Il Tigullio e la scissione da Genova città metropolitana

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La costituenda entità creata dalla legge Delrio sul riordino delle province non è apprezzata dagli abitanti del Levante ligure che temono la nascita di un carrozzone che ignori le necessità di un territorio variegato come quello della fu provincia di Genova. Ma i sostenitori fanno notare che con il nuovo provvedimento arriveranno per tutti i soldi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale

Tra le tante polemiche che ha portato la legge che annunciato la rimodulazione delle province che diventano aree vaste e la conseguente nascita di 13 città metropolitane emerge il fastidio di coloro che si trovano loro malgrado a perdere un’autorità che garantiva un controllo sul territorio ed un legame con la Regione di appartenenza, con la paura che con questo taglio si rischi di essere vittima della propaganda, a tutto svantaggio del territorio.



Palazzo Doria-Spinola, sede della Provincia

LA PROTESTA DEL LEVANTE LIGURE – Ed è questa la paura del Tigullio e del levante ligure. Per chi non lo sapesse, con questi due termini si indica quella porzione di Liguria che comprende l’area tra Rapallo e Sestri Levante, allungandosi fino a Moneglia. Questa zona, inclusa nella provincia di Genova, dovrà cadere necessariamente nell’influenza di Genova Città Metropolitana. E gli amministratori locali non nascondono le proprie perplessità per una decisione che rischia di trasformare una costituenda entità in un carrozzone che non aiuterà nessuno. Si perché il territorio costituendo coprirà l’intera provincia di Genova, che si estende da Masone fino a Moneglia, includendo la strada delle gallerie ed arrivando al confine con Deiva Marina, primo comune in provincia de La Spezia.

LE CARATTERISTICHE DELL’AREA – L’area metropolitana del capoluogo ligure sarà di 4.164,60 chilometri quadrati ed ospiterà 1.500.000 abitanti. Ed il problema maggiore è rappresentato proprio dalla vastità del territorio. Perché se ad un capo c’è Moneglia, dall’altro ci saranno Masone ed Isola del Cantone, confinanti con il Piemonte e distanti rispettivamente 90 e 87 chilometri. La fascia costiera sarà interamente urbanizzata, eccezion fatta per il parco regionale di Portofino, ed al suo interno includerà i parchi regionali del Beigua, dell’Antola, dell’Aveto, del Bric Tana, di Piana Crixia, di Capanne di Marcarolo. Tutta l’area sarà caratterizzata dalla presenza d’industrie importanti come la Bombardier di Vado, la Fincantieri di Sestri Levante e della logistica legata al porto di Genova.



I DUBBI – Non mancherà il nodo infrastrutture con le autostrade A26, A7 e A12, caratterizzate dall’orografia irregolare come nel caso delle linee ferroviarie che fanno capo alle stazioni di Genova Piazza Principe e Genova Brignole. E sopratutto bisogna considerare il nodo legato al rapporto tra Genova e gli altri grandi centri della costituenda città metropolitana come Recco, Rapallo. Chiavari, Sestri Levante. Ed i primi cittadini di queste località, insieme ai loro omologhi dei centri più piccoli, temono che la nuova entità possa rappresentare un problema per tutti coloro che dovrebbero rivolgersi al Comune di Genova per questioni fin qui ignorate dalla municipalità della Superba. E tale pensiero si riscontra anche parlando con gli abitanti del luogo che temono per l’integrità del loro tessuto, sostenendo che un’eventuale città metropolitana potrebbe ripetere l’esperienza avuta con la Grande Genova, quando vennero inclusi nel territorio comunale Quinto, Sturla e Nervi, con enormi problemi per questi ultimi.



L’IDEA DELLA SCISSIONE – Ed ecco che nasce l’idea, basata sull’articolo 133 della Costituzione, ovvero ipotizzare la nascita di una nuova provincia, del Tigullio, che raccolga quelle che sono le esigenze di un territorio che si sente privato dell’interlocutore storico responsabile delle infrastrutture e dello sviluppo della loro area. La proposta, lanciata dal sindaco di Chiavari, Roberto Levaggi, in pochi giorni ha accolto numerose adesioni, mentre altri sono pronti a raccogliere firme per un referendum come nel caso di Cogoleto. Tigullionews ci parla dell’intenzione del sindaco di Chiavari di seguire quanto espresso dai consiglieri regionali Ezio Chiesa (Liguria Viva) e Roberto Bagnasco (Forza Italia) che avevano proposto un patto dei sindaci che permetta di coordinarsi per contrastare quella che è stata definita la colonizzazione del Levante e del Tigullio da parte di Genova.

ESIGENZE DIVERSE DA GENOVA – Secondo Levaggi «Essendo ufficialmente nata, in modo irreversibile con la legge Delrio la Città Metropolitana ritengo che, a questo punto, al di là dei colori e dei partiti politici, debba formarsi un patto di territorio fra tutti i comuni del Levante ligure, dall’area di Portofino sino a Moneglia senza dimenticare tutto l’entroterra, affinché nello statuto siano contenuti specifici elementi dove le nostre decisioni possano farsi valere, soprattutto quelle più importanti che riguardano la pianificazione territoriale, l’ambiente, l’assetto idrogeologico e l’edilizia scolastica». Levaggi, vicepresidente di Anci Liguria, si è poi rivolto al sindaco di Genova, Marco Doria, auspicando che anche lui venga sensibilizzato sulle problematiche di un territorio le cui esigenze sono diverse da Genova.

