Farmacisti, il contratto della discordia

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Dal primo gennaio 2013 il contratto nazionale dei dipendenti delle farmacie comunali non vale più visto il recesso operato da Assofarm che a sua volta ha preparato un regolamento transitorio a causa delle difficoltà incontrare con i sindacati in sede di rinnovo

I dipendenti delle farmacie comunali di tutta Italia sono sul piede di guerra. Tutta colpa del contratto collettivo di categoria, scaduto il 31 dicembre 2010 ed ufficialmente dismesso in maniera unilaterale da Assofarm, l’associazione che riunisce le società di gestione delle farmacie comunali italiane.



CONTRATTO TROPPO CARO – La decisione di Assofarm risale al settembre 2012. La giustificazione di tale atto è puramente economica visto che il contratto delle farmacie pubbliche presenta rispetto a quello dei privati un costo superiore del 30-40 per cento, impedendo così una reale concorrenza nel settore. Il problema come sempre è dato dalla mancanza di un punto d’incontro tra la parte datoriale e quella sindacale. Secondo Assofarm le aziende sentono il bisogno di contenere l’incremento del costo del lavoro con contestuale superamento di rigidità contrattuali “ritenute non più attuali soprattutto se correlate al difficile momento che sta attraversando la Farmacia Pubblica”.



DAL PRIMO GENNAIO SI CAMBIA – Lo scorso 26 settembre l’incontro tra la commissione per le relazioni industriali Assofarm e le organizzazioni sindacali ha portato a nuove timide aperture non giudicate però sufficienti, visto che il giorno dopo, ovvero il 27, si è deciso in maniera unilaterale da parte dell’associazione che il contratto nazionale sarebbe stato “annullato” a partire dal 1° gennaio 2013. La mossa ha avuto l’obiettivo di “forzare ed accelerare” la trattativa per il rinnovo del medesimo visto che, come si disse all’epoca “se non si addivenisse a nuovo accordo entro il 31.12.2012 il CCNL non sarebbe più applicabile per i Dipendenti assunti dopo tale data mentre per ciò che riguarda i Dipendenti già in forza si dovrebbe analizzare quali siano i diritti acquisiti da preservare”.



CRITICHE INCOMPRENSIBILI – Insomma, l’idea di poter forzare la mano per portare a casa un risultato soddisfacente doveva essere quella giusta per i membri di Assofarm ma evidentemente le cose hanno preso una piega notevolmente diversa Come ci spiega Quotidiano Sanità, a febbraio 2013 l’associazione si è rivolta ai sindaci con una lettera chiedendo un aiuto nel superamento di quelle che sono state definite “criticità del nuovo contratto”. Nella sua missiva Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, ha voluto rispondere alle illazioni “incomprensibili”, in merito “a presunte perdite di diritti ed a sopraffazioni subite dai lavoratori delle nostre Aziende”.

IL RISCHIO CONCORRENZA – Per quanto riguarda il contenuto del contratto, al di là dei costi questo non permetteva di rispondere efficacemente alle sollecitazioni legislative “in direzione di una maggiore apertura della concorrenza”, come previsto dalle norme intervenute negli ultimi anni. Questo ha fatto si che il contratto avrebbe portato al tracollo dei conti economici delle aziende comunali con ripercussioni sui livelli occupazionali. Inoltre, continua Gizzi, bisogna risolvere il problema dato dalla disomogeneità dei costi per la proprietà a seconda che si operi sotto l’insegna pubblica o privata. L’apertura di nuove farmacia e la distribuzione diretta dei farmaci da parte dell’Asl mettono ancora più in pericolo l’esistenza delle farmacie comunali.

SINDACATI CHIUSI – Per questo motivo si è deciso di recedere il contratto di lavoro adottando un regolamento che, in attesa della sottoscrizione del nuovo contratto nazionale, possa costituire “uno strumento operativo a salvaguardia dei rapporti con le maestranze delle nostre aziende”. Il documento presenta la struttura salariale del contratto dei farmacisti privati e, nella parte normativa, viene riconosciuta una maggiore tutela dei lavoratori relativamente alle condizioni di Welfare. E se non si è ancora arrivati ad un contratto, la colpa è tutta dei sindacati. Precisa Gizzi: “Abbiamo ricevuto una netta chiusura da parte delle organizzazioni sindacali. hanno dimostrato di essere legate ancora a vecchi schemi di rappresentatività settoriale ormai superati dalle mutate condizioni di mercato del settore farmaceutico”.

