India: resiste a uno stupro e le sparano in testa

Una donna indiana di 35 anni, sposata e madre di cinque figli, è stata uccisa ieri da alcuni presunti militanti indipendentisti nello Stato settentrionale di Meghalaya che le hanno fracassato la testa a colpi di fucile automatico per avere resistito ad un tentativo di stupro.

Foto:ROBERTO SCHMIDT/AFP/Getty Images
Foto:ROBERTO SCHMIDT/AFP/Getty Images

L’IRRUZIONE DEL GNLA – La polizia indiana ha riferito che la donna era in casa con il marito ed i cinque figli quando quattro o cinque militanti armati dell’Esercito nazionale di liberazione Garo (Gnla) sono entrati in casa sua verso la fine del pomeriggio di ieri e, dopo aver rinchiuso tutti all’interno di una stanza, hanno portato la donna all’esterno. Qui il gruppo ha tentato di violentarla ma, di fronte alla sua feroce resistenza, ha sottolineato un portavoce della polizia di nome Raju, «hanno imbracciato i fucili automatici d’assalto e le hanno sparato a bruciapelo al volto, quasi spaccandole in due la testa».

RITROVATA APPESA AD UN ALBERO – Nello Stato indiano dell’Uttar Pradesh invece una ragazzina di 15 anni è stata uccisa ed il suo cadavere è stato ritrovato appeso ad un albero nel distretto di Sitapur, riferiscono le tv indiane. Il padre sostiene che la figlia è stata violentata, ma gli inquirenti attendono per esprimersi il referto dell’autopsia. Il padre della vittima ha raccontato alla tv Ndtv che il principale accusato in questa vicenda è un uomo di 40 anni, vicino di casa, che pretendeva di sposare la figlia. «Mia figlia aveva 15 anni. L’uomo che ha fatto questo non ha figli. Ci stava facendo pressioni perché gli permettessimo di sposarla. Gli abbiamo detto che non era possibile perché con i suoi 40 anni era troppo vecchio per una ragazzina. Allora si è impossessato di mia figlia, l’ha uccisa e l’ha appesa ad un albero». La polizia, che aspetta i risultati dell’autopsia prima di esprimersi sulla presenza o meno di uno stupro previo all’omicidio, ha denunciato sulla base delle indicazioni del padre della vittima sei persone, fra cui un vicino ed i suoi tre figli.

Leggi anche: India: due ragazzine vengono stuprate dal gruppo e impiccate

SODOMIZZATO DAL BRANCO –  A fine maggio un bambino di dieci anni è stato sodomizzato da otto uomini in un quartiere ad est di New Delhi mentre stava recandosi in un negozio. Uno degli stupratori,  “lo ha attirato a casa sua proponendogli di vedere la gabbia con i piccioni di sua proprietà”, ma una volta arrivato il bambino si è trovato di fronte ad otto persone pronte ad usargli violenza fisica”. Minacciato di gravi conseguenze se avesse rivelato l’accaduto, il bambino per alcuni giorni ha taciuto. Ma il fratello, spiega la Pti, si è accorto di come alcune persone si prendessero gioco di lui e lo ha forzato a rivelare la verità. I primi risultati dell’inchiesta hanno mostrato che la violenza di gruppo era stata filmata e che uno dei partecipanti, con alcuni parenti, aveva perfino attaccato i famigliari del bambino quando stavano recandosi al commissariato per denunciare l’aggressione.

Credits map: news.oneindia.in
Credits map: news.oneindia.in

LE CUGINE VIOLENTATE E IMPICCATE – Risale allo scorso 28 maggio invece il caso che ha coinvolto due cugine adolescenti indiane “dalit” (senza casta) di 14 e 15 anni che sono state violentate da una banda di balordi in un villaggio dell’Uttar Pradesh (India nord-orientale) e poi impiccate ad un albero di mango. Per il gesto sono state arrestate 7 persone, fra cui due agenti. L’attacco è avvenuto nel villaggio di Katra e le due ragazzine vivevano nella stessa casa da cui sono misteriosamente scomparse ieri sera. Gli abitanti del villaggio hanno allora avviato una caccia all’uomo per trovare le tracce delle due ragazze ma purtroppo sono arrivati solo in tempo per scoprire i cadaveri che pendevano da un mango nell’area di Ushait. All’inizio la polizia è sembrata restia a registrare la denuncia della scomparsa, ma poi per la pressione popolare è stata costretta a farlo. Una rapida indagine ha permesso di ricostruire la storia, confermando il rapimento, lo stupro collettivo e la denuncia di sette persone, fra cui due agenti di polizia, Sarvesh Yadav e Rakshapal Yadav. Uno degli accusati è stato arrestato, ma molti altri sono latitanti. La popolazione ha bloccato per qualche ora la strada Ushait-Lilawan attraverso cui i due cadaveri dovevano transitare verso l’obitorio, poi la situazione si è calmata e il traffico è stato ripristinato. Il video del ritrovamento, diffuso dal Times Of India, mostra la folla di persone giunte sul posto degli orrori.

(Fonte: Ansa)

(Photocredit: DIBYANGSHU SARKAR/AFP/Getty Images)

Share this article