La bufala del ritorno della Fini-Giovanardi sulla droga

Categorie: Italia

Il tentativo di Lorenzin e del NCD di ripristinare tutto com'era prima della sentenza è andato fortunatamente a vuoto

Beatrice Lorenzin e il NCD hanno preso una tranvata in Consiglio dei Ministri, dove il ministro ha presentato una proposta di revisione delle tabelle sugli stupefacenti e da dove invece ne è uscita un’altra.



LE NUOVE TABELLE – Il ministro della sanità Lorenzin non aveva fatto mistero delle sue intenzioni, tanto che aveva diffuso una schema del decreto prima del CDM. Bozza nella quale era scritto a chiare lettere che il governo ripristinava la situazione antecedente alla sentenza della Consulta, in pratica riproponendo le tabelle della Fini-Giovanardi: «CONSIDERATO che la citata pronuncia di incostituzionalità è fondata sul ravvisato vizio procedurale dovuto all’assenza dell’omogeneità e de l necessario legame logico-giuridico tra le originarie disposizioni del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 272, e quelle introdotte dalla legge di conversione 21 febbraio 2006, n. 49, in carenza dei presupposti di cui all’articolo 77, secondo comma, della Costituzione, e non già sulla illegittimità sostanziale delle norme oggetto della pronuncia»;

ART. 14



…a) nella tabella I sono indicati:

1) l’oppio e i materiali da cui possono essere ottenute le sostanze oppiacee naturali, estraibili dal papavero sonnifero; gli alcaloidi ad azione narcotico-analgesica da esso estraibili; le sostanze ottenute per trasformazione chimica di quelle prima indicate; le sostanze ottenibili per sintesi che siano riconducibili,per struttura chimica o per effetti, aquelle oppiacee precedentemente indicate; eventuali intermedi per la loro sintesi;



2) le foglie di coca e gli alcaloidi ad azione eccitante sul sistema nervoso centrale da questeestraibili; le sostanze ad azione analoga ottenute per trasformazione chimica degli alcaloidi sopra indicati oppure per sintesi;

3) le sostanze di tipo amfetaminico ad azione eccitante sul sistema nervoso centrale;

4) ogni altra sostanza che produca effetti sul sistema nervoso centrale ed abbia capacità di determinare dipendenza fisica o psichica dello stesso ordine o di ordine superiore a quelle precedentemente indicate;

5) gli indolici, siano essi derivati triptaminici che lisergici, e i derivati feniletilamminici, che abbiano effetti allucinogeni o che po ssano provocare distorsioni sensoriali;

6) la cannabis indica e i prodotti da essa ottenuti;

7) i tetraidrocannabinoli, i loro analoghi naturali, le sostanze ottenute per sintesi o semisintesi che siano ad essi riconducibili per struttura chimica o per effetto farmaco-tossicologico;

8) ogni altra pianta i cui princìpi attivi possono provocare allucinazioni o gravi distorsioni sensoriali e tutte le sostanze ottenute per estrazione o per sintesi chimica che provocano la stessa tipologia di effetti a carico del sistema nervoso centrale

 

FINE DELLA FINI-GIOVANARDI – Che non è altro che la tabella della Craxi-Jervolino-Vassalli riportata in auge dalla Consulta e ricopiata diligentemente (copincollata identica), se non che al punto 6 c’è la cannabis, che invece in origine era in tabella II:

5) gli indolici, siano essi derivati triptaminici che lisergici, e i derivati feniletilamminici, che abbiano effetti allucinogeni o che possano provocare distorsioni sensoriali;
6) i tetraidrocannabinoli e i loro analoghi;
7) ogni altra sostanza naturale o sintetica che possa provocare allucinazioni o gravi distorsioni sensoriali;
8) le preparazioni contenenti le sostanze di cui alla presente lettera;
b) nella tabella II devono essere indicate:
1) la cannabis indica, i prodotti da essa ottenuti, le sostanze ottenibili per sintesi o semisintesi che siano ad essi riconducibili per struttura chimica o per effetto farmacologico, ad eccezione di quelle previste nel numero 6) della tabella I (6/cost);
2) le preparazioni contenenti le sostanze di cui al numero 1) (6/cost);