VERSIONI A CONFRONTO – Nel leggere il regolamento si capisce che stiamo parlando di fatto di un altro contratto. Questo viene però proposto in maniera unilaterale da Assofarm. E dire che c’è segnato tutto, dall’assunzione di personale alla definizione del periodo di apprendistato, dall’orario di lavoro alle ferie, dai permessi alla retribuzione mensile, dagli scatti di anzianità alle varie coperture. Praticamente si tratta di un documento molto simile al contratto collettivo nazionale dei dipendenti della farmacia privata, con la sola differenza che quest’ultimo è frutto di una concertazione con i sindacati mentre il primo è stato calato dall’alto con tanto di richiesta ai primi cittadini ed alle autorità comunali di applicarlo in attesa dell’entrata in vigore del nuovo contratto.

VERSO NUOVI OBIETTIVI – Quindi in attesa di un contratto collettivo siglato con i sindacati, Assofarm ha deciso di adottare a livello economico le condizioni usate per regolamentare il lavoro della maggioranza dei farmacisti dipendenti italiani nella speranza di arrivare ad un unico contratto di categoria. Ed i sindaci cosa c’entrano? Semplice, devono dare una mano con la certezza che finora non si sono avute riduzioni di personale al contrario di quanto avvenuto nel settore privato e che nonostante i sindacati, non in gradi di percepire l’importanza di avere la giusta tranquillità -conclude Assofarm- per operare congiuntamente verso i migliori obiettivi, si auspica la “condivisione alla nostra linea di azione ed agli obiettivi che ci prefiggiamo, ovvero di valorizzare e sviluppare sempre più il servizio farmaceutico comunale sul territorio”.

C’E’ CHI DICE NO – Quindi il contratto nazionale dei dipendenti delle farmacie comunali è più oneroso di quello dei farmacisti normali, l’Assofarm decide di rescindere il suddetto dal 1 gennaio 2013 incolpando i sindacati di non essere in grado di comprendere quelle che sono le difficoltà dell’intero settore. Luccanews ha raccolto la posizione delle sigle confederali le quali hanno denunciato la situazione definita “paradossale” del rigetto del contratto nazionale per le farmacie municipali. Massimiliano Bindocci, segretario provinciale della Filcams Cgil ha spiegato che la decisione di Assofarm non ha precedenti nel mondo del lavoro. Sotto accusa è lo sviluppo integrale di questa storia, a partire dalla rescissione del Ccnl fino ad arrivare al regolamento inviato direttamente alle aziende. 

MARCHIONNE? UN DILETTANTE – “Il problema è dunque di metodo oltre che di merito -ha spiegato Bindocci- essendo il regolamento peggiorativo, e contrasta con i più elementari diritti costituzionali e del lavoro, le regole si concordano con i contratti collettivi e non con i contratti individuali. Marchionne diventa dunque un dilettante”. La macchina però sembrava muoversi visto che il 26 febbraio, come spiegato dal segretario nazionale della Fisascat Cisl Rosetta Raso, ripresa da Farmacista 33, la quale ha spiegato che l’esigenza dei sindacati è quella di avere risposte certe in materia di orario e di flessibilità. Secondo la Raso “si va verso un nuovo contratto delle farmacie, reso quanto mai necessario dagli sviluppi della crisi economica che hanno avuto riflessi importanti anche per questo settore”.

LO SCIOPERO – La situazione però è precipitata con il passare delle settimane. Vista l’impossibilità di pervenire ad un accordo, i sindacati hanno indetto uno sciopero nazionale delle farmacie comunali, svoltosi lo scorso 23 aprile per protestare contro la decisione unilaterale di recedere dal precedente contratto e di imporre in via del tutto arbitraria un nuovo regolamento non concordato con i sindacati La Cgil Venezia spiega che la decisione è stata figlia dell’ennesimo fallimento nelle trattative svolte a Roma lo scorso 22 marzo. Secondo Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil Assofarm vuole mettere in discussione diritti importanti e di non dare un giusto adeguamento delle retribuzioni, ferme da oltre due anni.

