La bufala di WhatsApp a pagamento

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... E del logo che cambia colore. Solo l'ennesima catena di Sant'Antonio

Hoax Slayer pubblica un dettagliato report su una bufala che sta tornando a circolare su WhatsApp, e che vedrebbe la popolarissima applicazione per smartphone dedicata all’instant messaging pronta a diventare a pagamento a meno di non inoltrare il messaggio di «avviso» ad almeno altre dieci persone, per dimostrare di essere «utenti fedeli».



WHATSAPP A PAGAMENTO? L’ENNESIMA BUFALA – Niente di più falso. Come scrive senza mezzi termini Hoax Slayer, il messaggio che sta circolando è soltanto una bufala: WhatsApp non diventerà a pagamento. La compagnia continuerà a chiedere una tariffa di 99 centesimi di dollaro all’anno dopo i primi dodici mesi di utilizzo, ma non ha nessuna intenzione di far pagare i propri utenti per ogni singolo messaggio inviato. Inoltrare il «messaggio di avviso» non servirà ad altro che a far perdere un po’ di tempo a chi lo invia e a chi lo riceve.



LA BUFALA DEL LOGO CHE DIVENTA BLU – Purtroppo, la «catena» sembra aver preso piede, e non è raro che potreste ricevere un simile messaggio:

Sabato mattina WhatsApp diventerà a pagamento. Se hai almeno dieci contatti mandagli questo messaggio. In questo modo sapranno che sei un utente fedele: il logo della tua app diventerà blu, e l’app resterà gratuita. Altrimenti, WhatsApp costerà 1 centesimo di euro a messaggio. manda questo messaggio a dieci persone: il logo diventerà blu, in caso contrario WhatsApp attiverà il pagamento.



Il messaggio circola in diverse varianti, in cui si dice che il logo dell’applicazione diventerà da verde a rosso (invece che blu) o che WhatsApp «è diventato troppo pieno» per funzionare, e che coloro che sono interessati a mantenere attivo il proprio account devono inoltrare lo stesso messaggio a un certo numero di contatti.

INUTILE CATENA DI SANT’ANTONIO – WhatsApp ha smentito la bufala con un comunicato sul proprio sito web e Hoax Slayer ricorda come questo genere di «allarme» fosse scattato in passato anche per altri servizi molto popolari come Facebook, MSN e Hotmail: anche in questo caso si chiedeva agli utenti di «provare» la propria attività inoltrando un messaggio a mo’ di catena di Sant’Antonio. Ma, come conclude Hoax Slayer «Questi servizi sanno già quanto sei attivo. E anche se decidessero di imporre una tassa agli utenti meno attivi di certo non chiederanno ai propri clienti di provare il proprio livello di attività passando un inutile messaggio».