Il boom infinito delle bevande energetiche

Categorie: Economia

Il consumo mondiale di energy drink continua ad aumentare e nel 2016 raggiungerà i 6,5 miliardi di litri l'anno, nonostante i continui allarmi relativi ai rischi per la salute che si correrebbero abusando delle sostanze contenute al loro interno. Ma fino a che gli Stati non agiranno il settore continuerà a crescere senza sosta

Il mercato è delle bevande energetiche. Non si potrebbe dire altrimenti della crescita vertiginosa in termini di quote di mercato guadagnate dai vari «Energy Drink» che permettono anche in questi anni di crisi di mantenere in piedi il settore del beverage, e non solo, nonostante la crisi si sia fatta sentire anche nel settore, seppur in modo transitorio e marginale.



L’ENERGY DRINK DELLA MARINA MILITARE – Prendiamo solo due marchi presenti rispettivamente nell’ambito della Formula Uno e del Motociclismo, che affollano reti nazionali e private con spot particolari ed accattivanti. Addirittura esiste una bevanda firmata dalle forze armate nostrane. Parliamo di «Forza Blu», l’energy drink della Marina Militare dedicato, come specificato dal sito del prodotto, ai «marinai che possono contare su un alleato formidabile […] tra i suoi ingredienti, oltre a taurina e caffeina, ci sono la forza di resistere alle correnti e la lucidità di non perdere mai la rotta». Marinai che possono essere clienti comuni, visto che la lattina di colore azzurro chiaro è acquistabile nei supermercati oltre che nelle macchinette delle stazioni ferroviarie.



AUMENTA IL CONSUMO MONDIALE  Si ricorda poi che il prodotto è nato e creato in Italia e che ha ottenuto la certificazione qualitativa dall’Università La Sapienza di Roma su supervisione del Professor Germanò e che ha una composizione che gli permette di essere venduto nel canale farmacia. Infine, può presentarsi sul mercato con una Corporate Social Responsability diversa rispetto alle altre bevande perché, come spiegato sul sito, «esprime sul mercato una funzione più sana e positiva rispetto al resto del mondo degli energy drink». E s’inserisce, aggiungiamo noi, in un mercato in enorme crescita. Packagingspace ci riporta le conclusioni di uno studio condotto da Zenith International che ha stimato un aumento del consumo mondiale di energy drink nel 2011 del 14 per cento, con una crescita di oltre 1,5 miliardi di litri rispetto al 2007.



OBIETTIVO 6,5 MILIARDI DI LITRI L’ANNO – La quota complessiva del mercato ha raggiunto la quota incredibile di 4,8 miliardi di litri, con una stima, entro il 2016, di un’ulteriore incremento del 35 per cento che porterà il mercato a 6,5 miliardi di litri. La crescita nell’ultimo quinquennio è stata stimata in un 10 per cento annuale mentre parlando di valore monetario, la crescita registrata è stata del 13 per cento all’anno, passando dai 26,5 miliardi di dollari del 2007 ai 37 miliardi del 2011. Numeri che confermano come il mercato degli energy drink sia quello che tiene in piedi il settore dei soft drink in tutto il mondo. Contestualmente Zenith International ha classificato i dieci paesi in cui si consuma il maggior numero di litri di energy drink al mondo, e sono: Stati Uniti, Vietnam, Cina, Regno Unito, Tailandia, Messico, Australia, Germania, Polonia e Arabia Saudita. Israele invece è il Paese con il più alto consumo pro-capite.

LA CRISI COLPISCE IL MERCATO ITALIANO – Nel 2011, il Nord America ha guidato il consumo degli energy drink con il 36% dei volumi globali, seguita da Asia Pacifico con il 22% e l’Europa Occidentale con il 17%, con l’America Latina che registra un aumento che la porta al 7 per cento mentre l’Australia si attesta al 3 per cento. E l’Italia? La situazione nel nostro Paese non sembra florida come nel resto del mondo. Colpa della crisi che ha ridotto drasticamente i consumi. Distribuzione moderna ci propone i dati relativi al 2012, diffusi da SymphonyIri, che provano come l’anno passato sia stato problematico, visto che a causa della riduzione dei consumi è stata annullata la crescita vorticosa degli ultimi anni, nell’ordine del 50 per cento annuo. Anzi, nella categoria sport si è assistito ad un calo a volume del 2,6 per cento per un totale di 46 milioni di litri, mentre è stata registrata una crescita a valore pari al 2,7 per cento con un fatturato totale di circa 63,9 milioni di euro.

