Le 4 emozioni che i millennials non potranno mai provare per colpa dell’Italia di Ventura
14/11/2017 di Gianmichele Laino
Curioso, amaro e inaccettabile che la sorte di decine di migliaia di millennials italiani sia stata decisa dal 69enne Gian Piero Ventura e dal 72enne Carlo Tavecchio. Due persone che, oggi, nel processo virtuale davanti a tutti gli italiani, sono indicati come i maggiori colpevoli di una disfatta tutta tricolore. Fuori dal mondiale di Russia 2018 senza nemmeno esserci andati. Come non accadeva da 60 anni.
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ITALIA FUORI MONDIALE MILLENNIALS, LE 4 EMOZIONI CHE NON POTRANNO PROVARE
Dal 1958 in poi, infatti, nessun tifoso italiano aveva vissuto un’esperienza del genere. E nessuno avrebbe mai pensato che, quando Ventura e Tavecchio – al momento della presentazione del nuovo ct – dicevano di voler fare «qualcosa di storico», si fossero spinti fino a questa indegna esclusione. Perché, a suo modo, questo Italia-Svezia «qualcosa di storico» ce l’ha. È stata la partita che impedirà a un’intera generazione, quella dei millennials, di vivere delle emozioni impagabili, di quelle che capitano una sola volta nella vita. E che dovrebbero entrare di diritto nel curriculum di ogni italiano.
Vivere un mondiale a 18 anni è un’esperienza che tutti dovrebbero fare. A quell’età, il sapore dell’impresa – anche se difficile – è completamente diverso: c’è l’attesa, c’è la palpitante voglia di condividere un trionfo, c’è l’incredibile capacità di consolarsi a vicenda se questo stesso trionfo non dovesse arrivare. L’Italia di Ventura ha cestinato tutto questo, in uno spareggio senza senso, durante il quale – più che a giocare – ha pensato ad andare all’arma bianca.
ITALIA FUORI MONDIALE MILLENNIALS, LA MATURITÀ
I millennials di oggi non potranno mai sapere cosa significhi vivere un mondiale dell’Italia durante l’esame di maturità. Concentrato di emozioni, adrenalina allo stato puro. Il senso di colpa strisciante che ti prende quando, invece di ripassare vita e opere di Italo Svevo, sottrai 90 minuti allo studio per tifare per gli azzurri con il cuore in gola. Insomma, non potranno provare quello che toccò in sorte, ad esempio, ad Antonello Venditti e che ispirò alcune sue canzoni come Notte prima degli esami o Giulio Cesare. Non ci saranno caroselli trionfanti la sera prima dello scritto di italiano. Non ci sarà la possibilità di giocarsi la «domanda a piacere» sulle imprese di Buffon e compagni.
ITALIA FUORI MONDIALE MILLENNIALS, LA COPPA DEL MONDO IN ESTATE
I ragazzi nati a cavallo del 2000 non vivranno mai, nel corso della loro adolescenza e della loro giovinezza, un mondiale estivo. Dopo Russia 2018, infatti, ci sarà l’edizione di Qatar 2022 (ammesso che l’Italia possa qualificarsi). Che – per ovvi motivi climatici – si giocherà in inverno. Niente maxischermi nelle calde serate di giugno. Niente bagni in mare prima delle partite. Niente notti insonni a commentare i risultati con una birra ghiacciata in mano e la prospettiva di poter alzarsi tardi la mattina dopo. Una tristezza infinita.
ITALIA FUORI MONDIALE MILLENNIALS, IL RAPPORTO CON I NONNI
Quella del 2018, per molti millennials, poteva essere l’ultima occasione per condividere l’attesa di un match insieme al proprio anziano nonno. L’Italia è da sempre stata terra di grandi appassionati di calcio, un amore che – davvero – non ha età. Sovrapporre l’immagine di Dino Zoff a quella di Gianluigi Buffon avrebbe avuto il senso di una sorta di passaggio di consegne tra due epoche, tra due modi di intendere la vita. I nonni che esultano insieme ai nipoti per un gol al 90′. I nonni che asciugano le lacrime dei nipoti per un rigore sbagliato. Poco importa se l’età media si sta alzando e se la speranza di vita è aumentata: mancherà comunque – anche nel caso in cui i nonni dovessero «resistere» fino al 2022 – quella chimica che si può innescare solo con un nipote adolescente.
ITALIA FUORI MONDIALE MILLENNIALS, L’ULTIMA ESTATE «LIBERA»
I ragazzi nati del 2000 non avranno mai più la possibilità di seguire un mondiale senza dover fare i conti con il peso della responsabilità. Nel 2022 verrà il tempo degli esami universitari e della coincidenza della sessione d’esame con le partite della Coppa del Mondo. Dal 2026 in poi (almeno lo si spera), ci saranno gli impegni di lavoro, la stanchezza dopo una giornata trascorsa in ufficio, i salti mortali per non farsi mettere in turno in contemporanea con una partita. D’ora in avanti, ci sarà sempre qualcosa più importante da fare piuttosto che seguire un mondiale.
L’ultimo treno per provare queste quattro emozioni uniche passava proprio sui binari di Russia 2018. E l’abbiamo tristemente mancato.
(FOTO: ANSA/ANGELO CARCONI)