che prenda maggiormente in considerazione i servizi di rete.



(Photocredit Qualenergia.it)

LA DECISIONE DELL’AEEG – La decisione è stata comunicata dall’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas in una circolare datata 23 dicembre nella quale si promette la nascita della tariffa sperimentale legata ai costi dei servizi di rete. La tariffa avrà il nome «D1» e potrà essere applicata a livello sperimentale e su base volontaria a tutti i possessori di pompe di calore usate come sistema esclusivo di riscaldamento domestico. La nuova tariffa, costante a prescindere dai consumi, potrà essere applicata alle forniture di energia elettrica interessate sia dal mercato libero sia da quello di maggior tutela.

UNA MANO CONCRETA – La nuova tariffa, definita dalla delibera 607/2013/R/eel, è nata secondo le indicazioni europee che prevedono la progressiva eliminazione dei sussidi incrociati al fine di permettere il raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica e di utilizzo delle fonti rinnovabili attraverso la progressiva eliminazione degli ostacoli alla diffusione delle pompe di calore, con il regime attuale che di fatto sfavorisce l’utilizzo di tale tecnologia a causa della tariffazione in base al consumo, con conseguente aumento della bolletta. Prima di andare avanti a spiegare quelli che sono i vantaggi economici dettati dalla nuova tariffa D1, sarà opportuno spiegare cosa s’intende per pompa di calore.



COS’È UNA POMPA DI CALORE – Come spiega Qualenergia, potremmo intendere una pompa di calore come un frigorifero al contrario. Un fluido a basso punto d’ebollizione circola in un circuito e viene fatto evaporare per assorbire calore dall’ambiente esterno. Poi torna liquido grazie al passaggio in un condensatore che, con l’aiuto di una fonte di energia esterna e sistemato all’interno di un serbatoio d’acqua, la scalda così da dare il calore preso all’esterno. Il calore esterno (anche quello a bassa temperatura) viene quindi preso in cambio di una resa molto alta, nell’ordine di 5 kWh di calore su un kWh di energia consumata. Parliamo quindi di uno strumento in grado di dare molto più di quanto consumi.



TARIFFE STRUTTURATE SULLA CRISI DEL 1973 – Per dare un’idea del risparmio in prospettiva, proviamo a considerare il valore delle tariffe per i servizi di rete destinate ad un cliente domestico tipo che consuma 2700 kWh all’anno. Queste rappresentano il 35 per cento della bolletta. Per quanto riguarda però gli altri consumi, le tariffe in questione possono valere fino al 48 per cento. Per quanto riguarda i servizi di vendita riferiti al prezzo dell’energia elettrica consumata, si arriva al 50% circa della spesa totale. La nuova tariffa D1, continua l’Aeeg, dovrebbe risolvere un problema sulla vendita dell’energia elettrica che si protrae dalla crisi del 1973. Le tariffe per i servizi di rete per le utenze domestiche servite in bassa tensione sono ancora riferite a quel periodo.

PER IL RISPARMIO COLLETTIVO – All’epoca in Italia si pagava anche la vendita dell’energia elettrica e la fornitura del servizio era integrata verticalmente ed erano presenti sussidi incrociati. E da allora non è stato possibile modificare la situazione per favorire la migliore sostenibilità ambientale possibile. La tariffa D1 rappresenta quindi il tentativo di emergere da una situazione oggettivamente pesante che rischia di gravare troppo sulle tasche degli utenti che non possono sperare d’ammortizzare l’installazione di un impianto a pompa di calore. Qualenergia propone un calcolo che permette un confronto tra le tariffe attualmente in vigore così da dare un’idea di cosa può significare in termini pratici la tariffa D1.

 

UN CONFRONTO TRA TARIFFE – I modelli più efficienti richiedono un consumo elettrico importante, nell’ordine di minimo 5.000 kWh. L’installazione di una pompa di calore richiede poi la necessità di aumentare la potenza di connessione, passando alla tariffa D2, riservata agli allacciamenti residenziali con potenza fino a 3 kW, di passare alla tariffa D3 o d’installare un nuovo contatore (500 euro una tantum).  Solo che il passaggio alla D2 porta ad un aumento del costo della corrente al kilowatt da 0,4 a 12 della fascia oltre i 4.440 kWh annui. Quindi un residente con un consumo di 2.700 kWh ed una connessione da 3 kilowattora paga 19 centesimi di euro al kilowatt. Installando un impianto dalla potenza di 7.700 kWh annui pagherebbe 31 centesimi al kilowattora.

LO ZAMPINO DELL’UE – La tariffa D1 invece prevede un costo unitario di 21 centesimi ai quali però potrebbero essere aggiunti oneri di sistema, di rete e di imposte. Allo stato attuale però la bolletta dovrebbe scendere, per il consumatore in possesso dell’impianto dalla potenza di 7.700 kWh, dai potenziali 2.404 euro di oggi a circa 1.620 euro l’anno, per un risparmio di 800 euro l’anno. La novità, sicuramente vantaggiosa, vede comunque il coinvolgimento dell’Europa. Come spiega Casa e Clima, l’intenzione dell’Italia è stata quella di anticipare, almeno in parte, l’entrata in vigore della 2012/27/UE sull’efficienza energetica, ovvero il documento maestro per Bruxelles il cui fine è quello di ridurre entro il 2020 la dipendenza da parte dei paesi dell’Unione dalle fonti fossili investendo sull’energia sostenibile.