PER RED BULL TUTTO TORNERÀ COME PRIMA – Gli Energy Drink stanno leggermente meglio anche perché il mercato ha fatto si che le lattine entrassero anche nel mondo dello sport, finora ad appannaggio di poche specifiche marche per via della loro capacità di far sentire meno fatica agli atleti. Per questo motivo si è assistito ad una leggera crescita a volume dell’1,3 per cento per un totale di 10,6 milioni di litri mentre il giro d’affari è di 48,9 milioni di euro, con un calo rispetto a novembre 2011 dello 0,8 per cento. Si tratta di numeri che non preoccupano. Ad esempio Red Bull è convinta che, una volta passata la crisi, il mercato italiano tornerà ad allinearsi con i trend mondiali. Anche perché in Italia i tre marchi principali di Energy Drink detengono il 91,5 per cento di presenza negli scaffali. Insomma, ci si può organizzare.

GLI INGREDIENTI PERICOLOSI – Da notare che nel 2012 ci sia stata l’esplosione del discount, con una crescita del 7,1 per cento. Tutta «colpa» della crisi, con i consumatori che cercano di risparmiare qualcosa. In queste analisi di mercato manca però un fattore fondamentale che forse, in futuro, potrebbe erodere la presenza degli energy drink dagli scaffali. Parliamo degli avvertimenti legati ad eventuali conseguenze sanitarie dovute all’abuso di bevande a base di caffeina e taurina. Il comune di Nuvolera ci propone un’analisi di quelle che sono le sostanze nascoste all’interno della lattina come la caffeina, la guaranina, la capsicina, l’estratto di ginseng e particolari carboidrati come il glucuronolattone, oltre a sostanze come the verde, yerba maté, ginkgo biloba, schizandra, açaí, zenzero.

LO STUDIO CONDOTTO DALLA UE – Ogni lattina può contenere 300 milligrammi di caffeina al litro. Non molto, se prendiamo la stessa quantità di caffé (da 350 a 1100 milligrammi/litro) di thé nero (da 150 a 350 milligrammi/litro) o di Coca Cola (da 90 a 200 milligrammi/litro), ma tantissimo se prendiamo come riferimento le dosi quotidiane. Se si esagera con la caffeina si possono avere fenomeni di tachicardia, d’ipertensione, di capogiri, d’insonnia. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare, Efsa, nel marzo 2013 ha proposto i risultati di uno studio condotto in tutta l’Unione per verificare il consumo di bevande energetiche in specifici gruppi, dagli adulti ai bambini, così da poter proporre una stima di esposizione a particolari ingredienti. Lo studio, condotto tra febbraio e novembre 2012, ha visto la partecipazione di 52.000 partecipanti da 16 differenti stati dell’Europa, divisi tra adulti (14,500 partecipanti), adolescenti (32.000) e bambini (5.500).

IL CONFRONTO TRA BAMBINI, ADOLESCENTI ED ADULTI – Il consumo principale ha riguardato gli adolescenti con il 68 per cento, mentre il consumo per gli adulti è del 30 per cento mentre si attesta al 18 nei bambini. Per quanto riguarda invece il consumo legato all’alcol, gli adulti sono in testa con il 56 per cento seguiti dagli adolescenti con il 53 mentre il consumo legato allo sport è del 52 per cento negli adulti e del 41 per cento negli adolescenti. L’esposizione alla caffeina ed alla taurina è apparsa più elevata nei bambini rispetto agli adolescenti ed agli adulti, rispettivamente con questi dati:

bambini: 1,01 e 12,83 milligrammi per chilo al giorno

adolescenti: 0,38 e 4,6 milligrammi per chilo al giorno

adulti: 0,32 e 3,82 milligrammi per chilo al giorno

Ciò significa che in base a questi dati, i consumatori cronici di caffeina sono così suddivisi: 13 per cento degli adulti, 16 per cento degli adolescenti e 48 per cento dei bambini.

QUANTO BEVONO GLI ADULTI? – Parlando di consumo, il 30 per cento degli adulti intervistati ha ammesso di aver bevuto almeno una bevanda energetica nell’ultimo anno. La percentuale minima è stata registrata a Cipro (14 per cento) mentre la più alta è austriaca (50 per cento). Il 53 per cento degli intervistati ad aver risposto affermativamente erano giovani dall’età compresa tra 18 e 29 anni, mentre il consumo medio registrato è di due litri al mese. Il 12 per cento degli adulti è stato definito consumatore cronico in quanto forte di un valore di energy drink bevuti di 4,5 litri al mese. L’11 per cento di questi è un consumatore incallito, in grado di bere un litro di bevanda alla volta.