LA SOLIDARIETA’ DEL SINDACO DI PONTEDERA – Lo sciopero ha coinvolto anche la politica locale. A Venezia sono rimaste chiuse 13 farmacie comunali su 15 mentre a Pontedera, come spiega Gonews, anche il sindaco ha deciso di manifestare con i lavoratori. Il primo cittadino Simone Millozzi ha partecipato al presidio di protesta dei lavoratori delle farmacie davanti alla Farmacia comunale in Piazza della Stazione. I manifestanti hanno chiesto di “dare ai nuovi assunti gli stessi diritti degli altri lavoratori già occupati e che sia garantito il ruolo di presidio pubblico delle farmacie” ed il Sindaco ha condiviso il loro lamento sottolineando come il suo comune si sia opposto all’applicazione del regolamento Assofarm.

SERVE UNA REALE CONCERTAZIONE – Queste le parole del sindaco: “Lancio un appello a tutti i sindaci e alle forze politiche di farsi carico della difesa del lavoro e dei diritti dei lavoratori. Dobbiamo ripartire dal mondo del lavoro e non si può pensare che la crisi e le difficoltà del Paese possano essere superate con il peggioramento delle condizioni dei lavoratori. Questo Paese viene salvato solo se riusciamo a garantire che non vengano intaccati i diritti del lavoro […] Non è accettabile l’ostinazione delle aziende a voler applicare unilateralmente il proprio regolamento senza alcuna condivisione con le rappresentanze dei lavoratori: ancora una volta la via, soprattutto in momenti difficili come quello che stiamo attraversando, non può che essere quella della concertazione e per tali motivi mi attiverò per organizzare un incontro anche con gli altri sindaci su questa vertenza”.

NON CAPIAMO – E rimanendo sempre in Toscana, e più precisamente in lucchesia, come ci spiega il Corriere Nazionale, altri comuni che hanno detto no al regolamento Assofarm sono Pietrasanta, Massarosa, Camaiore e Viareggio. Inutile sottolineare come l’associazione non abbia valutato positivamente la protesta. Venanzio Gizzi, ripreso da Farmacista 33, ha spiegato che se “non c’è sostenibilità aziendale, la scelta obbligata delle amministrazioni comunali sarà quella di dismettere le Farmacie comunali. Non comprendiamo come i sindacati non riescano a cogliere la gravità del momento e come possano rispondere in maniera così irresponsabile, prima di tutto nei confronti di quegli stessi lavoratori che rappresentano.

NECESSARIA UNA MEDIAZIONE – “Assofarm -conclude Gizzi- non intende e non può venire meno alla propria volontà di avviare un processo di riforma del contratto nazionale dei lavoratori delle farmacie pubbliche e che consenta alle aziende di rispondere efficacemente alle mutate caratteristiche del mercato della distribuzione farmaceutica e, al contempo, salvaguardi i livelli occupazionali oggi presenti”. Perché l’associazione ha sempre ribadito che non vi sono state ristrutturazioni grazie ad una certa politica. Dall’esterno arriva però la richiesta di una mediazione concreta tra le parti. Nello specifico a chiederla è Andrea Mandelli, presidente della Fofi, federazione degli ordini farmacisti italiani, ripreso da Quotidiano Sanità.

UNA STRANA SITUAZIONE – “Siamo preoccupati per l’inasprirsi dei toni nelle trattative per il rinnovo del contratto dei dipendenti delle farmacie comunali. Il momento è difficile tanto per il Paese quanto per il servizio farmaceutico Assofarm e i sindacati confederali hanno portato argomentazioni fondate al proposito e proprio per questo mi sembra fondamentale trovare un terreno comune di mediazione”. Ed oggettivamente la concertazione dovrebbe essere la ricetta migliore per uscire dal pantano. Nel leggere il vecchio contratto collettivo emergono una serie di dettagli svaniti nel nuovo regolamento come la minor durata dei giorni di prova ed un calcolo più semplicistico della retribuzione giornaliera e mensile. Probabilmente lo sciopero è servito ad accendere i riflettori sulla situazione e probabilmente, visto l’interessamento di terze parti in causa, ora la strada per il rinnovo del contratto sarà più praticabile. Forse poco, ma chissà.

(Photocredit Lapresse / farcom.it / Comune di Capannori)