Jemima, donatrice di organi a 13 anni, muore e salva otto persone. La sua storia in un libro

LA STORIA DI JEMIMA: A 13 ANNI AVEVA DECISO DI ESSERE UNA DONATRICE DI ORGANI

Pochi giorni prima del malore che l’ha portata alla morte, in casa di Jemima a tavola si parla di un amico di famiglia morto in un incidente stradale. La conversazione si sposta sulla donazione degli organi. «Ne capì completamente l’importanza», racconta la madre, che descrive la figlia come una ragazza «intelligente, divertente, compassionevole e creativa».
Due settimane dopo aver deciso parlando con i genitori di voler essere una donatrice di organi, Jemima sviene durante i preparativi per la festa di compleanno della mamma. La morte avviene quattro giorni dopo in ospedale, a causa della rara forma di aneurisma cerebrale che l’ha colpita. I genitori ci pensano e alla fine prendono la decisione, non semplice, di acconsentire all’espianto degli organi della figlia: «L’istinto di ogni genitore è dire no – spiega la madre – in fondo siamo programmati per proteggere i nostri figli. È solo perché eravamo a conoscenza del consenso di Jemima che siamo riusciti a dire di sì».

JEMIMA, DONATRICE DI ORGANI A 13 ANNI: HA SALVATO 8 PERSONE, DI CUI 5 BAMBINI

La storia di Jemima Layzell ha commosso l’Inghilterra: i suoi organi hanno salvato otto persone. A una è andato il cuore, a un altra l’intestino, a un’altra ancora il pancreas. In due ricevettero i suoi reni, mentre il fegato venne diviso a metà e donato a due persone diverse. Un altro paziente ricevette entrambi i polmoni, mentre in due hanno riavuto la vista, grazie alle cornee della tredicenne.

«Ogni donatore è speciale ma la storia unica di Jemima mostra quanta differenza possano fare anche poche parole», ha commentato Anthony Clarkson della divisione trapianti del Servizio sanitario britannico. La speranza è che il suo libro e la fondazione a lei intitolata possano sensibilizzare le persone sull’importanza della donazione degli organi. È una scelta difficilissima da fare per i genitori che perdono un figlio piccolo, ma non bisogna dimenticare che in Inghilterra ci sono seimila persone in lista per un trapianto, di cui quasi duecento sono bambini. 
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