Ilaria Cucchi replica dopo la diffida ricevuta dal poliziotto. La sorella di Stefano pubblicò le foto dell’agente coinvolto nell’inchiesta della morte di suo fratello. Un lungo status, dove Ilaria precisa: «Preferisco esserne bersaglio io piuttosto che altri. Quegli insulti e quelle minacce mi feriscono come mi ferirono quelle a suo tempo rivolte agli agenti di polizia penitenziaria».
Condivido appieno quel che dicono oggi i giornalisti Bonini di Repubblica e Cazzullo del Corriere. Gli insulti e le…
Posted by Ilaria Cucchi on Martedì 5 gennaio 2016
Ecco parte della nota:
Condivido appieno quel che dicono oggi i giornalisti Bonini di Repubblica e Cazzullo del Corriere. Gli insulti e le minacce non ci appartengono, anzi ci nuocciono gravemente.
Preferisco esserne bersaglio io piuttosto che altri. Quegli insulti e quelle minacce mi feriscono come mi ferirono quelle a suo tempo rivolte agli agenti di polizia penitenziaria.
Di fronte ad esse i signori indagati di oggi nulla fecero. Rimasero silenti ed apparentemente privi di ogni parvenza di senso di colpa. Oggi sono loro a dolersene.
I processi non vanno fatti sul web ma nelle aule di giustizia. Sono d’accordo senza se e senza ma. Le garanzie di un paese civile e democratico esigono che chi viene accusato di un qualsiasi delitto deve esserne considerato colpevole solo dopo una sentenza passata in giudicato. Giusto. Cominciamo allora dal sig. Stefano Cucchi. Egli è incensurato. Dico INCENSURATO. È stato arrestato ma mai condannato. La Giustizia si è fermata qui. Perché poi sappiamo come è andata. Ho querelato per questo il signor Mandolini perché egli, tenendo a ribadire di essere sottufficiale dei Carabinieri in pieno esercizio delle sue funzioni, si esprime pubblicamente su Facebook definendo il signor Stefano Cucchi come “grande spacciatore” arrivando a sostenere che addirittura spacciava davanti alle scuole. Egli minaccia di dire tutta “la verità” su quanto gli avesse riferito il signor Cucchi sul conto della sua famiglia.
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E ancora:
Il garantismo non può funzionare a corrente alternata. Altrimenti poi i processi si debbono fare sul web. Ma mai con insulti e minacce.
Mai. Mi sono fatta del male come temevo. Ma che strumenti ho, da normale cittadina per tutelare me e la mia famiglia dopo sei anni terribili che avrebbero portato chiunque alla disperazione?
Però vi scongiuro, se volete bene a mio fratello, quella foto per nessun motivo diventi un capro espiatorio. E’ stato fatto tanto male a Stefano ed a noi, non fatecene anche voi, mancando di rispetto a quello che volevo dire.
Confido in tutti voi che mi sostenete e vi ringrazio.
(ANSA MAURIZIO/DEGL’INNOCENTI)