La guerra dei taxi a Milano

Categorie: Italia

I tassisti sono sul piede di guerra contro il Comune colpevole di non fare abbastanza per arginare Uber, il servizio a chiamata di vetture Ncc accusato di concorrenza sleale e per aver incentivato il car sharing che rischia di portare via altre quote di mercato specie nei percorsi brevi

I tassisti milanesi contro la giunta Pisapia. Si può riassumere così la lotta tra i guidatori delle auto bianche che ieri si sono astenuti dal lavoro (e c’è chi ha parlato di sciopero selvaggio) con picchetto davanti alla Stazione Centrale per protestare contro le novità arrivate a Milano targate Uber e car sharing che rischiano di mettere in pericolo il loro futuro.



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COS’È UBER – Il problema è semplice. Lo scorso anno è sbarcata in città Uber, un’azienda privata che fornisce un servizio taxi che potremmo definire «di prossimità». Attraverso l’uso di una particolare app il cliente può rivolgersi alla centrale operativa per chiedere una vettura Ncc (noleggio con conducente) che lo porterà alla destinazione prevista. Inoltre viene concordato un prezzo prima della corsa che generalmente supera del 20 per cento circa quello dei taxi. L’auto, una vettura appartenente ad una categoria superiore come ad esempio un’Audi A6, garantisce comfort maggiori rispetto a quanto non avverrebbe con un Taxi. Inoltre via e-mail arriva la ricevuta con la cifra pagata attraverso la carta di credito lasciata al momento dell’iscrizione.

IL LAMENTO DEI TASSISTI – Un meccanismo osteggiato dalle associazioni dei tassisti che lamentano come l’azienda (chiamata da loro r-uber) non rispetti in realtà quanto previsto dalla legge 21/92 che regolamenta l’attività dei servizi Noleggio con Conducente, Ncc, obbligati a partire dalle proprie rimesse in caso di chiamata di un cliente e di tornare al punto di partenza una volta esaurito il proprio servizio. Un meccanismo chiaro ma che talvolta viene disatteso, come testimoniato dai tassisti che affollano la pagina Facebook Uber No Thanks dove si uniscono nelle discussioni taxisti ed autisti Ncc definiti «regolari» in quanto operanti secondo le regole che nel 1992 posero delle differenze chiare tra quelle che dovevano essere le competenze delle auto pubbliche e quelle dei servizi Noleggio con Conducente.



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IL PROVVEDIMENTO DEL COMUNE DI MILANO – Il problema è che come lamentavano mesi fa i taxisti, si prefigura una concorrenza non autorizzata dalla legge, con le vetture NCC che stazionano in strada in attesa di una chiamata o che operano al di fuori del comune di assegnazione, un problema che nei mesi scorsi aveva creato disordini all’aeroporto di Fiumicino, con i tassisti locali che avevano denunciato la presenza di autisti NCC con licenza calabrese. Un problema sicuramente sentito anche a Milano, visto che l’assessore alla mobilità Pierfrancesco Maran il 29 luglio 2013 emetteva una determina dirigenziale, la numero 209/2013, con la quale richiamandosi alla legge 21/92, ricordava la differenze tra il servizio di auto pubbliche e l’offerta nei confronti di un’utenza specifica che si reca presso la sede del vettore chiedendo un’auto con conducente.

I DIVIETI – Inoltre veniva confermata la differenza tra il ruolo del tassametro e l’accordo preventivo sulla tariffa tra utente e titolare del servizio e veniva sottolineato come con l’avvento della tecnologia e delle app fosse possibile prenotare una vettura in strada senza recarsi direttamente in rimessa, con la macchina in questione che poteva anche trovarsi in strada al momento della chiamata. Per questo il Comune con la sua determina aveva posto dei paletti che confermano quanto espresso dalla legge 21/92 in tema di reperibilità delle auto, della necessità che le vetture NCC siano di Milano e che gli organismi costitutivi della gestione associata dell’attività abbiano sede a loro volta a Milano e che non possono gestire vetture con un’altra autorizzazione garantendo una tariffa concordata preventivamente e non sottoposta a controllo del tassametro.



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LA RIVOLUZIONE DEL TAR – La determina si rese necessaria perché la Polizia Locale, incentivata ad aumentare i controlli, ritirò nove carte di circolazione ad altrettanti autisti che non avevano titolo di operare a Milano, con l’obiettivo di preservare le due categorie evitando sovrapposizioni. Abbiamo usato finora il tempo passato parlando della delibera perché questa ormai non esiste più. Come ricorda l’Anitrav, associazione nazionale impresa trasporto viaggiatori, il documento è stato bocciato dal Tar Lombardia in data 11 ottobre 2013. Taxistory ha pubblicato la motivazione del tribunale amministrativo regionale sottolineando come il Comune di Milano non si sia costituito in giudizio di fronte al ricorso presentato dall’Anitrav. Morale, nessuno a Palazzo Marino ha pensato di difendere la propria posizione.

