Fuggite dal regime, si sono mostrate in topless per denunciare l’oppressione del loro paese di origine
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“IL REGIME CONTROLLA L’ATTIVITA’ SESSUALE” – “Ho lasciato l’Iran tre anni fa per motivi diversi – ha raccontato una di loro, Elia Tabesh -. Ero vicina agli attivisti di sinistra della mia università che lottavano in difesa dei diritti umani. E, vista la repressione, non mi sentivo più sicura”. Difficile vivere da donna in un paese islamico: “O nelle scuole o nei ristoranti, sono sempre trattate come cittadini di seconda classe”, racconta Elia. E aggiunge: “Ti dicono cosa indossare e cosa non indossare, e la società ti considera come un oggetto sessuale. Il governo controlla anche la vita sessuale. Se si hanno rapporti fuori dal matrimonio si può essere puniti con la lapidazione. Si può essere puniti anche se si rifiutano di avere rapporti con il marito”.
“LA MIA NUDITA’ E’…” – “La mia nudità è un no all’islam politico”, recita uno degli slogan del calendario, prodotto in lingua inglese. E ancora: “La mia nudità è un no alla lapidazione”, fanno sapere le donne iraniane. La decisione di posare senza veli – ragionano i promotori dell’iniziarita – è una decisione che a volte richiede molto coraggio, perché può costare la vita. I proventi della vendita del calendario saranno devoluti alle organizzazioni no profit che si battono per la difesa dei diritti delle donne.