Il Corriere Laziale e il tesserino da pubblicista della discordia

Il Corriere Laziale finisce sul Corriere della Sera. Il periodico che riporta le cronache delle partite giovanili della Regione, e il suo ex direttore Eraclito Corbi, sono da qualche tempo impegnati in una vicenda con l’Ordine dei Giornalisti del Lazio, che ha già portato l’istituzione a sanzionare il giornalista. Oggi Sergio Rizzo racconta tutta la storia:

Quale l’accusa? Quella di aver messo in piedi una specie di fabbrica di pubblicisti, con una catena di montaggio funzionante a pieno ritmo. Ma a spese degli operai. La tesi fatta propria dal consiglio di disciplina dell’ordine è che il giornale reclutava giovani aspiranti giornalisti da impiegare per realizzare le cronache degli avvenimenti sportivi locali nel Lazio.

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Il loro compenso?

Spiegano gli atti che consisteva solo nella documentazione necessaria per avere la sospirata iscrizione all’albo, che per i pubblicisti consiste in un certo numero di articoli pubblicati, a patto che siano regolarmente retribuiti. E questo è l’aspetto più delicato della faccenda, perché fra le testimonianze raccolte durante l’istruttoria sfociata nella sanzione inflitta a Corbi, c’è anche quella di chi ha dichiarato di aver dovuto firmare attestazioni di pagamenti mai avvenuti. Per il consiglio di disciplina il meccanismo sarebbe stato gestito da un’impresa familiare in piena regola, con l’ex direttore coadiuvato dai tre figli. Il tutto, con il corollario di quei generosi contributi pubblici incassati in sei anni.

Ovvero, si scrive direttamente nel titolo, la bella cifra di sei milioni di euro. Niente male, no?

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