«È una giornata storica attesa da una intera generazione», ha precisato il presidente del Consiglio Matteo Renzi in merito al consiglio dei Ministri sul Jobs Act. Oggi, ha dichiarato in conferenza stampa «rottamiamo e superiamo un certo modello del diritto del lavoro e superiamo art. 18, co.co.co. e co.co.pro. allo steso tempo». «Abbiamo messo mano al lavoro accessorio, i voucher, portando da 5.000 a 7.000 euro la quantità percettibile dal lavoratore e vietato l’uso dei voucher negli appalti», ha specificato in conferenza stampa il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. I licenziamenti collettivi rimangono all’interno dei decreti attuativi. «Abbiamo introdotto il contratto di ricollocazione: un voucher con quale ci si rivolge all’agenzia per trovare un nuovo posto di lavoro».
Dal momento in cui il governo varerà il decreto attuativo sulle tipologie contrattuali non sarà più possibile sottoscrivere nuovi contratti di collaborazione a progetto. Quelli in essere, invece, potranno essere trasformati in rapporto di lavoro subordinato, dal 1 gennaio 2016, nel caso mascherino, in realtà, un rapporto di lavoro dipendente. A precisarlo è stato Poletti stesso in conferenza stampa. «Il Jobs Act è il mantenimento delle differenze e non la lotta alla precarietà», questo il primo commento della Cgil, il sindacato guidato da Susanna Camusso.
Per le false partite iva i decreti del jobs act intervengono con due meccanismi di dissuasione. Lo ricorda il ministro del lavoro Giuliano Poletti. Da un lato, dal punto di vista economico, «si rende non conveniente l’utilizzazione di una determinata tipologia di lavoro. Oggi il contratto a tempo indeterminato costa significativamente meno di ogni altra tipologia. E’ una maniera per convincere la gente a usarla». Dall’altro lato il jobs act definisce «il lavoro subordinato secondo determinate caratteristiche, per cui se i controlli verificano che c’è una partita iva fasulla, quello è lavoro a tempo subordinato. Oggi il confine è molto più rigido». Non solo: su congedo parentale ora c’è estensione del periodo di tempo per fruire dei permessi parentali da 3 anni a 6 anni.
«In caso di gravi patologie, in aggiunta a quelle oncologiche già previste, si potrà trasformare il lavoro a tempo pieno in lavoro a tempo parziale. Basta quindi con ‘o stai a lavorare o vai a casa’», ha specificato il ministro Poletti al termine del Cdm.
#jobsact arriva il nuovo contratto stabile, si allunga sostegno ai disoccupati e finiscono i parasubordinati: comincia nuovo mercato lavoro
— filippo taddei (@taddei76) 20 Febbraio 2015
Il congedo di maternità retribuito potrà essere utilizzato in 6 anni, dai 3 attuali. «Abbiamo approvato il decreto – ha sottolineato il ministro del Lavoro – che interviene sul tema della maternità e della qualificazione del rapporto di lavoro in caso di maternità. Su questo tema abbiamo fatto un lavoro molto accurato».
«In Italia da tempo è diventato normale assumere con tutte le tipologie contrattuali escluso il tempo indeterminato: la nostra scommessa è rovesciare questo ragionamento», ha affermato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al termine del Cdm a proposito del Jobs act. «La prima opzione per chi intende assumere deve essere quella del tempo indeterminato», ha aggiunto. Poletti ha quindi sottolineato che l’esecutivo ha «scelto di mantenere inalterato il testo del decreto sul contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Non lo abbiamo modificato.
La motivazione per il rinvio dei Dlgs attuativi della delega sulla riforma fiscale, non esaminati oggi dal Consiglio dei ministri, è l’assenza del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, impegnato nell’Eurogruppo sulla Grecia. Ma, sottolinea Renzi in conferenza “Non è una scusa”. “Molte norme – ha sottolineato – sono pronte, il rinvio è solo per l’assenza di Padoan.
Il ddl concorrenza “incontrerà in Parlamento le resistenze delle lobby e noi le sfideremo. Stavo per dire le montagne russe ma non lo dirò mai”, ha riferito il premier sul disegno di legge sulle liberalizzazioni
“Oggi avevamo bisogno che Pier Carlo Padoan fosse a Bruxelles per arrivare ad una intesa, ad un punto di accordo”, ha detto Matteo Renzi in conferenza stampa. “Il principio ‘riforme in cambio di tempo’ è giusto, è necessario che la Grecia faccia le riforme, è fondamentale che gli impegni siglati siano nelle forme e all’interno delle regole previste dalla nostra comunità”, ha aggiunto Renzi: “Padoan è lì ed è lì per dare una mano, è l’argomento dei colloqui di questi giorni con Merkel, Tsipras e Hollande”.
