Il ritorno della sedia elettrica negli Stati Uniti
23/05/2014 di Redazione
Il Tennessee reintroduce la sedia elettrica dopo che una serie di esecuzioni con le iniezioni letali sono andate male perché negli Stati Uniti non sono più reperibili le sostanze necessarie.
LE CONSEGUENZE INATTESE – Il divieto d’esportazione negli Stati Uniti per i farmaci e le sostanze usate nelle esecuzioni capitali funziona, ma ha anche portato a spiacevoli conseguenze, tra le quale il ricorso o il ritorno a metodi più brutali e raccapriccianti. Il divieto, formalizzato dall’Unione Europea, è riuscito effettivamente a rallentare il ritmo delle esecuzioni negli Stati Uniti e a ridurne il numero significativamente, ma diversi governatori di stati che fanno della pena capitale una bandiera hanno deciso di tirar dritto comunque, oggi con la firma del governatore Bill Haslam, repubblicano, il Tennessee ha reintrodotto l’uso della sedia elettrica.
LA STORIA DELLA SEDIA – La sedia elettrica ha esordito nel 1890 e nel secolo scorso ha ucciso centinaia di condannati. Ma se agli esordi aveva l’immagine di un metodo moderno e compassionevole, il susseguirsi di episodi raccapriccianti e di esecuzioni andate male ne ha cambiato la percezione presso le opinioni pubbliche e spinto gli stati alla ricerca di metodi meno cruenti.
IL CAOS CON LE INIEZIONI LETALI – La scelta del Tennessee arriva dopo una discreta serie di esecuzioni portate a termine senza le sostanze un tempo procacciate in Europa, ma sostituendole con miscele mai sperimentate prime i condannati sono diventati di fatto cavie e sono finiti malissimo. Le esecuzioni hanno provocato enormi sofferenze sia a quelli che sono poi morti che a quelli che sono sopravvissuti, scatenando l’ira degli oppositori alla pena capitale, sempre meno tollerata e grande apprensione tra i suoi sostenitori, che temono l’irruzione dei giudici della Corte Suprema, da sempre contrari ai trattamenti violenti e crudeli.
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SI UCCIDE SEMPRE MENO – La sedia elettrica, prima offerta ai condannati solo in opzione e poco utilizzata negli ultimi anni, l’ultima nel 2007, diventa così il metodo d’elezione per il Tennessee, che probabilmente ora subirà un pubblico assalto e dovrà affrontare ricorsi e denunce, ma è chiaro che del conseguenze del provvedimento, passato con ampia maggioranza, siano già state prese in considerazione dei suoi sostenitori, Sostenitori che l’hanno messa come la giusta reazione all’azione degli europei, che vorrebbero impedire alla giustizia dello stato di fare il suo corso, che comunque è molto meno tumultuoso di quanto si possa credere. Il Tennessee ad esempio ha 74 condannati a morte e dal 2000 ad oggi ha portato a termine appena 6 esecuzioni. Ne sono morti di più, nove, in attesa dell’esecuzione, segno che anche negli stati che conservano la pena di morte e anche per i governatori che sostengono la pena capitale è ormai diffusa la convinzione che sia il caso di farvi ricorso il meno possibile. Resta quindi da capire quanto abbia effettivamente inciso il bando europeo su una tendenza già in calo e se la contrario non abbia provocato una serie di esecuzioni terribilmente crudeli. Esecuzioni che se non altro hanno fatto discutere molto gli americani e portato allo scoperto il furore ideologico di certe amministrazioni, ma a che prezzo?