Il cieco che vede per la prima volta sua figlia
30/12/2011 di Dario Ferri
Riccardo, 60enne di Prato, ha riacquistato la vista
Miracoli della scienza e della tecnologia: è possibile riacquistare la vista. Riccardo, un ex fisioterapista di Prato, 60enne, cieco dall’età di 20 anni, sta lentamente ritornando ad osservare il mondo che lo circonda grazie ad un microchip neuronale impiantatogli da un equipe dell’azienda ospedaliera-universitaria di Pisa.
IL CHIP NELL’OCCHIO – Racconta la sua storia il Corriere della Sera:
Ha visto la figlia per la prima volta, ventisette anni dopo la sua nascita. Solo un’ombra, per ora, ma così intensa che l’emozione l’ha sopraffatto. «Questi miei occhi spenti si sono riempiti di lacrime. Che bel regalo di Natale!», dice Riccardo mentre inforca gli occhiali scuri ed Elena, la figlia, gli sorride. Dietro quelle lenti si nasconde una microcamera, un trasmettitore wireless, microcircuiti che si collegano invisibili a un chip neuronale impiantato nell’occhio destro di questo signore, un pratese di 60 anni, ex fisioterapista, tenero e gentile, forte e ostinato. Riccardo Santini, diventato completamente cieco a 20 anni per una retinite pigmentosa, sta riacquistando parzialmente la vista grazie a un intervento chirurgico unico al mondo eseguito da Stanislao Rizzo, direttore del reparto di Chirurgia oftalmica dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa.
SCENE DA FILM – Sembra un intervento di fantascienza, una scena da film. Ma non lo è affatto. L’operazione subita da Riccardo è stata delicatissima:
I medici, come ingegneri postmoderni, il 29 ottobre gli hanno impiantato il microchip della vista tra la retina e il nervo ottico e una minuscola antenna per il collegamento wireless con gli occhiali-telecamera, ovvero Argus II, dispositivo realizzato nei laboratori della Second Sight Medical Products in California. È praticamente un microcomputer, Argus II, complesso e potente, dotato di occhi (la telecamera) e progettato per avere un collegamento con l’organismo umano. Insomma, una sorta di embrione di cyborg o se preferite il prototipo di quegli occhiali fantascientifici che indossava uno dei protagonisti ciechi della saga spaziale di Star Trek. Ma dietro l’intervento non c’è solo il trionfo della scienza e della tecnologia. C’è una storia straordinaria da raccontare e con essa una «nuova rinascita». Che Riccardo, costretto in seconda superiore alla scuola differenziata quando l’oscurità lo avvolse completamente, ha vissuto con le armi del coraggio e della speranza.
“SBALORDITO” – Riccardo, ovviamente, è entusiasta. Continua il Corriere:
A un mese dall’operazione, il signor Santini, una vita da fisioterapista dell’Asl e da poco pensionato, ha iniziato ad accendere la telecamera: i suoi nuovi occhi. «È stata una grande emozione — racconta— perché dopo tanti anni anche le ombre per un cieco sono una rarità. Mi sono sentito come quell’uomo del mito della caverna di Platone. Certo per ora non vedo la realtà, la cosa in sé, ma solo parvenze. Però anch’esse ti possono regalare così forti impressioni da restare sbalordito. Per me è stata una vera reminiscenza. Ho perso la vista da ragazzo, dunque ho il ricordo degli oggetti, delle persone, dei paesaggi, degli orizzonti, di tutte le cose belle che ci circondano e voglio tornare a scrutare». Come è accaduto quando ha visto l’ombra di Elena, 27 anni, impiegata di banca. «Ci siamo abbracciati e commossi come bambini — ricorda — e poi ci siamomessi a ridere, felici e sicuri che è solo l’inizio». Ora sono soltanto sedici su sessanta gli elettrodi collegati. Entro tre mesi l’occhio bionico funzionerà a pieno regime. E allora Riccardo guarderà il mondo in bianco e nero dalla microcamera e potrebbe riuscire a riconoscere i volti e i particolariminimi delle espressioni e degli oggetti. «Già ora mi sento un bambino — spiega —, inforco gli occhiali e vado in giro cercando di vedere il massimo che oggi mi è consentito. Tra poco sarà la luce. E poco importa se non vedrò i colori. Chissà, magari inventeranno qualcosa di più sofisticato e allora tornerò a meravigliarmi davanti a un’ alba o a un tramonto. E con me milioni di altre persone cieche».