IL BOOM TRA BAMBINI E RAGAZZI – Per quanto riguarda gli adolescenti, l’incidenza nel consumo è del 68 per cento, e si va dal 48 per cento della Grecia all’82 per cento della Repubblica Ceca. I maggiori consumatori (73 per cento) sono riscontrabili nella fascia d’età compresa tra 15 e 18 anni, con un consumo medio complessivo di 2,1 litri al mese. Il 12 per cento degli adolescenti si è definito consumatore cronico con un consumo medio di 7 litri al mese mentre un altro 12 per cento di adolescenti è stato definito compulsivo vista la capacità di bere 1,065 litri alla volta. Per i bambini, invece, i consumatori sono risultati il 18 per cento. Di questi, il 19 per cento è compreso nella fascia 6-10 anni e la forbice va dal sei per cento dell’Ungheria al 40 della Repubblica Ceca, con un consumo medio di 0,49 litri a settimana. Il 16 per cento degli intervistati è stato definito cronico, con un volume di consumo di 0,95 litri a settimana.

L’ALLARME FRANCESE – I dati dimostrano come il consumo sia effettivamente molto elevato e che questa diffusione investe tutte le fasce d’età. Appare quindi importante l’allarme lanciato dall’agenzia alimentare francese e ripreso dal Fatto Alimentare, con l’autorità transalpina che ha chiesto limiti alla pubblicità di queste bevande segnalando 257 casi di «eventi indesiderati» legati all’abuso di tali bevande. Secondo l’Anses è opportuno che l’autorità prenda provvedimenti stringenti che regolino la vendita e l’assunzione di tali sostanze. Dei 257 eventi indesiderati registrati in Francia dal 2008 ad oggi, 25 sarebbero legati con certezza agli energy drink mentre sono 54 quelli la cui responsabilità delle bevande è molto probabile.

UN’INFORMAZIONE SCORRETTA? – La maggior parte dei casi ha riguardato problemi al cuore ed al sistema cardiovascolare come tachicardie, ipertensione, fibrillazioni e squilibri del ritmo che hanno portato alla morte di un ragazzo di sedici anni mentre sono due i casi sospetti relativi al decesso di due giovani di 16 e 19 anni. Il report propone altri effetti indesiderati che coinvolgono l’apparato gastrointestinale ed il sistema nervoso. Secondo l’Anses le aziende sono responsabili di un’informazione scorretta in quanto non avvertono i giovani dei rischi che corrono. In Francia il 25 per cento dei bevitori abituali afferma di bere due lattine di energy drink assumendo la caffeina presente in due tazze d’espresso. Il 41 per cento di loro associa l’uso di queste bevande all’attività sportiva, rischiando di amplificare i rischi connessi al loro uso.

ANCHE IL CANADA DICE NO – Quotidiano Sanità propone poi l’allarme lanciato dall’associazione medici canadesi che ha definito gli energy drink delle «droghe somministrate attraverso un gustoso sciroppo. Gli energy drink sono spesso rivolti a bambini e ragazzi attraverso apposite campagne pubblicitarie e sponsorship di eventi a essi riservati. I giovani sono noti per fare scelte tutt’altro che salutari. Gli adolescenti e gli studenti del college spesso mixano gli energy drink all’alcool, una combinazione potenzialmente pericolosa dal momento che gli alti livelli di caffeina possono mascherare la percezione d’ebbrezza». I medici canadesi hanno chiesto al governo ad Ottawa di prendere provvedimenti anche attraverso un’etichettatura adeguata.

 

IL MERCATO SEGUE LA SUA LOGICA – Un allarme che ha visto l’impegno del dipartimento italiano delle politiche antidroga che si è unito per chiedere una regolamentazione della commercializzazione di questi prodotti al fine di tutelare i giovani al fine di evitare loro gravi problemi di salute. E probabilmente è questo l’unico timore che devono covare le aziende del settore, ovvero l’ingerenza degli Stati sul tema della salute pubblica. Altrimenti il mercato, così come i gusti dei consumatori, potrebbe seguire la sua strada magari arrivando a quanto accaduto negli Usa. Come spiega Beverfood nel 2012 il mercato degli Energy Drink negli Stati Uniti ha superato quello dell’acqua in bottiglia, 8 miliardi di dollari contro 7,2. Segno che il mercato è delle bevande energetiche e che se non interverranno gli Stati, passata la crisi, il loro valore di mercato continuerà ad aumentare.