Ci sono 90.000 italiani che hanno scelto di andare a vivere all’estero: di questi, 45.000 hanno meno di quarant’anni. Un dato in crescita vertiginosa, che può essere sintetizzato in breve: tra gli italiani della fascia 18-39 anni, 3 su 1000 decidono di stabilirsi all’estero. E, visto quello che il loro paese riserva loro facciamo fatica a dargli torto.
Questo raccontano i dati diffusi dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza ripresi oggi da Il Sole 24 Ore in un articolo a firma Giovanna Mancini: il numero degli under 40 all’estero è cresciuto di oltre 30 punti percentuali tra il 2012 e il 2014 e si tratta di cifre che fotografano, ancora una volta, le differenze tra il Nord e il Sud del nostro paese. Perché, almeno per quanto riguarda il Nord, la scelta di andare a vivere all’estero non è dettata solo dalla mancanza di lavoro. Spiega Giovanna Mancini che cita Renato Mattioni, segretario generale della Camera di Commercio della provincia monzese e brianzola:
Lo dimostra il fato che le città da cui nel 2014 si è partiti di più sono Milano (con quasi 3.300 cambi di residenza di giovani tra i 18 e i 39 anni), Roma (quasi 3mila trasferimenti) e Torino (1.650). «Rispetto al passato, si tratta di una emigrazione più limitata nel tempo e di qualità – precisa Mattioni – almeno per quanto riguarda le partenze dalle metropoli del Nord».
Chi è questo esercito di giovani che si trasferisce all’estero? Secondo i dati raccolti da Mattioni si tratta di giovani «della media borghesia settentrionale» che vengono inviati in un paese estero per studiare o acquisire conoscenze: insomma, per farsi un po’ di esperienza da “portare a casa” e impiegare poi in madrepatria, magari nell’attività di famiglia.
La grandi città del nord Italia sembrano comunque essere una tappa intermedia anche per gli under 40 del Sud che vanno a vivere all’estero. Continua Mancini:
Diversa è la questione per quanto riguarda l’emigrazione dalle città del sud (in testa Palermo, con 1.430 trasferimenti nel 2014, e Napoli, con quasi 1.900 partenze), dove il trasferimento all’estero, spiega ancora Mattioni, è in genere un passaggio successivo, che segue un primo spostamento nelle città del Nord Italia. «Nonostante i numeri siano in aumento rispetto a due anni fa – precisa il segretario della Cdc – questo non va attribuito alla crisi, che mordeva di più due anni fa, ma piuttosto al cambiato contesto professionale, che ormai è globale, soprattutto per quanto riguarda il sistema delle imprese». Un’esperienza di qualche anno all’estero negli anni della formazione universitaria e lavorativa, insomma, è ormai naturale e più che mai incoraggiato, almeno nelle città del Nord.
(Photocredit copertina: ANSA/TELENEWS)