L’ARTICOLO 133 DELLA COSTITUZIONE – Chiesa e Bagnasco hanno quindi rilanciato sulla possibilità d’istituire una nuova entità provinciale, ai sensi dell’articolo 133 della Costituzione, che recita testualmente:

Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Provincie nell’ambito d’una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione.La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni.

Quindi toccherebbe a Regione Liguria tenere a battesimo la proposta di una nuova provincia che verrebbe istituita con una legge ad hoc della Repubblica. Peraltro tale possibilità non è stata esclusa dalla legge Delrio sulle province, pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 8 aprile, tanto che si apre alla possibilità per i territori che non vogliono essere parte delle città metropolitane di auto-determinarsi, diciamo così, ai sensi dell’articolo 133 della Costituzione. Ed il governo entra in gioco solo se la Regione di competenza esprime un parere contrario anche parziale sulla questione. E visto che la proposta di rendere provincia Tigullio e Levante ligure è stata lanciata da due esponenti di movimenti contrapposti, appare evidente che la costituenda città metropolitana di Genova potrebbe presto essere dimezzata.

IL REFERENDUM DI COGOLETO – Poi ci sono quelli che sono bloccati dalla burocrazia. Parliamo del comune di Cogoleto. Secondo quanto ripreso dal Secolo XIX, il comune della località ligure, i cui cittadini si stanno organizzando per raccogliere le firme con l’intenzione di arrivate ad una consultazione popolare, manca un regolamento sulle consultazioni referendarie. E questo rappresenta un problema per chi, come Alessandro Caruso, uno dei promotori dell’iniziativa, appaiono perplessi per una potenziale scarsa rappresentatività che avrebbe un comune come Cogoleto nella città metropolitana:

Non vogliamo che aderendo al progetto tutte le decisioni ci piovano dall’alto, per questo vorremmo sensibilizzare l’amministrazione al fine di stilare il regolamento per i referendum. Così la popolazione si potrà esprimere liberamente

IL PROBLEMA DELLE NOMINE – Ezio Chiesa, ripreso da Levante News, spiega che secondo la normativa approvata il sindaco della futura città metropolitana sarà votato direttamente dai cittadini. I consiglieri invece saranno eletti dai comuni della città metropolitana. Quindi si avrebbe un organismo votato con due modalità diverse, di primo grado per il sindaco, di secondo grado per i consiglieri. Roberto Pisani, responsabile Enti Locali Tigullio e Golfo Paradiso, del Nuovo Psi, ha rivolto una sua valutazione a Levante News spiegando che il progetto ha evidenti problemi da riordinare. Il riordino delle province prevede la nascita di un Consiglio Metropolitano con potere d’indirizzo ed approvazione composto da 18 consiglieri per Genova mentre altri 18 saranno i nominati. Ma qui non si capisce quale sia il coefficiente numerico proporzionale della popolazione.

IL FONDO EUROPEO DI SVILUPPO REGIONALE – In tutto questo c’è il nodo dei finanziamenti europei. Come ricorda Milano Città Metropolitana, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020 prevede che il cinque per cento delle risorse Fesr assegnate a livello regionale siano destinate ad azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile «delegate alle città per essere gestite per mezzo degli investimenti territoriali». Il budget complessivo a disposizione è di 55,4 miliardi di euro e nella proposta si prevede, all’articolo 7, che ciascuno stato indichi una lista di città in cui devono essere realizzate le azioni integrate per lo sviluppo urbano, per un massimo di 20. E questo porta i sostenitori della città metropolitana a ricordare che la pioggia d’investimenti potrebbe soddisfare tutti gli attori in gioco.

IL CONFRONTO IMPIETOSO CON L’EUROPA – Per questo scegliere di tagliare la costituenda città metropolitana di Genova sarebbe un errore perché si verrebbero a perdere interessanti opportunità d’investimento specie in aree sensibili che necessitano di un sostegno economico al momento carente. Ma La Stampa contrasta questa lettura indicando quelli che sono i problemi delle costituende città metropolitane. Secondo il Censis il nuovo ente non trova riscontri in Europa e l’idea di creare 20 città metropolitane non trova corrispondenze con i nostri vicini di casa. In Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Olanda e Austria i governi metropolitani speciali sono dieci. In Italia invece si moltiplicano nella speranza di cogliere i fondi strutturali europei. E le nuove entità non vedono l’ora di acchiapparle.

COSA SCEGLIERE? – E qui si apre l’annoso problema. Quale semplificazione si può avere se un provvedimento studiato per annullare le province crea in realtà un moloch che non sarebbe in grado di gestire le esigenze di un territorio variegato? A questo punto si pensa di superare il provvedimento studiando una nuova provincia che raddoppierebbe quella in essere, perché avremmo città metropolitana di Genova e area vasta del Tigullio (per non dire provincia). E se la prima otterrà finanziamenti europei, la seconda avrà bisogno di contributi extra per completare le infrastrutture. Prendiamo ad esempio i lavori per il terzo valico. Un altro esempio di come le riforme possano complicare una situazione già difficile con la nascita di altre entità che raddoppiano le precedenti.