Eliminazione componente del lavoro dall’Irap, modifica del sistema tutele crescenti per indeterminato, commenta il premier aggiungendo che “i licenziamenti collettivi rimangono nello stesso dettatto con il quale sono usciti dal cdm. Questi dl si occupano poco di licenziamenti collettivi e molto di assunzioni collettive. Io credo che l’Italia stia ripartendo. Questi decreti servono a fare le assunzioni collettive, non i licenziamenti”.
‘Ora o mai più. Davvero questa è #lavoltabuona‘ @matteorenzi #JobsAct
— Francesco Nicodemo (@fnicodemo) 20 Febbraio 2015
“Agli imprenditori voglio dire che assumere in Italia non è conveniente abbiamo fatto una riduzione delle tasse. Da oggi il lavoro presenta più flessibilità in entrata e più tutele in uscita. Nessuno rimane solo quando sarà licenziato”, ha sottolineato Renzi.
Il Consiglio dei ministri ha approvato definitivamente il decreto attuativo del Jobs act sul contratto a tutele crescenti. Nel provvedimento che modifica l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sono compresi anche i licenziamenti collettivi (non sono state quindi ascoltate le richieste delle Commissioni lavoro di Camera e Senato). “Per la prima volta c’è una generazione che vede la politica che fa la guerra al precariato non ai precari”, dichiara Matteo Renzi in vconferenza stampa.
Gli ultimi nodi sono stati sciolti nel Consiglio dei ministri iniziato alle 12. C’è attesa per il via libera definitivo del Jobs Act, con l’approvazione dei decreti attuativi della riforma del lavoro. «Oggi è il giorno atteso da anni. Il Jobs Act rottama i cococo cocopro vari e scrosta le rendite di posizione dei soliti noti», ha rivendicato via twitter il premier Matteo Renzi.
Oggi è il giorno atteso da anni. Il #JobsAct rottama i cococo cocopro vari e scrosta le rendite di posizione dei soliti noti #lavoltabuona
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 20 Febbraio 2015
Quando manca qualche minuto alle 5, affermano le agenzie, il governo termina l’esame del Ddl Concorrenza e passa all’esame dei decreti attuativi del Jobs Act. Secondo fonti interne citate da agenzie di stampa, i decreti legislativi «non hanno subito modifiche sostanziali» nel corso del Cdm. Dovrebbe essere mantenuta quindi la norma sul demansionamento (“anche se dovrebbe essere più correttamente definito rimansionamento”, dice alle agenzie una fonte di Palazzo Chigi); allo stesso modo come non dovrebbero essere state apportate modifiche sui licenziamenti collettivi, oggetto di divisioni all’interno della maggioranza: “La norma uscirà come è entrata”, continuano dai palazzi del governo. In pratica, il governo non avrebbe accolto il parere delle commissioni Lavoro. Si darà quindi vita al nuovo contratto a tutele crescenti (già oggetto di due decreti approvati prima di Natale, poi esaminati anche dalle commissioni competenti), alla riforma dell’articolo 18 a quella degli ammortizzatori sociali. Ma si attende anche il decreto sulla ricollocazione dei lavoratori disoccupati e quello sul riordino delle tipologie contrattuali.
Se il Jobs Act aveva incassato giovedì gli apprezzamenti dell’Ocse, in Italia restano critici i sindacati: «L’unico risultato sarà quello di aver liberalizzato i licenziamenti, di aver deciso che il rapporto di lavoro invece di essere stabilizzato sia frutto di una monetizzazione crescente», è tornata ad attaccare la segretaria Cgil Susanna Camusso. Simile il commento del segretario Fiom Maurizio Landini: «La riforma non migliora le condizioni di chi ha bisogno di lavorare». Al tavolo del Consiglio dei ministri ci sarà spazio anche per il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza. Al contrario, le norme sul catasto, compliance, fatturazione elettronica e fisco internazionale sono rinviate al prossimo Consiglio, così come il decreto di riordino dei giochi.
Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse e diventato nel corso degli anni un riferimento ideologico per i sostenitori della liberalizzazione del mercato del lavoro, “non ha mai pensato di riunificare tutte le tipologie contrattuali in un unico contratto a tempo indeterminato”, pur con tutele “meno pressanti” di quelle della reintegra obbligatoria; i decreti attuativi del Jobs Act, afferma dunque Renato Brunetta di Forza Italia, vanno a stravolgere l’impianto del mercato del lavoro italiano.