L’Iran non si ferma: 18enne condannata a morte per adulterio
15/07/2010 di Donato De Sena
Non tragga in inganno la sospensione della condanna per Sakineh Ashtiani Mohammadi. Le donne adultere continuano ad essere punite con la lapidazione
Ieri la notizia della sospensione della condanna alla lapidazione inflitta a Sakineh Mohammadi Ashtiani, la donna iraniana accusata di adulterio, salvata dall’esecuzione prevista quattro giorni fa grazie anche all’impegno dellacomunità internazionale. Non è l’unico drammatico caso da risolvere.
COSTRETTA A SPOSARSI – La diciottenne Azar Bagheri aveva solo 14 anni quando fu costretta a sposarsi con un uomo più anziano. Oggi si prepara alla sua fine per un adulterio che sarebbe stato compiuto durante il matrimonio, e anche lei condannata alla morte per lapidazione. La condanna non poteva essere eseguita fin quando non avrebbe raggiunto la maggiore età, i 18 anni. Così per gli ultimi quattro anni, la signora Bagheri è stata costretta a deperire nel braccio della morte, mentre i giudici aspettavano che raggiungesse la fatidica soglia anagrafica, superata la quale in sarebbe potuta essere uccisa. Secondo quanto racconta l’attivista per i diritti umani iraniani Mina Ahadi, la sig.ra Bagheri è stata denunciata dal marito, che l’avrebbe accusato di aver commesso adulterio con due uomini.
ANCHE FALSE LAPIDAZIONI – La sig.ra Ahadi ha detto che la ragazza è stato perfino beffeggiata: sottoposta a due false lapidazioni. In due occasioni sarebbe stata portata fuori dalla sua cella e sepolti fino alle spalle nel cortile del carcere di Tabriz, nel nord-ovest dell’Iran, preparata ad essere bersagliata a morte con le pietre. Incoraggiati da una campagna internazionale contro la pena di morte in Iran per le donne colpevoli di adulterio, dli avvocati della Bagheri stanno ora pensando di chiedere al giudice di ridurre la sua condanna a 99 frustate. Si spera, insomma, nella misericordia del tribunale. Qualcosa nell’aria, infatti, sembra cambiato soprattutto dopo la condanna generalizzata della pena di lapidazione di un’altra donna, della 43enne Sakineh Ashtiani Mohammadi, in seguito alla quale gli iraniani la settimana scorsa hanno fatto marcia indietro.
GLI ATTIVISTI SPERANO – Gli attivisti hanno comunque intenzione di non cantare vittoria e di non abbassare la guardia: avvertono che la sig.ra Ashtiani potrebbe ancora essere uccisa con altri mezzi, non necessariamente attraverso la lapidazione. Amnesty International, ad esempio, ha notato che tre iraniani condannati a morte per lapidazione lo scorso anno sono stati impiccati. “Una semplice modifica del metodo di esecuzione non risolverebbe la ingiustizia“, ha detto il vice direttore di Amnesty per il Medio Oriente, Hassiba Hadj Sahraoui. La sig.ra Ashtiani era stata condannata nel 2006 per avere una “relazione illecita” con due uomini, per la quale ha già ricevuto una fustigazione pubblica di 99 frustate. Era stata condannata per adulterio anche se in quel momento vedova.
MORTE ATROCE – Secondo il codice penale iraniano, l’adulterio è il solo crimine punibile con la lapidazione come un reato “contro la legge divina”. La pena di morte può essere imposto anche per omicidio, stupro, rapina a mano armata e traffico di droga, ma i trasgressori sono di solito impiccati. La lapidazione serve a provocare una morte lenta e dolorosa. Afferma il codice penale dell’Iran: “La dimensione della pietra… Non deve essere troppo grande per uccidere il condannato da uno o due tiri, e non devono essere troppo piccole per essere definita una pietra“.