Il giornalista che insulta il direttore che l’ha cacciato

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Fabrizio D’Esposito, ex Riformista, sul Fatto racconta di una querelle avvenuta ieri su Twitter tra Fabrizio Rondolino, ex consigliere del premier D’Alema naufragato insieme al governo di Baffino, e commentatore della Stampa, e altri giornalisti a proposito del direttore della Stampa Mario Calabresi:



 

Tutto scoppia con una serie di tweet ironici di Rondolino su Ingroia e il Guatemala. Un paio: “Guatemala, i Maya ritirano le loro piramidi: ‘Abbiamo paura che Ingroia le sequestri’”; “Guatemala, il consigliere giuridico del presidente Molina si prende un anno di fer ie”. Interviene Marco Castelnuovo, giornalista della Stampa: “Che D’Alema non fosse poi questo gran leader lo si poteva anche capire quando ha portato nel suo staff a Palazzo Chigi Fabrizio Rondolino”.



La risposta è piccata e fa riferimento al direttore di Castelnuovo:

“B ra – vo, l’Orfanello sarà orgoglioso di te”. A questo punto riparte tutta la polemica. Su Teitter, Rondolino va molto oltre le righe scontrandosi con altri interlocutori. Rispunta anche un giudizio su Luigi Calabresi, già scritto a maggio: “Calabresi era un mitomane manesco, un fascistello carrierista che giocava all’americano. La responsabilità di Pinelli è sua”. Gregorio Paolini gli scrive: “Fabr i’, in quanto orfanello (di madre) ogni volta che fai ’sta battuta su Calabresi mi prende un conato di vomito, non scherzo”.



Rondolino non demorde e risponde:

“Ti chiedo scusa. Ma proprio per l’eccezionalità della tragedia trovo disgustoso costruirci una carriera. Né tu né altri lo fa n n o ”. Alberto Infelise gli rinfaccia la mancanza di dignità: “Dignità? Mesi fa ha scritto che tutto sommato non ha poi fatto così male Lc a uccidere Calabresi”. Rondolino: “Mai scritto né pensato. Però i suoi hanno assassinato Pinelli, non risulta che abbia chiesto scusa”.

E infine ecco il motivo dell’acredine di Rondolino con Calabresi:

E Rondolino al Fatto non nasconde di avercela con Mario Calabresi per un fatto personale: la fine della collaborazione con la Stampa. Dice: “Calabresi non mi ha risposto per un anno e mezzo al telefono e poi mi ha cacciato. È ovvio che ce l’ho con lui. Certamente ho esagerato, ma ho scritto cose che molti colleghi pensano e dicono ma non hanno il coraggio di scrivere”.