LA QUESTIONE DELLE LICENZE – Secondo i giudici regionali i ricorrenti contro questo documento hanno avuto ragione nel denunciare la costituzione di compartimenti territoriali, in contrasto con la Costituzione ed il diritto comunitario, richiamando inoltre la comunicazione AS683 dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato al Parlamento che il 27 aprile 2010 attaccava la decisione del Parlamento che il 31 marzo 2010 limitava con apposita legge l’attività delle vetture NCC al di fuori del proprio comune di competenza. Dato che una sentenza della Corte Costituzionale, la 363 del 6.11.1998 aveva definito la limitazione territoriale dubbia sul piano costituzionale e comunitario, appare illegittimo il divieto di operare a Milano di una vettura con licenza di un altro comune e che pare

 priva di ragionevole giustificazione la possibilità che, in difetto di associazione fra diversi vettori, strutture diverse da quelle indicate nell’impugnato provvedimento possano ricevere chiamate e diramarle a conducenti non titolari di autorizzazione da parte del Comune di Milano

Inoltre tale divieto, continua il Tar, appare irrazionale alla luce del progresso tecnologico l’obbligo di tornare in rimessa nonostante si sia ricevuta sul web una nuova richiesta mentre è in strada, fermo restando, concludono i giudici, il divieto di stazionamento sulle aree pubbliche.

IL COMUNE NON SI È COSTITUITO – Ed allora? Una vittoria per Uber e per i servizi di Ncc con prenotazione in internet. Fermo restando l’obbligo di non sostare in aree pubbliche, niente vieta all’autista di recarsi da un altro cliente mentre torna a casa così come niente può impedire ad un titolare di una licenza di un comune limitrofo di operare a Milano. Una bella mazzata, per così dire, nei confronti del Comune che non si è neanche presentato. Francesco Artusa, presidente Fai – Trasporto Persone, lo scorso 17 dicembre ha dichiarato attraverso Milanopost che il Comune avrebbe dovuto prendersi le proprie responsabilità denunciando come Uber operi in regime di concorrenza sleale anche con le società di Ncc che non operano insieme a loro, chiedendo d’imporre così come avvenuto in Francia un limite minimo di attesa di 15 minuti.

(Photocredit Facebook Uber No Thanks)

LA RISPOSTA DI UBER – Tuttavia, ed è questo l’attacco all’assessore Maran, «l’Assessore persevera nel discutere un problema degli NCC con la concorrenza tassista e alcune voci autorevoli vorrebbero che l’ultimo colpo di genio sia quello di applicare a Milano una legge ancor più restrittiva per gli NCC più volte sospesa nella sua efficacia da svariati Governi e oggetto di procedimento presso la Corte Europea di Lussemburgo. In conclusione, maldestre appaiono le giustificazioni o il tentativo di scaricare al Tar le responsabilità di quanto sta accadendo. Il tutto appare figlio di una vecchia politica cerchiobottista che nel tentativo di accontentare tutti non accontenta nessuno e non prende le scelte che è chiamata a prendere». In tutto questo Uber lo scorso 16 dicembre ha pubblicato sul suo sito una lettera nella quale risponde alle critiche e gli attacchi contrapponendo l’entusiasmo degli utenti con l’odio dei tassisti.

UN SERVIZIO RICHIESTO – «Abbiamo appena avuto la nostra settimana più movimentata -spiega Uber- e anche sta mattina abbiamo avuto un picco di richieste dovute allo sciopero dei mezzi. Questo è un chiaro esempio del fatto che stiamo colmando un forte bisogno dei cittadini. In maniera ancora più importante stiamo cambiando il lavoro di centinaia di piccoli imprenditori NCC che ora vedono la possibilità di riempire le ore vuote, creando un flusso più prevedibile e puntualmente pagato alla fine della settimana. Questo gli permette non solo di garantire alle loro famiglie una miglior qualità della vita, ma anche di crescere, assumere e creare un nuovo ecosistema che porta beneficio all’economia del paese».

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LO SCONTRO TRA CATEGORIE – Uber ha poi denunciato episodi di violenza che hanno visto tassisti che hanno danneggiato a sprangate auto afferenti al servizio di Ncc. Un metodo che trova conferma sulla pagina Facebook Uber No Thanks dove un tassista ha avuto un diverbio con un autista Ncc fuori dalla discoteca Byblos. Uno scontro sfociato subito in parole grosse con l’autista che ha fatto capire che non era un r-Uberino ma un «regolare». Ma ci sono testimonianze di altri autisti che hanno regolato la questione a testate. Senza virgolette. Segno di una crescita esponenziale del livello dello scontro che si è risolta nello sciopero spontaneo di mercoledì, caratterizzato peraltro dalla presenza di tassisti che hanno cercato di bloccare l’attività degli altri che invece lavoravano.

