La guerra tra Adriano Celentano e Oscar Farinetti
21/03/2014 di Alberto Sofia
Il Teatro Smeraldo? «Se gli stava così a cuore poteva prenderlo lui. Adriano Celentano mi odia, ma non so il motivo». Dalle pagine del Fatto Quotidiano, il patron di Eataly Oscar Farinetti ha replicato all’attacco del cantante, che lo aveva apostrofato come un «un nemico dell’arte e della cultura». Il “Molleggiato”, già critico in passato nei confronti dell’imprenditore, non aveva apprezzato la scelta di Farinetti di piazzare il suo Eataly all’interno di uno dei simboli della cultura milanese. Tanto da criticare il dirigente d’azienda, accusandolo con toni forti: «La tua cultura, caro Farinetti, è solo una facciata per riempire le tue tasche. Era giusto rilevare lo Smeraldo ma non per umiliarlo con due salsicce arrosolate sul cemento come hai fatto tu, ma per ristrutturalo e valorizzare la sua immagine storica», aveva scritto il cantante, sempre sulle pagine del quotidiano diretto da Antonio Padellaro.
LO SCONTRO TRA ADRIANO CELENTANO E OSCAR FARINETTI – Il cantante, nel suo articolo polemico, si era scagliato contro il Tar del Veneto, che aveva bocciato i limiti per l’ingresso delle Grandi Navi nella Laguna di Venezia introdotti dalla Capitaneria di Porto dopo il decreto di Palazzo Chigi del 5 novembre 2013: «Il miserabile Tar del Veneto ha deciso che più le maxi navi sono pesanti meglio è», aveva spiegato Celentano. Per poi prendersela anche con Farinetti, dopo l’apertura del nuovo store all’ex Teatro Smeraldo a Milano. Celentano aveva dipinto come “falsa” la filosofia di Farinetti. Aveva scritto:
«Ma dietro la lista dei nemici dell’ARTE e della CULTURA si nasconde purtroppo una sottolista che è molto più pericolosa di quella apparente, con tanto di nome e di sfrontata visibilità in ogni talk show, come questo Oscar Farinetti, che appena può rincorre la luce dei riflettori per sprecarsi in parole ipocrite come: “cose semplici che vengono dalla campagna e di mangiare sano” poiché mangiare sano, ci dice il centro commerciale del suo cervello, “è alla base della cultura”. Ma la tua cultura, caro Farinetti, è solo una facciata per riempire le tue tasche. Se veramente ci tenessi alla cultura e conoscessi il significato di questa parola così importante, dico che era giusto rilevare lo Smeraldo, ma non per umiliarlo con due salsicce arrosolate sul cemento come hai fatto tu, ma per ristrutturarlo e valorizzare invece la sua immagine storica, che di riflesso se ne sarebbe avvantaggiata anche la tua di immagine, se non altro per mascherare i tuoi veri istinti, che di certo non appartengono a un pensiero culturale».
LA REPLICA DI FARINETTI – Un affondo pesante, al quale lo stesso Farinetti ha replicato, sempre sulle pagine del Fatto, intervistato da Stefano Caselli. L’imprenditore ha ostentato indifferenza di fronte alle critiche, spiegando di non aver nemmeno letto l’articolo e di esserne venuto a conoscenza soltanto perché a parlargliene era stata la figlia: «Celentano mi odia, ma io non so perché…Anche lui, evidentemente, è affetto dal più grande male di questo paese: criticare, criticare sempre», ha replicato Farinetti.
Secondo Farinetti, se il cantante era così interessato al destino del Teatro Smeraldo poteva decidere a sua volta di farsi avanti: «Se gli stava così a cuore il Teatro Smeraldo poteva rilevarlo lui. Sono convinto che avrebbe avuto le risorse e le capacità per farlo. Oltretutto credo che Gian Longoni glielo avrebbe dato molto volentieri e io mi sarei immediatamente fatto da parte. Avrei fatto Eataly in un altro posto, immediatamente. Con la stima che ho di lui, figuriamoci se mi mettevo in mezzo». Per poi aggiungere: «L’Italia è piena di teatri che chiudono, se Celentano vuole gli fornisco direttamente io l’elenco. Sono sicuro che sarà felice di prendersene cura». Di fronte alle accuse di Celentano, che lo aveva bollato spiegando come parlasse di ricchezza e bellezza “soltanto per fare soldi”, Farinetti ha spiegato di non ritenere il suo comportamento sbagliato:
«Io cerco di guadagnare, non c’è dubbio che sono un mercante. Anche Celentano mi risulta che si faccia pagare, e bene, per quello che fa. Non ci vedo nulla di strano, anzi. In fondo lui è un fuoriclasse, ci mancherebbe. Io, lo ripeto, sono solo un mercante, non un artista. Devo fare soldi. altrimenti come li pago i miei dipendenti, come pago le tasse? Vendo salsicce? Certo, vendo salsicce. E credo di essere uno che mette sempre un pizzico di poesia accanto a quello che fa», ha spiegato.
Per poi invitare Celentano da Eataly: «Venga e cambierà idea». Celentano nel suo affondo aveva criticato di riflesso anche Vittorio Sgarbi, per la decisione del critico d’arte e politico di presentarsi all’inaugurazione: «Mi meraviglio di Sgarbi, del quale ho sempre apprezzato le sue battaglie contro la disinvolta distruzione dell’arte. Caro Victor si può anche essere amici di Farinetti, ma uno come te che ha un’idea da difendere, e la tua sembra davvero un’idea sana, non può andare all’inaugurazione per festeggiare la distruzione di uno dei maggiori teatri milanesi. Che sia stata una svista la tua?», aveva continuato Celentano. Sgarbi ha replicato spiegando di condividere il principio delle accuse del cantante sulla vicenda del teatro milanese, ma ha precisato: «Meglio una vita nuova delle cose che la loro fine». Per Sgarbi, però, la responsabilità è di chi ha dato l’autorizzazione per il cambio di destinazione d’uso dell’ex Teatro: «Oscar ha avuto culo: se fossi stato assessore non gliel’avrei mai fatto fare», ha concluso.