Il Kuwait litiga sui bikini
30/05/2014 di Redazione
Il Kuwait si divide sul bikini. Una commissione parlamentare, infatti, ha approvato la messa al bando di questi costumi e di altro abbigliamento «sconveniente», ma c’è chi tra i parlamentari minaccia dimissioni se dovesse passare il provvedimento.
IL NUOVO DIVETO – La nuova legge mette al bando la «nudità femminile» senza specificare troppo di cosa si tratti dai luoghi pubblici, dagli hotel e anche dalle piscine. Hamdan Al-Azemi il proponente ha spiegato che il bando comprende oltre ai costumi da bagno anche gli abiti che lasciano intravedere le forme o lasciano scoperta buona parte della pelle.
LE RESISTENZE – In pratica un provvedimento che rischia di spingere il Kuwait ad allinearsi ai vicini sauditi e iraniani, che vietano alle donne di mostrare il proprio corpo in pubblico. La proposta dev’essere approvata dall’Assemblea Nazionale e poi dal monarca, ma già in Parlamento non avrà vita facile. Nabil al-Fadl ad esempio, un deputato meno islamista del collega proponente, ha minacciato di dimettersi nel caso di approvazione del provvedimento.
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UNA LEGGE PER GLI ESPATRIATI – Il problema posto da questa proposta all’emirato non riguarda tanto i locali, quanto gli espatriati residenti nel paese, che rappresentano il 65% degli abitanti e che, pur rispettando i costumi islamici, non si possono costringere a nuotare vestiti o meglio vestite, nelle piscine degli alberghi e dei compound nei quali risiedono. In proposito nel 2012 il capo del dipartimento per le pubbliche relazioni e l’attenzione alla morale Adel Al Hashash aveva spiegato che la decisione di far rispettate i costumi islamici: «Non significa che arresteremo ogni donna che nuota in bikini, a meno che non agisca immoralmente».