PARLA LA POLITICA – Una situazione senza dubbio difficile e cavalcata dalla politica, con l’opposizione di centrodestra, nella persona di Riccardo De Corato, che sostiene come i tassisti siano esasperati dalla giunta arancione, colore della campagna elettorale di Pisapia, Pietro Bussolati, segretario locale del Pd, ritiene invece che i tassisti non devono più essere arroccati alle posizioni del passato che sanno di rendita e corporativismo: «I nuovi sistemi tecnologici permettono lo svilupparsi di attività come quella di Uber e devono servire da stimolo per la categoria dei taxi di ripensare il servizio per gli utenti migliorandolo e rendendolo sempre più accessibile; non è pensabile che le singole città regolamentino o cerchino di normare un fenomeno che addirittura sovrasta i confini nazionali, ed è una sfida che si sta affrontando in tutto il mondo, tant’è che le stesse scene di oggi a Milano si sono ripetute in città come New York e Parigi».

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IL NODO DELLO SCIOPERO – Si perché anche in quelle città ci sono state manifestazioni contro Uber ed il servizio di Noleggio con conducente a chiamata. Gli scioperanti sono stati ricevuti a Palazzo Marino ottenendo maggiori controlli per limitare l’esercizio abusivo e la promessa di una nuova norma giuridicamente stabile che soddisfi tutte le esigenze, anche se ci si chiede a quale titolo ieri sia avvenuto l’incontro visto che l’Unione degli artigiani ha preso le distanze dalla protesta confermando le proteste programmate con il presidio il 10 febbraio in piazza della Scala ed il 20 con lo sciopero autorizzato. Ma Uber non è l’unico problema che preoccupa i tassisti milanesi. La Giunta viene accusata anche di aver favorito la diffusione del car-sharing a tempo creando un ulteriore danno economico al settore.

LO SCONTRO CON IL CAR SHARING – A Milano esistono sei servizi di car sharing attivi a benzina, E-Vai, Guidami, Car2go, Enjoy ed i prossimi di Volkswagen e Bmw, più un altro servizio elettrico, Eq Sharing, per un totale di circa 2000 vetture su un territorio comunque piccolo e caratterizzato al momento dalla presenza di quattro linee metropolitane ed un passante ferroviario. La categoria è contraria perché in questo modo i clienti possono prendere un’auto parcheggiata e percorrere brevi distanze contando su una tariffazione conveniente, come i 25 centesimi al minuto garantiti da Enjoy, il servizio di Eni, Fiat e Trenitalia. Un bel risparmio specie se consideriamo la tariffa media di un taxi che per brevi percorrenze può arrivare a chiedere 15 euro. Ma fin lì i tassisti potevano sopportare la situazione.

Photocredit Uber

L’INDIANO DELLA RISERVA – Le cose sono peggiorate dopo che la Giunta ha deciso di aprire alle auto in car sharing anche l’area Ztl Garibaldi, una zona del tutto nuova caratterizzata dalla presenza di uffici ed abitazioni di pregio. La prospettiva che in futuro le auto del car-sharing possano percorrere le corsie preferenziali, oggi riservate ai servizi di trasporto pubblico, spaventa ancora di più i tassisti che vedono il loro business, ma sopratutto l’investimento nelle loro licenze, in serio pericolo. Il punto è che Milano è il laboratorio di ciò che accadrà in tutta Italia. Le liberalizzazioni dei taxi sono state bloccate ed intanto tutto il mondo intorno alle auto di servizio pubblico è cambiato radicalmente, con il risultato che oggi il tassista, come riportato da Taxistory, fa la parte dell’indiano.

IN ATTESA DEL FUTURO – E con l’aumento della concorrenza e l’erosione continua del mercato, i tassisti si chiedono come potranno un giorno garantirsi più di dieci corse per mantenere la propria famiglia. Obiezione peraltro usata anche da Uber che afferma di creare forza lavoro e di voler continuare ad investire, accusando allo stesso tempo i tassisti colpevoli di non voler innovarsi lasciando parlare la violenza. Una situazione senza uscita dalla quale in Comune non sa come cavarsi d’impaccio. Intanto il tempo passa e forse solo il presidio organizzato del prossimo 10 febbraio potrà dare un’idea di quello che è lo stato d’agitazione dell’intero settore. (Photocredit Lapresse / Facebook Uber no thanks / Uber / Stradafacendo.Tgcom24.it)