L’interrogatorio delle due studentesse americane: 250 estenuanti domande dalla difesa

Categorie: Cronaca, Italia

Gli avvocati hanno persino chiesto se le ragazze indossassero gli slip

Non sono molte le notizie trapelate dall’interrogatorio delle due studentesse americane che hanno accusato due carabinieri in servizio di averle stuprate a Firenze, lo scorso 7 settembre, dopo una notte trascorsa alla discoteca Flò. Si sa che è durato 12 ore, che è stato faticoso e straziante, che una delle due giovani ragazze è quasi svenuta e che alla fine le due amiche si sono strette in un abbraccio liberatorio, prima di ritornare negli Stati Uniti.



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L’incidente probatorio avvenuto in contraddittorio tra le parti (in questo modo l’interrogatorio delle due studentesse americane è agli atti e le due ragazze non dovranno tornare in Italia per il processo) è andato avanti dalle 9 di mattina alle 22 di ieri sera, nell’aula bunker del Tribunale di Firenze. A porre le domande, oltre al pm Ornella Galeotti, sono stati anche i legali dei due carabinieri sotto accusa.

Dei due militari solo uno era presente in aula, il carabiniere scelto Pietro Costa, di 32 anni. Assente invece l’appuntato Marco Camuffo, di 47. I loro avvocati hanno tartassato le due studentesse americane: 250 domande ciascuna, alcune anche piuttosto ficcanti, come riporta Il Giornale. Un esempio: «Portava gli slip sotto i vestiti la notte del 7 settembre?». Il giudice fortunatamente non ha ammesso il quesito, dato che l’abbigliamento – quello intimo, come quello visibile – non può mai giustificare le violenze sessuali subite.



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C’è poi un altro punto su cui gli avvocati dei due carabinieri accusati hanno insistito durante l’interrogatorio delle due studentesse americane: lo scambio di numeri di telefono tra i loro assistiti e le presunte vittime, che – secondo loro – dimostrerebbe che i rapporti sono stati consenzienti, come sostengono i due carabinieri. Gli avvocati di Pietro Costa, Giorgio Carta e Andrea Gallori, hanno mostrato il telefono del loro assistito, in cui è stato registrato il numero di una delle due giovani. La studentessa ha confermato di averglielo dato, ma non ne ricorda il motivo.

L’INTERROGATORIO DELLE DUE STUDENTESSE AMERICANE NELL’AULA BUNKER A FIRENZE

Quella notte le due studentesse americane avevano bevuto molto, una delle due pare che avesse anche fumato uno spinello. Le telecamere all’interno del Flò – secondo quanto riporta il Messaggero – mostrano che sarebbero state loro ad avvicinarsi ai due carabinieri. «Si dirà – avrebbe detto secondo il quotidiano l’avvocato della difesa, Cristina Menichetti – che le giovani si fidavano perché quelli erano carabinieri. E questo è vero. Nelle loro testimonianze, però, hanno omesso particolari importanti, che il mio assistito (Marco Camuffo, ndr) e il suo collega hanno riferito sin dal primo momento».



Dopo l’incontro al Flò, dove la radiomobile era intervenuta per sedare una rissa, i due militari si sono offerti di riaccompagnare a casa le studentesse che – a quanto sostengono – non riuscivano a trovare un taxi. Arrivati in borgo Santi Apostoli, i due carabinieri hanno accompagnato le ragazze nel palazzo in cui vivevano e qui – nell’androne e nell’ascensore – si sono consumati i rapporti sessuali, consenzienti secondo i militari, violenti, secondo le studentesse.

I due uomini erano in servizio e il loro comportamento, quindi, è comunque illecito. Per quanto riguarda lo stato d’incoscienza dovuto all’alcol delle due presunte vittime, per il codice penale italiano è un’aggravante al comportamento dei militari. I loro legali hanno ipotizzato ieri nell’interrogatorio delle due studentesse americane che T. e C. – queste le iniziali, i loro nomi sono coperti, a tutela della loro privacy – possano aver bevuto dopo i rapporti sessuali. «In casa avevano dell’alcol», hanno spiegato i legali della difesa, secondo il Quotidiano Nazionale.

 

 

Foto copertina: ANSA/MAURIZIO DEGL’INNOCENTI