E INVECE – Testo al quale dovrebbe assomigliare il decreto effettivamente licenziato dal CDM, che ancora s’attende nella sua forma originale. Lorenzin in conferenza stampa ha negato ogni contrasto in Consiglio dei Ministri, ma è chiarissima la differenza tra la sua proposta e quella poi licenziata e verte tutta sul posizionamento della cannabis, posizionamento che incide direttamente sul trattamento dei consumatori e sulla loro punibilità. Forse per questo Lorenzin in conferenza stampa ha insistito ripetutamente che «il provvedimento interviene sugli aspetti amministrativi e non penali» a deflettere la responsabilità per una scelta che è invece profondamente politica e che rappresenta la prima sconfessione da parte di un governo dell’impianto dell’infame Fini-Giovanardi. Al basso profilo di Lorenzin ha corrisposto eguale atteggiamento da parte del PD, che non è sembrato particolarmente interessato a sottolineare l’intervento o a far notare di aver bloccato il tentativo di riportare in vita il suo aspetto più controverso, l’equiparazione tra droghe leggere e pesanti, frutto ormai puteolente di un accanimento repressivo giustificato solo dalla cieca furia ideologica dei Giovanardi e dalle falsità con le quali hanno sostenuto questa linea.

Abbiamo ripristinato le tabelle sugli stupefacenti. Ma solo dal punto di vista amministrativo. Sugli aspetti penali ulteriore approfondimento del Governo e del Parlamento. Il provvedimento interviene sugli aspetti amministrativi e non penali. Quindi sulla parte della sentenza della Corte Costituzionale che ha creato, da un punto di vista amministrativo, con la caducazione di tutte le tabelle, un vuoto normativo che ha prodotto un’emergenza. Motivo per il quale siamo dovuti intervenire con un atto d’urgenza per poter ripristinare alcune tabelle. Per questo ha aggiunto ci tengo in modo particolare a definire che siamo intervenuti per ripristinare le tabelle da un punto di vista amministrativo. Non soltanto per la questione degli stupefacenti ma anche per la questione dei farmaci. Infatti si era creata una situazione di vacatio per cui, per esempio, si creavano delle particolari complessità nella prescrizione di farmaci relativi alla terapia del dolore. Ma anche per quanto riguarda le terapie sostitutive dei farmaci così come per i trattamenti per alcune patologie particolari che necessitano di sostanze che nel tempo sono stata autorizzate. Per ciò che concerne le disposizioni penali rinviamo ai 60gg della fase di attuazione del decreto, ad un approfondimento che verrà affrontato sia in sede interministeriale che in sede parlamentare. Quindi chiarisco, visto che c’è stata un po’ di confusione su questo termine: non incidiamo sulla parte penale dopo la sentenza della corte, lo rinviamo ad un ulteriore approfondimento che avverrà nei tempi congrui anche perché è una questione delicata che necessita approfondimenti”.

Il Consiglio dei ministri è durato 45 minuti. Il tema politico, estremamente sensibile, lo abbiamo rimesso al Parlamento perché la sentenza ha fatto cadere tutta l’impalcatura. Come ministro della Salute non posso dire altro che drogarsi fa male”. Ci sarà il tempo per approfondire. E comunque le tabelle della Fini-Giovanardi non sono state ripristinate. Sono state rimodulate tenendo conto della sentenza costituzionale”.

