Il supermercato che vende (solo) cibo scaduto

Vendere cibi scaduti ma ancora buoni da mangiare per fare business e aiutare le famiglie americane a superare le loro difficoltà di spesa. È l’ultima e innovativa idea imprenditoriale che intende sviluppare Doug Rauch, ex presidente della catena alimentare americana Trader Joe ed oggi pronto al lancio, nel prossimo maggio, dei negozi low cost The Daily Table.

 

supermercato cibi scaduti 2

 

ALIMENTI LOW COST – L’obiettivo è tanto ambizioso quanto semplice. Il piano dei nuovi magazzini prevede la raccolta di cibo considerati da altri negozi e supermercati non più vendibili e la loro rivendita ad un prezzo di mercato nettamente più basso del precedente, in modo da aiutare quella non amplissima, ma comunque importante, fetta di consumatori che hanno difficoltà ad acquistare finanche i beni di prima necessità. Stando ai dati diffusi  da Rauch ogni anno negli States viene sprecato circa il 40 percento del cibo, il che equivale a dire che 165 miliardi di dollari, l’equivalente di circa 120 miliardi di euro al cambio attuale, finiscono dritti nella spazzatura. Ma, oltretutto, quasi il 15 percento delle famiglie statunitensi ha conosciuto nel 2012 il dramma dell’insicurezza alimentare.

AIUTO ALLE FAMIGLIE – Dunque – è su questo che si basano molte delle considerazioni degli imprenditori – se una parte dei consumatori ha necessità di ridurre la propria spesa, certamente non avrà problemi ad acquistare alimenti scaduti che risultano ancora in perfetto stato. D’altra parte, la data stampata sulla confezione e che fornisce suggerimenti sul tempo entro il quale consumare il prodotto, spesso ha un semplice valore indicativo quasi e nulla dice relativamente al tempo entro il quale il cibo contenuto rimarrà ancora fresco. Insomma, per Rouch e soci, troppa gente oggi si fa influenzare in maniera forte dalla data di scandenza sulla confezione e sarebbe opportuno oggi liberarsi di quella sorta di tirannia delle etichette, mettendo sullo stesso piano ‘cibo spazzatura’ e ‘cibo sano’. Con la massima possibilità di scelta. «Molte famiglie sanno solo che non possono dare ai figli il nutrimento di cui hanno bisogno. Non hanno un’opzione…», ripete Rauch.

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