LA DETRAZIONE DEL 65 PER CENTO – E se non vi basta quello che finora è stato raccontato in termini di risparmio in bolletta, sappiate che se decidete d’installare un impianto Pdc potrete contare su una detrazione fiscale del 65 per cento. Non male, specie se consideriamo che un impianto può costare di norma sui 7500 euro. Casa e clima ci ricorda che le detrazioni per le riqualificazioni energetiche sono state estese, sempre al 65 per cento, fino al 31 dicembre 2014 e che quindi il momento di acquistare una pompa di calore è sicuramente questo. Lavorincasa poi aggiunge che la detrazione è ripartita in 10 annualità, a patto però che l’impianto da installare produca acqua calda sanitaria.

IL CONFRONTO CON LE CALDAIE A GAS – L’investimento quindi potrebbe rivelarsi quantomeno proficuo. Se proponessimo un confronto tra il consumo attuale con un sistema standard e la sostituzione con un sistema a pompa di calore, continua ancora Qualenergia, potremmo arrivare ad un ammortizzamento dei costi in un periodo compreso tra cinque e nove anni. Quindi se si decidesse di cambiare una caldaia a gas arrivata a fine vita con una pompa di calore elettrica da 10 kWt si potrebbe pensare ad un investimento iniziale compreso tra i 7500 euro della pompa aria-acqua fino agli 11 mila della sonda geotermica. Una cifra quindi ben più importante dei 1500 euro necessari per l’acquisto di una caldaia a gas con acqua calda.

VERSO IL FUTURO – Bioarchitettura Venezia propone una tabella che quantifica chiaramente il costo a metro cubo di gas contro il kilowatt di energia. E se consideriamo che questa non tiene in considerazione quella che è la nuova tariffa D1, vuol dire che dovremmo adeguarci ad immaginare un costo unitario medio annuale al kW di 21 centesimi contro un costo al metro cubo di metano prossimo ad un euro. La novità è sicuramente importante, specie se confrontata con il passato. Come ricorda Tecneko gli edifici civili consumano un terzo del fabbisogno energetico nazionale, di cui il 60 per cento viene usato per la climatizzazione degli ambienti mentre la domanda di energia è coperta dalle fonti fossili e dalle biomasse.

LA RIFORMA NECESSARIA – La mossa di facilitare l’installazione d’impianti con pompa di calore, dalla vita media compresa tra 20 e 25 anni, va inserita in un piano d’azione nazionale per l’energia che prevede entro il 2020, seguendo i dettami previsti dall’Europa, una crescita del peso delle pompe di calore che saranno responsabili per il 30 per cento dello sforzo aggiuntivo per il consumo di rinnovabili termiche e del 14 per cento della riduzione di consumo di energia primaria da realizzare. Il risultato però poteva essere raggiunto solo con una riforma della tariffazione, arrivata con una circolare, come anticipato in precedenza, lo scorso 23 dicembre. Ed ora gli attori del settore sperano che con questa decisione, sommata alla scelta di prorogare la detrazione fiscale del 65 per cento entro il 31 dicembre 2014, il settore possa crescere.

(Photocredit Qualenergia.it)

I PREZZI – Nella speranza però che non aumentino i prezzi a causa della pressione del mercato. Ad oggi una pompa di calore standard domestica può costare dai 700 ai 7000 euro. Tutto dipende dall’uso che viene richiesto alla stessa. A questa spesa poi va aggiunta quella dello split, l’apparecchio che serve a diffondere il riscaldamento in casa. Se poi invece si vuole la pompa di calore con produzione di acqua calda ad uso sanitario, quella per intenderci con la detrazione del 65 per cento, bisogna pensare ad una spesa di minimo 1599 euro (per la Ariston Nuos Split Evo). Ma certo il vantaggio appare chiaro ed evidente. Oltretutto perché non abbiamo considerato un fattore fondamentale legato alle pompe di calore.

LA DOPPIA UTILITÀ – Si perché queste non solo permettono di produrre acqua calda e riscaldamento d’inverno ma servono sopratutto a regalare refrigerio in estate. Una loro diffusione massima sul territorio nazionale, facilitata da una tariffa unica che non calcola direttamente il consumo, potrebbe aiutare anche la bilancia energetica nazionale grazie ad un consumo più lineare e non affaticato dai picchi che nei periodi più caldi minacciano l’Italia con improvvisi e fastidiosi black-out. Appare quindi evidente che il 2014 sarà l’anno della pompa di calore e la conferma arriverà nei prossimi mesi grazie all’analisi delle vendite che con tutta probabilità faranno segnare rialzi a doppia cifra, grazie anche alla scoperta da parte della popolazione di una forma di riscaldamento efficace e sostenibile.  (Photocredit Google / Wikipedia / Qualenergia)