Steve Della Casa è uno dei padri fondatori del Torino Film Festival, quando trentaquattro anni fa fu battezzato Torino Cinema Giovani. Direttore del festival tra il 1999 e il 2002, quest’anno per la prima volta si toglie la soddisfazione di essere addirittura in selezione, nella sezione Festa Mobile, con il suo documentario Nessuno ci può giudicare, vero e proprio atto d’amore nei confronti di un genere da molti bistrattato ma che ha invece segnato una stagione florida e spensierata del cinema italiano. Il Musicarello, di questo stiamo parlando, fu anche una splendida palestra per tanti giovani talenti, a partire da Lina Wertmuller, che ebbe un fortunato connubio con una delle grandi star del pop dell’epoca, Rita Pavone, una delle protagoniste del documentario di Della Casa.
Oltre la celeberrima Gian Burrasca televisiva, Della Casa racconta quegli anni attraverso Mal, Shel Shapiro, Gianni Morandi, Ricky Gianco e tanti altri protagonisti di un’epoca felice, precedente alla contestazione e al drammatico periodo degli anni di piombo, e che a loro modo furono protagonisti di una rivoluzione, sdoganando un genere musicale e cinematografico e ponendo di fatto le basi per il decennio successivo. Sono solo canzonette, cantava Edoardo Bennato, ma quel Pop aveva anche tante commistioni e influenze, dal rock al blues al soul, e le band che negli anni Settanta avrebbero fatto del progressive la loro bandiera, come la PFM, i New Trolls, gli Area naturalmente, ma anche i Dik Dik e l’Equipe 84, non sarebbero esistite senza tutto quello che c’era prima. Soprattutto senza i milioni di dischi che riuscivano a vendere questi artisti popolari, anche attraverso i loro film, di fatto dei lunghi videoclip quando MTV era ancora lontanissima nel tempo.
Steve Della Casa racconta tutto questo e molto di più al microfono di Boris Sollazzo, ed è un’intervista davvero tutta da vedere.