REPRESSIONE IN RITIRATA – Sembra quindi che discussione ci sia stata e che a farne le spese sia stato il testo di Lorenzin, anche se la forma scelta dal governo ha sollevato un’obiezione di Giorgio Bignami, presidente di Forum Droghe, che ha fatto notare come essendo essendo «un atto amministrativo avrebbe dovuto da compiersi mediante Decreto ministeriale, secondo le linee stabilite in legge, e non materia di nuova legge. Un problema che lo mette a rischio di ricorsi esattamente come quello che ha affondato la Fini-Giovanardi. Il Forum poi critica anche la scelta di rimandare ad un altro decreto la definizione e distribuzione delle pene, che non è urgente e che dovrebbe passare almeno per una discussione parlamentare. Lo stesso Ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe e il crimine (UNODC) la settimana scorsa ha suggerito di depenalizzare il consumo di droghe leggere, e di adottare pene alternative per il recupero e questo cambiamento di rotta, epocale, è emerso anche tra le pieghe della  conferenza di Vienna  «La depenalizzazione del consumo di droga può essere un modo efficace per decongestionare le carceri  redistribuire le risorse in modo da assegnarle alle cure e facilitare la riabilitazione». I consumatori fermati dalle forze di polizia andranno considerati come pazienti da recuperare e non più delinquenti, secondo l’UNODC il problema del consumo di droga non deve essere affrontato dal punto di vista penale, ma con l’obiettivo di rieducare e prevenire attraverso una decisa azione culturale.

LEGGI ANCHE: Cosa succede dopo la bocciatura della Fini-Giovanardi

IL MONDO VERSO LA DEPENALIZZAZIONE DEL CONSUMO – In sintonia quindi anche la dichiarazione finale al termine dell’incontro della commissione di Vienna, il Draft Joint Ministerial Statement of the 2014 high-level review by the Commission on Narcotic Drugs of the implementation by Member States of the Political Declaration and Plan of Action on International Cooperation towards an Integrated and Balanced Strategy to Counter the World Drug Problem riconosce il fallimento delle politiche seguite negli ultimi 15 anni e sposa l’approccio fondato su depenalizzazione, riduzione del danno e assistenza medica ai consumatori. Una svolta epocale, che ha avuto molto meno risonanza dei periodici proclami di guerra alla droga che ci hanno ammorbato negli ultimi decenni. Difficile quindi che le pulsioni repressive di NCD e compagnia possano trovare sfogo e non solo perché il governo sia interessato a svuotare le carceri senza ricorrere all’amnistia come ha ventilato qualcuno.

MANCA UNA DISCUSSIONE PUBBLICA – Per quello che c’interessa più da vicino, in attesa di vedere le nuove tabelle nero su bianco, dovremmo quindi essere ritornati alla normativa prevista dalla Craxi-Iervolino-Vassalli. C’è poi da dire che la pubblicazione di nuove tabelle non sana la nullità di quelle precedenti sancita dalla Consulta, il che significa che qualsiasi rimaneggiamento di tabelle e sanzioni potrà mai far tornare a valere la Fini-Giovanardi per chi, ai suoi sensi, è già stato condannato o incriminato, in questo senso il timore per l’affollamento delle carceri, imputato al ministro della Giustizia Orlando, non può quindi avere per oggetto la sorte di quelli che potrebbero uscire grazie alla sentenza della Consulta, ma semmai il destino dei futuri incriminati e il timore che le prigioni continuino a riempirsi di consumatori di droghe leggere, esattamente come accadeva ai tempi della Craxi-Iervolino-Vassalli e com’è accaduto in misura ancora maggiore dopo le modifiche introdotte dalla Fini-Giovanardi. Il governo, da quello che ha detto Lorenzin, si è dato 60 giorni per definire un nuovo decreto che dovrebbe ridisegnare la legge sulla droga e sarebbe bene che questo tempo fosse impegnato da un dibattito pubblico del quale per ora non si vede traccia e che difficilmente ci sarà, perché evidenzierebbe la contrapposizione su questione di principio all’interno della compagine governativa, nella quale a lume di memoria le posizioni sul tema divergono di parecchio.