Un documentario inglese svela come in una regione del paese asiatico la vendita del corpo da parte di giovanissime sia mossa dalla loro fede. Un’amara storia di degrado, povertà e sopraffazione.
In una remota regione dell’India, la giornalista inglese Sarah Harris ha realizzato un documentario sulle bambine prostitute che vivono nel tempio dedicato alla dea indù Yellamma. Un intreccio perverso tra religione, miserie e sesso a pagamento.
PROSTITUIRSI È UN DOVERE – Nella sola Bombay oggi ribattezzata Mumbay, la più grande città dell’india e capitale dello stato di Maharashtra, il 30% delle ragazze si prostituisce per “rispondere” ad un dovere religioso. Di queste, oltre il 70% comincia a fare sesso a pagamento sotto i 14 anni di età.
UNA PRIGIONE TERRIBILE – “Ho cominciato la ricerca e nel febbraio del 2008 – prosegue Sarah Harris – a Karnatakar, che è il centro di questa tradizione in India. Ho intervistato diverse donne e scrissi un articolo per un magazine. Decisi poi di rimanere lì, volevo saperne di più di questa storia. Non è facile
POI VENNERO I MISSIONARI CRISTIANI – Eppure, non è stato sempre così. Nei secoli passati le devadasi provenivano da famiglie di caste nobili ed agiate. Avevano specifici ruoli religiosi da svolgere nel tempio durante vari riti sacri. “Erano quasi delle suore e non avevano niente a che fare con il sesso. La tradizione si è deteriorata durante i secoli“, spiega la giornalista britannica. In particolare nel 19esimo secolo, quando sono arrivati i missionari cristiani. Le giovani di casta più agiata si avvicinarono al cristianesimo, così nei templi indù finirono le giovani di casta inferiore, quelle più povere. Per poter sopravvivere – visto che alle spalle non avevano famiglie agiate – cominciarono a prostituirsi nel tempio. In breve tempo divenne una pratica assai diffusa, anche perché capirono che poteva essere molto redditizia, specie se abbinata ad una sorta di precetto religioso. Oggi, come detto, è una squallida tradizione assai dura a morire. Alcune ragazze entrano nel tempi all’età di 2 o 3 anni. Queste, però, non entrano effettivamente in “attività” fino a quando raggiungono la pubertà, intorno ai dodici anni. Nel tempio vige una ferrea comunità matriarcale. Non ci sono uomini. Le ragazzine non hanno padri. “Probabilmente non hanno una reale comprensione della loro futura attività fino a quando non giungerà quella che chiamano la loro ‘prima notte’, ossia quando la loro verginità verrà venduta ad un uomo del posto, di norma il miglior offerente. Si tratta, in genere, di un contadino del posto, di un proprietario terriero o di un uomo d’affari”. La Harris sostiene che alcune ragazze le hanno confessato che sapevano di essere state dedicate alla dea, ma non di questo triste rituale.
LA PIAGA DELL’AIDS – “Quando sono andata in India – spiega la giornalista inglese – ho pensato che alcune donne potrebbero considerare una sorta di onore essere una devadasi, considerarlo un atto di devozione religiosa. Del resto, la sessualità e la divinità sono strettamente intrecciati nella fede hindi; la religione è strettamente legata alla sessualità e alla bellezza. Ma penso che oggi ci sia ben poco di religioso. La maggior parte delle donne con cui ho parlato, addirittura, non presta alcuna attenzione alle pratiche religiose tradizionali della dea. Per loro è solo uno squallido business“. E poi c’è il problema delle malattie sessualmente trasmissibili. “L’HIV è molto diffuso nella comunità. Il mio traduttore, che lavora a stretto contatto con queste comunità, descrive l’HIV come lo strappare un grappolo d’uva. Non appena una donna è diventata infetta, allora anche la sua famiglia diventa infetta. Ogni uomo che è stato con lei diventa infetto. Poi gli uomini lo trasmettono alle loro mogli ecc. E ‘molto difficile misurare la presenza della malattia perché molti non capiscono che cosa hanno. Vi è una diffusa ignoranza su AIDS e HIV in questa comunità. Nessuna fa uso del preservativo. In molte non sono proprio a conoscenza dell’Aids. Le persone che muoiono di malattie legate all’HIV, per loro muoiono di febbre. Le infezioni spesso non vengono nemmeno diagnosticate“.
UN TUNNEL DAL QUALE È DIFFICILE USCIRE – E ‘molto difficile per le