Intercettazioni, Renzi chiarisce: «Nessuna riforma»
11/04/2016 di Redazione
Il governo «non ha intenzione di mettere mano alla riforma delle intercettazioni». Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha chiuso così, in un’intervista al Tg5 in onda ieri, l’ultima aspra polemica con i magistrati.
INTERCETTAZIONI, BOTTA E RISPOSTA TRA ANM E RENZI
Le intercettazioni, ha dichiarato il premier – «servono per scoprire i colpevoli» e ci sono magistrati che «sono molto seri nell’utilizzo delle intercettazioni». E ancora: «Le vicende familiari e i pettegolezzi sarebbe meglio non vederli. Spero ci sia buon senso e responsabilità da parte di tutti». Le scintille tra governo e toghe erano state generate dalle parole ruvide nei confronti della magistratura e dalla conseguente alzata di scudi dell’Anm (l’Associazione Nazionale Magistrati). Prima del premier in un’intervista a Repubblica aveva parlato il nuovo presidente dei magistrati Piercamillo Davigo, affermando che «la pubblicazione di intercettazioni davvero non pertinenti è già vietata dalla legge penale quantomeno dal reato di diffamazione», e che quindi «se si ritiene che le pene per la diffamazione non siano adeguate, basta aumentare quelle», «il resto è superfluo».
Un botta e risposta c’è stato anche sul rapporto tra governo e magistratura. Davigo ha definito «poco dialogante» l’atteggiamento dell’esecutivo verso le toghe su responsabilità civile, taglio ferie ed età pensionabile: «Nessun datore di lavoro ridurrebbe le ferie ai dipendenti senza dialogare – ha sottolineato -. È stata gabellata come un rimedio a problemi giudiziari che hanno tutt’altra causa la legge sulla responsabilità civile, che non serve a prevenire errori e comunque ci costa poco più di quello che pagavano prima di assicurazione, ma fa credere che gli errori possano dipendere soprattutto da negligenze e non da carichi di lavoro che non hanno equivalenti negli altri Paesi». «Chi è onesto – è stata la risposta di Renzi stemperando la polemica – non deve avere paura dei magistrati». Il presidente del Consiglio ha poi sottolineato che rispetto al passato ora «c’è gente al governo che dice ai magistrati ‘lavorate di più’». Il magistrato «deve farsi sentire attraverso gli strumenti che ha, attraverso le sentenze, speriamo che arrivino a sentenza. Se c’è qualcuno che ruba voglio saperlo per mandarlo a casa e poi in carcere».
Prima di Renzi a parlare di riforma delle intercettazioni nell’ambito della più ampia riforma del processo penale era stato il responsabile giustizia del Pd David Ermini. In un’intervista alla Stampa il deputato aveva affermato: «A una legge sulle intercettazioni stiamo già lavorando», «c’è una delega al governo nella riforma del processo penale, approvata alla Camera e ora in commissione giustizia al Senato». E ancora: «È già tutto incanalato sul binario della legge delega, credo convenga lavorare in quella direzione. Dentro la riforma c’è molto per rendere efficace il processo: ci interessa portare a casa tutto». I tempi? «Dipende da quando il testo approda in aula al Senato, ma spero prima dell’estate». Le parole del premier hanno poi indicato un cambio di rotta.
(Immagini da: intervista di Renzi al Tg5)